"Oggi a fronte di situazione di disabilità cognitive variamente acclarate l’attenzione si va rivolgendo sempre di più alle modalità di funzionamento del pensiero e allo sviluppo di quelle abilità cognitive che sembrano per qualche ragione compromesse.
Numerosi studiosi ritengono che i problemi di apprendimento non siano di fatto imputabili ad un basso QI più o meno biologicamente determinato ma piuttosto all'incapacità di mettere in atto processi che permettono di acquisire e usare nuove conoscenze.
Si parla in questo caso di "educabilità cognitiva" per indicare un processo di insegnamento-apprendimento volto all’uso di un sistema operativo di base, utilizzabile e generalizzabile in ogni contesto e campo possibile.
Per rispondere a questi bisogni si sono sviluppati differenti orientamenti di ricerca, tra i quali uno particolarmente ricco di sviluppi è quello della Pedagogia della Mediazione.
In tale contesto il concetto di mediazione assume rilevanza perché con esso si sostanzia la possibilità che un educatore (genitore, insegnante, operatore) ha nell’organizzare, prevedere ed analizzare le interazioni necessarie all'educabilità cognitiva di un soggetto. Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze e metaconoscenze. Ciò significa permettere di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di rendersi totalmente autonomo all’interno del processo di apprendimento.
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