"Per educare non basta istruire." Sigmund Freud
Per alcuni bambini la scuola
non è solo un luogo di apprendimento e di socializzazione, ma è
destinato ad essere il posto dove troppo spesso si scontrano con
l'insuccesso e con la frustrazione che ne consegue, minando fortemente
l'immagine di Sé in costruzione.
Sono giovani studenti che pur conservando un potenziale intellettivo intatto hanno difficoltà di autoregolazione e di controllo dell'impulsività, faticano a generalizzare gli apprendimenti, a cogliere relazioni, usano il linguaggio per comunicare, ma non in maniera adeguatamente strutturata, hanno difficoltà nel realizzare che il pensiero viene elaborato nella loro mente, spesso attribuiscono la ragione del loro insuccesso a fattori esterni.
Sono giovani studenti che pur conservando un potenziale intellettivo intatto hanno difficoltà di autoregolazione e di controllo dell'impulsività, faticano a generalizzare gli apprendimenti, a cogliere relazioni, usano il linguaggio per comunicare, ma non in maniera adeguatamente strutturata, hanno difficoltà nel realizzare che il pensiero viene elaborato nella loro mente, spesso attribuiscono la ragione del loro insuccesso a fattori esterni.
Queste
difficoltà spesso sono evidenziabili sin dalla scuola materna, quindi è
importante l'intervento precoce. E' opportuno che il bambino impari a
percepirsi come essere pensante, questa consapevolezza può essere
maturata già intorno ai 4 anni di età.
Proprio
con l'intento di “imparare ad imparare” e di “focalizzare l'attenzione
dei bambini sui propri processi di pensiero”, al termine degli anni '80
Carl Haywood e Penelope Burns presso la Vanderbilt University
(U.S.A.), hanno elaborato un Programma di Educazione Cognitiva per la
prima infanzia: il Bright Start. Il programma si rivolge a bambini di
età compresa tra i 3-6 anni, normodotati o con deficit cognitivi.
Il Programma di Educazione Cognitiva (PEC), vanta riferimenti di tutto rispetto: Piaget, Vygotsky e Feuerstein.
Oggi,
grazie al contributo delle neuroscienze, sappiamo che l'intelligenza
non è solo frutto della genetica, ma è un costrutto a cui concorrono
fattori socio-culturali, ambientali e quindi è modificabile.
Haywood
(fine anni '80) distingue tra intelligenza e cognizione: l'intelligenza
viene definita come un'attitudine innata generalizzata e la cognizione
come la risultante di processi di pensiero che devono essere appresi.
Quest'ultima è modificabile mediante l'educazione e promuovendo la
motivazione intrinseca: il rinforzo non deve venire dall'esterno, ma il
soggetto deve sentirsi coinvolto e gratificato nello svolgere un dato
compito.
Il PEC fa riferimento
alla teoria degli stadi dello sviluppo dell'intelligenza di Piaget,
infatti tra i 3 ed i 6 anni il bambino entra nello stadio delle
operazioni concrete (classificare, includere in classi, il concetto di
numero, etc.)
Notevole è
l'influenza di Vygostky, che considera l'apprendimento un processo
sociale che avviene in contesti dove sono presenti gli adulti; questi
aiutando i bambini nell'apprendere contribuiscono a creare la zona di
sviluppo potenziale, che è lo scarto tra quanto il bimbo apprende se
lasciato solo davanti ad un problema e quanto invece riesce a fare se
opportunamente guidato da un adulto.
Per
questa ragione le caratteristiche dell'ambiente in cui il soggetto vive
e impara, sono determinanti per il suoi processi di apprendimento.
Il
PEC risente moltissimo dell'influenza di Feuerstein con la Teoria della
Modificabilità Cognitiva Strutturale, che asserisce che la mente umana è
plastica, che l'intelligenza è modificabile e la genetica non ha
l'ultima parola. Feuerstein pone l'accento sulle funzioni cognitive
(ossia i processi di pensiero sottesi agli apprendimenti) e
sull'Esperienza di Apprendimento Mediato. E' importante sapere che ci
sono due maniere per apprendere: dall'esposizione diretta agli stimoli
ambientali o attraverso la mediazione dell'adulto che si interpone tra
lo stimolo ambientale ed il bambino e tra quest'ultimo e la risposta.
Nei bambini con difficoltà cognitive, con vissuti traumatici, esperienze
di immigrazione o in quando i genitori sono assenti, sono necessarie
numerose Esperienze di Apprendimento Mediato.
Il
Programma di Educazione Cognitiva è costituito da sette Unità proposte
in un dato ordine: controllo di sé, relazioni quantitative, confronti,
cambiamento di ruolo, classificazione, seriazione e caratteristiche
distintive. Ciascuna Unità è suddivisa in brevi lezioni della durata di
circa 20 minuti che si rivolgono ad un gruppetto di 4-5 allievi e hanno
una strutturazione standard. Le lezioni fanno il focus su alcune
funzioni cognitive che devono essere riprese nel corso della giornata,
durante le attività curricolari dell'intera classe. Non richiedono una
programmazione, ma ben si adattano a qualunque contenuto, perché
l'obiettivo principale è rendere il bambino cosciente di pensare,
aiutarlo a scoprire le strategie necessarie per apprendere, insegnargli a
porsi le giuste domande, a regolare il proprio comportamento e a
generalizzare gli apprendimenti.
Edvard Henry Potthast: a family outing. |
Uno dei punti di forza del
Programma Bright Start è che prevede la possibilità di coinvolgere i
genitori, in quanto il loro ruolo è fondamentale per l'educazione del
fanciullo: con loro il piccolo trascorre molte ore, così si può creare
sinergia e continuità tra la scuola e la famiglia.
Il
PEC prevede un Manuale per genitori, semplice e divertente, dove sono
proposte delle attività legate alle sette Unità. Il bimbo,
opportunamente mediato dall'adulto, può svolgere a casa queste attività
utili e divertenti.
L'inclusione
dei genitori nel Programma di Educazione Cognitiva crea intorno al
bambino un ambiente modificante, continuità e sistematicità, che sono
“conditio sine qua non” per l'educazione o la rieducazione dei processi
di pensiero.
Articolo di: Nadia Scarnecchia, applicatrice e valutatrice Metodo Feuerstein, Rivalta di Torino.