martedì 25 ottobre 2011

Il Presidente Napolitano premia l'8° Convegno La Qualità dell'Integrazione Scolastica e Sociale

Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha voluto destinare una Medaglia all'8° Convegno Internazionale La Qualità dell'Integrazione Scolastica e Sociale, organizzato dal Centro Studi Erickson, 18 - 19 - 20 novembre 2011, Rimini, manifestando così il prorpio consenso alle finalità perseguite dall'evento.

Una bella notizia che desideriamo condividere con tutti voi.


Centro Studi Erickson
www.erickson.it
www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione

sabato 15 ottobre 2011

L'educazione cognitiva nell'infanzia.

"Per educare non basta istruire." Sigmund Freud

Per alcuni bambini la scuola non è solo un luogo di apprendimento e di socializzazione, ma è destinato ad essere il posto dove troppo spesso si scontrano con l'insuccesso e con la frustrazione che ne consegue, minando fortemente l'immagine di Sé in costruzione.
Sono giovani studenti che pur conservando un potenziale intellettivo intatto hanno difficoltà di autoregolazione e di controllo dell'impulsività, faticano a generalizzare gli apprendimenti, a cogliere relazioni, usano il linguaggio per comunicare, ma non in maniera adeguatamente strutturata, hanno difficoltà nel realizzare che il pensiero viene elaborato nella loro mente, spesso attribuiscono la ragione del loro insuccesso a fattori esterni.
Queste difficoltà spesso sono evidenziabili sin dalla scuola materna, quindi è importante l'intervento precoce. E' opportuno che il bambino impari a percepirsi come essere pensante, questa consapevolezza può essere maturata già intorno ai 4 anni di età.
Proprio con l'intento di “imparare ad imparare” e di “focalizzare l'attenzione dei bambini sui propri processi di pensiero”, al termine degli anni '80 Carl Haywood e Penelope Burns presso la Vanderbilt University (U.S.A.), hanno elaborato un Programma di Educazione Cognitiva per la prima infanzia: il Bright Start. Il programma si rivolge a bambini di età compresa tra i 3-6 anni, normodotati o con deficit cognitivi.
Il Programma di Educazione Cognitiva (PEC), vanta riferimenti di tutto rispetto: Piaget, Vygotsky e Feuerstein.
Oggi, grazie al contributo delle neuroscienze, sappiamo che l'intelligenza non è solo frutto della genetica, ma è un costrutto a cui concorrono fattori socio-culturali, ambientali e quindi è modificabile.
Haywood (fine anni '80) distingue tra intelligenza e cognizione: l'intelligenza viene definita come un'attitudine innata generalizzata e la cognizione come la risultante di processi di pensiero che devono essere appresi. Quest'ultima è modificabile mediante l'educazione e promuovendo la motivazione intrinseca: il rinforzo non deve venire dall'esterno, ma il soggetto deve sentirsi coinvolto e gratificato nello svolgere un dato compito.
Il PEC fa riferimento alla teoria degli stadi dello sviluppo dell'intelligenza di Piaget, infatti tra i 3 ed i 6 anni il bambino entra nello stadio delle operazioni concrete (classificare, includere in classi, il concetto di numero, etc.)
Notevole è l'influenza di Vygostky, che considera l'apprendimento un processo sociale che avviene in contesti dove sono presenti gli adulti; questi aiutando i bambini nell'apprendere contribuiscono a creare la zona di sviluppo potenziale, che è lo scarto tra quanto il bimbo apprende se lasciato solo davanti ad un problema e quanto invece riesce a fare se opportunamente guidato da un adulto.
Per questa ragione le caratteristiche dell'ambiente in cui il soggetto vive e impara, sono determinanti per il suoi processi di apprendimento.
Il PEC risente moltissimo dell'influenza di Feuerstein con la Teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale, che asserisce che la mente umana è plastica, che l'intelligenza è modificabile e la genetica non ha l'ultima parola. Feuerstein pone l'accento sulle funzioni cognitive (ossia i processi di pensiero sottesi agli apprendimenti) e sull'Esperienza di Apprendimento Mediato. E' importante sapere che ci sono due maniere per apprendere: dall'esposizione diretta agli stimoli ambientali o attraverso la mediazione dell'adulto che si interpone tra lo stimolo ambientale ed il bambino e tra quest'ultimo e la risposta. Nei bambini con difficoltà cognitive, con vissuti traumatici, esperienze di immigrazione o in quando i genitori sono assenti, sono necessarie numerose Esperienze di Apprendimento Mediato.
Il Programma di Educazione Cognitiva è costituito da sette Unità proposte in un dato ordine: controllo di sé, relazioni quantitative, confronti, cambiamento di ruolo, classificazione, seriazione e caratteristiche distintive. Ciascuna Unità è suddivisa in brevi lezioni della durata di circa 20 minuti che si rivolgono ad un gruppetto di 4-5 allievi e hanno una strutturazione standard. Le lezioni fanno il focus su alcune funzioni cognitive che devono essere riprese nel corso della giornata, durante le attività curricolari dell'intera classe. Non richiedono una programmazione, ma ben si adattano a qualunque contenuto, perché l'obiettivo principale è rendere il bambino cosciente di pensare, aiutarlo a scoprire le strategie necessarie per apprendere, insegnargli a porsi le giuste domande, a regolare il proprio comportamento e a generalizzare gli apprendimenti.
Edvard Henry Potthast: a family outing.

Uno dei punti di forza del Programma Bright Start è che prevede la possibilità di coinvolgere i genitori, in quanto il loro ruolo è fondamentale per l'educazione del fanciullo: con loro il piccolo trascorre molte ore, così si può creare sinergia e continuità tra la scuola e la famiglia.
Il PEC prevede un Manuale per genitori, semplice e divertente, dove sono proposte delle attività legate alle sette Unità. Il bimbo, opportunamente mediato dall'adulto, può svolgere a casa queste attività utili e divertenti.
L'inclusione dei genitori nel Programma di Educazione Cognitiva crea intorno al bambino un ambiente modificante, continuità e sistematicità, che sono “conditio sine qua non” per l'educazione o la rieducazione dei processi di pensiero.
Articolo di: Nadia Scarnecchia, applicatrice e valutatrice Metodo Feuerstein, Rivalta di Torino. 

Testimonianza di una mamma nel suo incontro con il Metodo Feuerstein

Carissimi lettori, 
condivido con tutti voi la testiomonianza di una mia carissima collega e formatrice del Metodo Feuerstein, Dr.ssa Lastella Nicoletta, mamma di Davide, un ormai ragazzo con la sindrome di Down, affinchè possa essere testimonianza di possibilità di cambiamento di fronte alla disabilità. 
Quando nasce un bambino con disabilità cognitiva, ai suoi genitori viene innanzi tutto suggerito di inserirlo in un centro riabilitativo al fine di stimolarlo adeguatamente in vista di un recupero. I genitori, solitamente, portano con assiduità i loro figli al Centro Riabilitativo, parlano con il personale della riabilitazione chiedendo consigli e, a volte, hanno il permesso di assistere al momento dell’attività riabilitativa.
Personalmente ho avuto questa opportunità e ho avuto un grande aiuto nel vedere come veniva svolta la riabilitazione sul mio bambino. Quando mio figlio Davide era molto piccolo e faceva fisioterapia all'Istituto Don Gnocchi di Milano, la neuropsichiatra mi consentiva di assistere alle sedute di fisioterapia di mio figlio. L'ottimo rapporto di amicizia e collaborazione con la terapista aveva  poi prodotto ottimi risultati: Davide, sindrome di Down, a 14 mesi faceva i primi passi da solo e sono convinta che ciò è avvenuto perché a casa ripetevo per un paio di ore durante la giornata gli esercizi di fisioterapia suggeritimi.
Durante il viaggio in Israele del '96 in cui ho portato Davide dal Prof. Reuven Feuerstein per una valutazione cognitiva ed un successivo percorso di potenziamento cognitivo, ho avuto conferma di quanto è decisivo l'intervento del genitore sul proprio bambino. La Pedagogia della Mediazione in Israele viene innanzi tutto insegnata ai genitori proprio perché Feuerstein è convinto che i primi mediatori del bambino sono i suoi genitori. Per questo c'è un' équipe all'ICELP che segue i bambini e i loro genitori, dando loro suggerimenti concreti di lavoro in casa con i propri figli per prepararli alla vita ed in particolare ad affrontare la scuola nella normalità dei percorsi di apprendimento. Ciò che ho ricevuto dopo quel viaggio mi ha talmente impressionato da decidere di diffondere quell'esperienza ad altri genitori come noi. Per questo, dopo l’esperienza dell’Associazione da me fondata “Insieme Intelligenti” per la diffusione del metodo Feuerstein, ho intrapreso una nuova strada, più incisiva e più vicina alle famiglie, fondando la Cooperativa Sociale Centro per lo Sviluppo delle Abilità Cognitive.   
Nicoletta, mamma di Davide

venerdì 14 ottobre 2011

Roma, PAS Basic Primo livello

Siamo lieti di annunciare che sono aperte le iscrizioni alla nuova edizione del

Corso di formazione al Programma di Arricchimento Strumentale livello Basic 1
del prof. Reuven Feuerstein  

Roma, 19 – 20 Novembre;  3 – 4 Dicembre; 17 -18 Dicembre  2011

Evento ECM codice 11005637 – crediti richiesti per tutte le professioni.

Qualora fosse di suo interesse, la invitiamo a compilare il modulo di iscrizione (in allegato) e a rispedircelo via fax o email (info@mediationarrca.it), entro il giorno 5 Novembre 2011.

Potrà trovare tutti i dettagli sul programma nel nostro sito www.mediationarrca.it.

La Segreteria del corso è a sua disposizione ai seguenti riferimenti:
te. 011 882089; fax 011 8812943; cell. 348 2617151; e-mail info@mediationarrca.it.

Sandra Damnotti, Mediation A.R.R.C.A.

martedì 4 ottobre 2011

Dislessia, in aula registratore e pc

MILANO -Registratori per incidere le parole dell’insegnante senza dover prendere appunti, computer col correttore automatico, calcolatrici per facilitare addizioni e sottrazioni. Sono alcuni degli strumenti didattici e tecnologici sui quali potranno contare da quest’anno tutti gli studenti che soffrono di Disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, disgrafia, discalculia. I circa 200 mila alunni con Dsa potranno anche essere dispensati da alcune prove, come per esempio quella scritta di lingua straniera, che saranno sostituite da altre equivalenti, magari svolte al pc.   
NON PIU’ SOLO CIRCOLARI – Fino all’anno scorso le misure «compensative e dispensative» erano previste solo da circolari ministeriali e adottate in modo difforme dalle scuole. Ora entrano di diritto nelle aule scolastiche, grazie alle Linee guida allegate al decreto del Ministero dell’Istruzione varato lo scorso 12 luglio, in attuazione della legge n. 170/10 sui Disturbi specifici di apprendimento . Stesse regole per gli studenti universitari con Dsa, sia per i test di ammissione che per gli esami: le prove scritte saranno sostituite da quelle orali, potranno utilizzare il computer con correttore ortografico e sintesi vocale e avranno a disposizione un tempo supplementare fino a un massimo del 30% in più rispetto ai compagni.  
FORMAZIONE DOCENTI - «I cambiamenti non saranno immediati anche perché è necessaria la formazione dei docenti - afferma Enrico Ghidoni dell’Associazione Italiana Dislessia e neurologo presso l’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia  -.  È un punto fondamentale: con la legge gli interventi saranno più capillari in ogni scuola. Il decreto prevede schede di lavoro per gli insegnanti in modo che siano in grado di “gestire” ragazzi con questo tipo di problemi. Per esempio, con l’utilizzo di una didattica flessibile e forme di verifica del profitto scolastico che tengano conto del disturbo di cui soffre lo studente». Il Ministero dell’Istruzione in collaborazione con le Università, ha già avviato la formazione dei docenti con l’obiettivo di avere un «referente per la dislessia» nelle scuole. Tra le altre novità previste dal Decreto  la nascita dei «Cts per la dislessia», dislocati sul territorio nazionale: saranno di supporto ai docenti. 
DIAGNOSI PRECOCE - Secondo la legge sui Dsa, appena si sospetti il disturbo le scuole dovranno sollecitare il ricorso a specialisti per la diagnosi di dislessia. È previsto, però, un altro decreto attuativo che dovrebbe essere varato a breve. «Spetta ai Ministeri dell’Istruzione e della Salute e dovrà dare indicazioni per mettere a punto protocolli regionali su attività di screening e individuazione precoce dei disturbi dell’apprendimento, in modo da evitare diagnosi tardive - spiega Ghidoni - .  Il decreto dovrà fare chiarezza anche sui centri che effettuano la diagnosi. La legge afferma che va fatta da strutture pubbliche ma, essendo ancora poche, nella maggioranza dei casi il disturbo è certificato da centri e medici privati. Servono quindi – conclude l’esperto - indicazioni specifiche per evitare che le scuole non accettino più la diagnosi di Dsa fatta in centri privati».
tratto da corriere.it 

Corso su "Bisogni educativi speciali e inclusione"

Carissimi 
ho il piacere di comunicarvi che per il Centro Studi Erickson terrò, a Rovereto,  un Seminario di Formazione all'interno del Progetto sui Bisogni educativi Speciali e inclusione. 
Il Seminario di Studio verterà sulla Diagnosi Funzionale e il Piano Educativo Individualizzato in ottica ICF. 
L'attività formativa verrà svolta il 16 Ottobre dalle 14.30 alle 18.30, presso Centro formazione insegnanti in Via Tartarotti 7 – Palazzo Todeschi. 
Per ulteriori informazioni riguardo a formazioni riguardo l'argomento proposto potete inviarmi una mail al seguente indirizzo: m.boninelli@unive.it 

Milano, Corso sul Programma di Arricchimento Strumentale Primo livello

Carissimi, 
vi confermo che a Garbagnate Milanese partirà il Corso sul Programma di Arricchimento Strumentale Primo livello. 
Le date di formazione sono le seguenti: 
venerdì 14/10/2011 9.00-13.00 e 14.00-18.00 Via Peloritana 89
sabato 15/10 /2011 9.00-13.00 e 14.00-18.00 Via Peloritana 89
domenica 16/10/2011 9.00-13.00 e 14-16 Via Peloritana 89
venerdì 28/10/2011 9.00-13.00 e 14.00-18.00 Via Peloritana 89
sabato 05/11/2011 9.00-13.00 e 14.00-18.00 Via Peloritana 89
domenica 06/11/2011 9.00-13.00 e 14-16 Via Peloritana 89
 sabato 19/11/2011 9.00-13.00 e 14.00-18.00 Via Peloritana 89
domenica 20/11/2011 9.00-13.00 Via Peloritana 89
14 ore personalizzate on-line con materiale strutturato supervisione e tirocinio con test sugli apprendimenti del corso

Docenti formatori: 
Dr.ssa Nicoletta Lastella
Dr.ssa M.Luisa Boninelli

Per chi volesse iscriversi al corso o avere ulteriori informazioni può inviare una mail a csdac@vodafone.it e  m.boninelli@unive.it oppure cliccare sul seguente link: http://www.sviluppocognitivo.it/argomento_PAS-CLASSIC-I-livello-metodo-Feuerstein_6-126-133-0-0-0-1-1-10-1-19.html

lunedì 3 ottobre 2011

Quanti MA.. per creare inclusione e futuro.


“Quando un bambino va a scuola, è come se fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci sono bambini che si riempiono le tasche di sassolini bianchi, e li buttano per terra, in modo da saper trovare la strada di casa anche di notte, alla luce della luna. Ma ci sono bambini che non riescono a fare provvista di sassolini e lasciano delle briciole di pane secco come traccia per tornare a casa. E' una traccia molto fragile e bastano le formiche a cancellarla: i bambini si perdono nel bosco e non sanno più tornare a casa”  (Andrea Canevaro, I bambini che si perdono nel bosco)

Il nostro bosco si chiama scuola Arcobaleno classe Giardino: non ci servono sassolini o briciole per trovare la strada, abbiamo la nostra voglia di stare insieme a prescindere da tutto e tutti. Siamo in 19 tra adulti e bambini: ognuno di noi con la propria ricchezza e le proprie difficoltà. Per alcuni è solo l’ortografia o la divisione, per altri c’è di più: la sindrome Down, le problematiche neuropsichiatriche, la disprassia, il ritardo mentale, le difficoltà di apprendimento, le difficoltà sociali, il ritardo linguistico, la paura di non farcela, di essere sbagliati, di non sapere abbastanza. MA intorno al nostro cerchio ci guardiamo e ci diciamo che ci siamo l’un per l’altro. E non resta altro da fare che darsi da fare e “agire”  per  “lavorare nell’ottica della speciale normalità” (Janes, 2006).
Gli alunni arrivati ormai in quinta, hanno potuto sperimentare nei 4 anni precedenti più linguaggi e più intelligenze nell’ottica dell’inclusione contando sulla presenza coordinata di insegnanti curricolari e di sostegno (ce ne sono state 2 fino allo scorso anno).
MA, da quest’anno le cose necessariamente saranno diverse, abbiamo perso una insegnante di sostegno (leggasi tagli dal ministero) e di conseguenza sarà più difficile fare provvista di sassolini e non perdersi nel bosco.
La presenza delle due insegnanti di sostegno che hanno sempre collaborato con gli insegnanti curricolari (che distinzione inutile!) ha permesso di coordinare gli interventi in modo tale da armonizzare il percorso didattico dei due alunni, entrambe hanno concorso allo sviluppo dello stesso in rapporto ai due bambini. Questo è stato dovuto alla necessità di ottimizzare interventi e qualità degli stessi anche in presenza (alternata) di una insegnante di sostegno su un alunno e di un’operatrice OS sull’altro. Il PEI è sempre stato condiviso a livello di team di classe e in collaborazione con le famiglie anche in previsione di un importante intervento finalizzato all’autonomia dei due alunni anche in contesti non noti. La loro presenza ha permesso non solo di individualizzare le attività, ma soprattutto di personalizzarle e di lavorare in ottica inclusiva senza perdere di vista le specificità cognitive, emotive e relazionali di entrambi e degli altri compagni di classe. MA ora?
Ora la cosa si fa difficile, una sola insegnante, seppur sempre in collaborazione con i docenti del team dovrà affrontare la giornata scolastica ponendosi una scelta di fondo: individualizzazione o personalizzazione o gruppo. Questi tre modi didattici di procedere saranno opzionali e non strumentali a far il meglio per quell’alunno. Per non parlare di quando solo un assistente OS sarà presente.
Quanto lo sguardo dell’adulto potrà tener conto delle loro esigenze didattiche?
Nella nostra classe, da sempre, la metodologie didattica per eccellenza adottata è stata quella del Cooperative Learning e nella fattispecie della metodologia della Cohen, che permette di lavorare sui diversi status degli alunni a prescindere da capacità intellettive, fisiche, sociale,… così come il peer tutoring e lo scaffolding degli alunni più esperti a quelli con minor esperienza nella certezza che ciascuno di loro ha abilità e competenze diverse da  condividere, ma per far tutto ciò sono necessarie anche risorse umane. MA si poteva contare su uno sguardo plurale e attento a tutte le specificità.
L’invito di Janes è a lavorare nella speciale normalità, MA l’accento su speciale è necessario e non va sottostimato: speciale significa anche procedere con una cura attenta, ascoltare il singolo, costruire sfruttando le sue potenzialità. MA l’ascolto a scuola non è cosa da un minuto e via, ha bisogno di tempo e di tempo costruito insieme.
Può un bambino disabile avere questo tempo da chi è impegnato ad ascoltare più diversità speciali? Può solo a condizione di lasciare qualcosa alle spalle, di prendere scorciatoie, di saltellare tra gli sguardi, … di sopravvivere: nulla di più sebbene con tutta la preparazione di questo mondo.
Insegnare (da insignare) vuol dire imprimere un segno nel cervello, educare (da educere) significa trarre fuori, allevare condurre: l’insegnante di sostegno unico deve  scegliere tra questi due modi di intendere il suo lavoro: l’uno esclude l’altro.
L’uno si concentra sul singolo, l’altro si concentra sulla persona in rapporto agli altri e al mondo. Quest’ultimo però è l’unico modo per lavorare in ottica inclusiva: non ce ne sono altri.
Il periodo della scuola dell’obbligo è uno dei periodi più importanti per questi bambini in termini non solo di autonomie personali, ma di autonomie sociali, relazionali, emozionali: uno sguardo speciale serve, non è un opzional.
Condurre ora nel modo migliore, è un guadagno per il compagno di banco di oggi così come per la società di domani.
Spesso tra  noi maestri capita di dirci guardando alcuni bambini: - Si vede che non sono abituati ad avere compagni con disabilità! Questa non vuole essere una battuta, ma solo la constatazione di come un bambino, cosiddetto normodotato, affini le sua abilità relazionali, sociali e emozionali quando vive a contatto con bambini speciali che magari quotidianamente aiuta nella ricerca di quei sassolini che  permettono al secondo di ritrovare la strada di casa.
Uno sguardo multiplo, moltiplica le possibilità di crescita dei bambini con disabilità e non; aiuta a conoscere meglio chi si ha dinanzi, a comprendere, a trovare le vie migliori per farlo diventare parte del gruppo in termini sociali e cognitivi, a scoprire le qualità nascoste o velate allo sguardo frettoloso.
Tutto ciò si può costruire solo nel rispetto delle diversità di sguardi, di approcci, di osservazioni, di analisi attenta delle esigenze del singolo: non ci sono scorciatoie che tengono!
INVESTIRE nel futuro di questi bambini è INVESTIRE nel futuro di tutti.