domenica 30 gennaio 2011

Catania, Corso sul Programma di Arricchimento Strumentale Primo Livello inizio lezioni

Con la presente  vi informo che il corso PAS primo Livello avrà inizio l'11 marzo alle ore 15,00 presso il Circolo Didattico "G. Rodari" di Gravina di Catania via San Paolo nell' omonima frazione.
La informiamo inoltre che il costo complessivo del corso è di € 450,00.
La quota comprende il seminario propedeutico di Psicopedagogia dell’apprendimento e la formazione al Programma di Arricchimento Strumentale con l’insegnamento degli strumenti di primo livello.
Durante e a conclusione del corso è  prevista per ciascun corsista la consegna del seguente materiale:
·        copia di tutti gli strumenti PAS di primo livello;
·        materiale di supporto didattico 
·        testo base del Prof. Feuerstein : “Il Programma di Arricchimento Strumentale di Reuven Feuerstein” – Ed. italiana - Erickson, 2008 
·        attestato rilasciato dal Centro Interateneo per la Ricerca didattica e la Formazione avanzata – Centro Studi Fuerstein
·        diploma internazionale di applicatore PAS I Livello.
Il modulo formativo è riconosciuto come corso di alta formazione del Centro Interateneo per la Ricerca didattica e la Formazione avanzata dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e prevede al suo completamento il rilascio di regolare attestato con riconoscimento di 10 CFU (Crediti Formativi Universitari) per tutti gli usi consentiti dalla normativa universitaria vigente.
Il calendario completo delle lezioni e degli argomenti può trovarlo nel nostro sito www. irsmef.it.
La S.V. , qualora fosse ancora interessata, è invitata a regolarizzare la propria iscrizione, entro e non oltre il 20 febbraio p.v. attraverso un bonifico di € 100,00 intestato a associazione IRSMEF  presso il CREDITO SICILIANO agenzia di Sant’Agata Li Battiati  di cui riportiamo le coordinate bancarie:
IT 51 P 03019 84230 000007513896
La docenza del corso è affidata a:
-         Prof. Mario Di Mauro – Università Ca’ Foscari di Venezia – Centro Interateneo per la Ricerca didattica e la Formazione avanzata
-         Dott.ssa  M. Luisa Boninelli –  Ricercatrice e formatrice Junior Centro Studi Feuerstein - Università Ca' Foscari di Venezia
-         Dott.ssa  Nicoletta Lastella –  Direttore del Centro per lo sviluppo delle abilità cognitive di Milano in convenzione con il Centro Studi Feuerstein di Venezia.
Cordiali Saluti
Il Presidente  Salvatore Pappalardo
Per ulteriori informazioni potete inviare una mail ai seguenti indirizzi: irsmef@irsmef.it; m.boninelli@unive.it 

giovedì 27 gennaio 2011

Catania, Corso Programma di Arricchimento Strumentale Primo livello: date incontri di formazione

Carissimi
con piacere vi comunico le date del corso sul Programma di Arricchimento Strumentale Primo livello del Prof.re Reuven Feuerstein che si terrà a Catania a partire dal mese di Marzo organizzato per l'Irsmef dal Centro per lo sviluppo delle abilità cognitive in collaborazione con il Centro Studi Feuerstein dell'Università Cà Foscari di Venezia.
Le date degli incontri sono le seguenti:
Primo Modulo 
- Venerdì 11 marzo dalle 15.00 alle 19.00
- Sabato 12 marzo 09.00 alle  13,00 e dalle 15.00 alle 19.00
- Domenica 13 marzo dalle 09.00 alle 13.00 
 Secondo Modulo 
-Venerdì 18 marzo dalle 15.00 alle 19,00
-Sabato 19 marzo dalle 09.00 alle 13,00 e dalle 15.00 alle  19.00
Terzo Modulo
- Venerdì 1 aprile dalle 15.00 alle 19.00
- Sabato 2 aprile dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle  18.00
Quarto Modulo 
- Venerdì 15 aprile dalle 15.00 alle 19.00
- Sabato 16 aprile dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle  18.00
Quinto Modulo
-Sabato 30 aprile dalle ore 09,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle ore 18,00

Per potersi iscrivere al corso potete inviare una mail al seguente indirizzo irsmfe@irsmef.it oppure a m.boninelli@unive.it 
Rimango come sempre a vostra disposizione per qualsiasi dubbio o chiarimento. 


martedì 25 gennaio 2011

La mediazione a scuola

La scuola è un organismo complesso intenzionalmente educativo e in quanto tale è un
contesto di attività dove interagiscono differenti stili di comunicazione, diverse opinioni e forme di pensiero, diversi contenuti di conoscenza e modalità di presentazione. Tale complessità necessità di una “programmazione delle strategie di pensiero”, che riguarda le modalità di natura procedurale necessarie all’apprendimento.
Tale programmazione di fatto non viene del tutto applicata nella scuola e diventa alquanto difficile per un operatore della scuola rispondere alle seguenti domande:
1) quali strategie di pensiero possono essere attivate nello studio di una disciplina?
2) quale rapporto esiste tra strategia cognitiva e contenuto di apprendimento?
3) come regola un ragazzo l’organizzazione dei suoi atti mentali quando svolge un compito o studia una lezione?
Prendere coscienza “che per apprendere bisogna anche saper manovrare solide procedure di pensiero” significa impostare la programmazione didattica non solo sui contenuti disciplinari, ma anche e soprattutto su come detti contenuti possono non solo essere appresi, contestualizzati e trasferiti.
A scuola spesso i contenuti hanno la predominanza sulla procedure e sulle strategie apprenditive;
Poca o nessuna rilevanza viene data al processo apprenditivo dell’allievo e tantomeno alla presa di coscienza dell’allievo di tale processo.
Il lavoro del docente spesso è reso difficile dalla crescita del giovane allievo, il quale mette “continuamente in gioco componenti strategiche di pensiero che, se quotidianamente guidano e sorreggono la sua esperienza evolutiva, nello stesso tempo condizionano costantemente il suo divenire (in quanto prodotto di una realtà personale, storica, sociale e culturale).
In questo senso diventa oltremodo necessario che il docente si attrezzi di “strumenti” per poter intervenire in modo adeguato nel processo di apprendimento dei propri alunni.
La mancanza di tali strumenti provoca, nella scuola, problematiche relative alla dispersione di risorse psicologico-cognitive sotto forma di inadeguatezza e di malessere educativo e scolastico.
In questo senso, come afferma il Prof. Mario Di Mauro, si ha:
· dispersione del potenziale cognitivo là dove l’attività formativa che normalmente si svolge in aula non è calibrata sulle effettive caratteristiche del soggetto ma sui contenuti da trasferire;
· dispersione di natura istituzionale là dove il sistema non riesce a tutelare i passaggi da un grado all’altro di istruzione perché ciascuno non è strutturato in continuità con quelli che lo precedono;
· dispersione di natura pedagogica e didattica quando si permette la brusca transizione da una pedagogia dell’accompagnamento propria della scuola dell’obbligo ad una dell’autonomia che caratterizza la scuola secondaria superiore;
· dispersione di risorse se c’è mancanza di conoscenza e di competenza sulle caratteristiche proprie delle fasi di crescita psicologica che l’adolescente vive.

La scuola, oggi, ha il dovere di promuovere in tutti e in ciascuno la consapevolezza metaconcettuale in quanto fattore cruciale nella continua attività di ristrutturazione delle conoscenze individuali.
In questo senso “l’educazione cognitiva, intesa come attività di insegnamento che riguarda l’uso del sistema di pensiero di cui ciascuno è dotato” si pone come fine fondamentale quello di insegnare ai giovani ad imparare a imparare.
L’insegnamento fino a ieri aveva come fine il trasferimento di conoscenze relative a discipline ben determinate, senza che all’allievo fosse data l’opportunità  di poter utilizzare detti saperi in situazioni sempre nuove.
La scuola di oggi ha come fine lo sviluppo delle capacità cognitive dell’allievo dandogli
l’opportunità di tradurle in abilità funzionali. Tutto ciò richiede al docente la conoscenza e la capacità di adoperare veri e propri programmi di educabilità cognitiva, al fine di poter dare risposte concrete alle esigenze dei giovani attrezzandoli di quelle competenze necessarie a gestire il proprio processo di apprendimento.
La modificabilità è la possibilità di condurre un individuo qualunque sia la sua età e la sua
condizione di partenza a saper valutare il proprio funzionamento cognitivo, individuando i punti di forza e di debolezza e prendendo coscienza delle strategie utili in relazione agli obiettivi da conseguire e ai compiti da risolvere. I
l tutto in un processo che, travalicando i limiti temporali
dell'esperienza scolastica, diventa capacità di apprendimento autonomo e costante.
Gli studi del Vygotskij e ancor di più del Feuerstein hanno messo in evidenza che interagendo in modo corretto con il soggetto che apprende si favorisce il suo processo apprenditivo.
In tale contesto il concetto di mediazione assume rilevanza perché con esso si sostanzia la
possibilità che un educatore (genitore, insegnante, operatore) ha nell’organizzare, prevedere ed analizzare le interazioni necessarie all'educabilità cognitiva di un soggetto. Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze e metaconoscenze. Ciò significa permettere di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di rendersi totalmente autonomo all’interno del processo di apprendimento.

tratto da: www.irsmef.it  di Salvatore Pappalardo. 
Si ringrazia Nicoletta Costa per le immagini. 
Per ulteriori informazioni su come lavorare con gli alunni attraverso la Pedagogia della Mediazione del Prof.re Reuven Feuerstein, potete contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it

32th Workshop Internazionale


The 32nd International Summer Institute –Western Europe

Headed by Professor Reuven Feuerstein

July 3 to 14, 2011Feuerstein Institute:

The International Institute for the Enhancement of Learning Potential

in collaboration with
The University of Antwerp, coordinator of the DAFFODIL EU Project
and Landstede Schools
First Announcement
           
The 32ndInternational Summer Institute –Western Europe
Headed by Professor Reuven Feuerstein
July 3 to 14, 2011

per ulteriori informazioni www.icelp.org 

domenica 23 gennaio 2011

Corso di In-formazione, Metodo Feuerstein e Intercultura

Carissimi 
ho il piacere di comunicarvi la mia collaborazione con l'Associazione Shangri-là per la quale terrò un serie di incontri di in-formazione ed applicazione del Metodo Feuerstein come strumento per l'integrazione scolastica degli alunni extracomunitari presenti all'interno delle scuole.
Gli incontri si terranno ogni Mercoledì dalle 16.30 alle 19.00
Per ulteriori informazioni sulle possibili applicazioni scolastiche del Metodo Feuerstein, potete contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it 

sabato 22 gennaio 2011

La Mediazione del Senso di Competenza

"L'uomo è ciò in cui crede."
Anton Cechow

"Il senso di competenza è un elemento importante dell'autostima. La fiducia in sè stessi e la convinzione di possedere delle abilità sono condizioni che facilitano l'apprendimento, dispongono a impegnarsi in nuove esperienze e a tentare di misurarsi con compiti inconsueti, che contengono una sfida. Il senso di competenza non sempre corrisponde al livello reale di competenza che si possiede." (R. Feuerstein, Y. Rand, R. Feuerstein, In collaborazione con N. Laniado e G. Pietra , 2005, La disabilità non è un limite. Se mi ami costringimi a cambiare. Firenze, Libri Liberi).


Sentirsi competente è la condizione necessaria per avere la volontà di cimentarsi in nuovi incarichi, per essere disposti ad affrontare i cambiamenti, per assumersi delle responsabilità. Maslow, indica la necessità di stima, intesa sia come autostima, sia come valutazione positiva di sè da parte degli altri, tra i bisogni di mancanza. Il senso di competenza è indispensabile per un sano sviluppo della personalità.

Nello sviluppo del senso di competenza hanno un ruolo rilevante le opinioni dei familiari e dei docenti;  di questo ogni educatore dev'essere cosciente. Non sempre le persone competenti hanno un'immagine positiva di sè, infatti non c'è un diretto collegamento tra competenza e senso di competenza; saper fare qualche cosa in maniera adeguata, non sempre determina un incremento dell'autostima.
Per stimolare il senso di competenza è opportuno creare le condizioni per cui il soggetto faccia esperienze  di successo, mediando al bambino le strategie necessarie che gli permetteranno di affrontare il compito nel modo migliore. Il soggetto deve misurarsi con nuove esperienze, quindi si devono costruire per lui nuove situazioni: il compito presentato deve richiedere abilità che sono già state acquisite, con alcuni elementi aggiuntivi, non troppo distanti dal suo livello di competenza.
E' poi determinante, quando il bambino ha svolto adeguatamente l'attività, che venga lodato, sottolineando le strategie e i comportamenti che gli hanno permesso di raggiungere il risultato sperato.

Di Nadia Scarnecchia.  

giovedì 20 gennaio 2011

Lucera, 1° Circolo, Corso di Formazione PAS Basic II° Livello


1° CIRCOLO “ E. TOMMASONE”
LUCERA

Corso di formazione cognitiva: il PAS Basic 2° livello
PON 2011

PROGRAMMA e CALENDARIO


GIORNI :   14-15-16-17         FEBBRAIO                                     orario: 15.00/20.00
               2-3-4 -16-17-18-  MARZO

Rapido riepilogo degli argomenti:
  • LA TEORIA DELLA  MODIFICABILITA' COGNITIVA  STRUTTURALE E L'ESPERIENZA DI APPRENDIMENTO MEDIATIZZATO
  • LA CARTA COGNITIVA                                                              
  • FUNZIONI COGNITIVE CARENTI
  • OBIETTIVO E SOTTOBIETTIVO DEL PROGRAMMA DI ARRICCHIMENTO STRUMENTALE (P.A.S. e P.A.S. Basic)
  • LE CATEGORIE DELLA MEDIAZIONE 
  • I CRITERI DELLA MEDIAZIONE
  • Presentazione del PAS Basic

PRESENTAZIONE DEGLI STRUMENTI DI 2°LIVELLO/esercitazione in gruppo

    1. Dall’Empatia all’Azione
    2. Pensa e impara a prevenire la violenza
    3. Impara a fare domande per la comprensione della lettura
    4. Conosci e classifica
    5. L’apprendimento di attenzione a tre canali.
    6. Confronta e scopri l’assurdo 2


Il calendario potrà essere variato solo previo accordo tra : corsisti, direttore del corso e formatore


giovedì 13 gennaio 2011

Fontaniva(PD) Programma Seminario di Studio sul Metodo Feuerstein


 
PROGRAMMA

ore 09.00-09.30             Presentazione convegno-seminario, saluti  autorità e introduzione dei lavori
 

ore 09.30-11.00             Difficoltà scolastica o scuola in difficoltà                                                           
                                 
   Il senso della ricerca psico-pedagogica nella pratica educativa.
[Mario Di Mauro - Università Ca' Foscari di Venezia - Centro Interateneo per la Ricerca didattica e la Formazione avanzata]

ore 11.00-11.15 Break

ore 11.15-12.15 Processi di pensiero e processi di apprendimento. Introduzione al pensiero di Reuven Feuerstein e alla Teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale
[Maria Luisa Boninelli - Centro Studi Feuerstein - Università  Cà  Foscari di Venezia ]

ore 12.15-13.00 Approfondimenti e confronto con i relatori

ore 13.30-14.30 Pausa pranzo

ore 14.30-15.30 Le competenze metacognitive e lo sviluppo del potenziale di apprendimento. Perché fare Educazione cognitiva a scuola
[Mario Di Mauro - Università Ca' Foscari di Venezia - Centro Interateneo per la Ricerca didattica e la Formazione avanzata]

ore 15.30-17.30 Laboratorio didattico assistito sul Metodo Feuerstein.
[ Maria Luisa Boninelli -  Centro Studi Feuerstein - Università Cà Foscari di Venezia]
[Nicoletta Lastella -  CSDAC Milano ]

ore 17.30-18.00 Approfondimenti e discussione in plenaria

ore 18.00 Chiusura del seminario


Il Seminario gratuito si svolgerà presso il Teatro Palladio di Fontaniva (PD) il 5 Febbraio. 
Per potersi iscrivere occorre inviare una mail al seguente indirizzo: roberto.marenduzzo@alice.it 

 


Fontaniva (PD) Seminario di Studio sul Metodo Feuerstein

Carissimi,
ho il piacere di comunicarvi che a Fontaniva (PD) si terrà un Seminario di Studio sul Metodo Feuerstein organizzato dall'Associazione di Volontariato Angeli.
Il Seminario è rivolto a genitori, insegnanti, educatori e a tutti coloro che si occupano di educazione.
L'attività formativa è gratuita viene chiesto un contributo di 10,00 per il pranzo
 
Organizza il convegno:

Vecchi e nuovi saperi strategici sui processi di pensiero e di apprendimento.  Introduzione al pensiero di Reuven Feuerstein e alla teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale 

Seminario di studi per insegnanti, genitori ed operatori sanitari

PRESSO TEATRO PALLADIO
FONTANIVA
5 FEBBRAIO 2011
ORE 9.00—18.00




domenica 9 gennaio 2011

Non Spegnete il Cervello: si può sempre imparare!

I propositi per l´anno nuovo spesso riguardano un´alimentazione più sana, il frequentare di più la palestra, lo smettere di mangiare dolci, il perdere peso: tutti encomiabili obbiettivi che servono a migliorare la salute fisica. La maggior parte della gente, tuttavia, non si rende conto di poter potenziare allo stesso modo anche il proprio cervello.
Sebbene alcune aree cerebrali siano determinate geneticamente fin dalla nascita o dalla prima infanzia, altre zone - specie quelle poste nella corteccia cerebrale, che è nevralgica per le funzioni cognitive superiori come il linguaggio e il pensiero, nonché per le funzioni sensoriali e motorie - possono essere in larga misura ricondizionate nell´età adulta. In effetti, il cervello possiede la sorprendente capacità di recuperare la propria funzionalità dopo aver subito un danno: persino un danno devastante come la perdita della vista o dell´udito. Nella mia veste di medico che si occupa di pazienti affetti da malattie neurologiche, mi accade continuamente di assistere a questo fenomeno.
Ad esempio, una delle mie pazienti rimasta sorda a 9 anni, in seguito a una scarlattina, era talmente abile a leggere il labiale che ci si dimenticava della sua sordità. Una volta, senza pensarci, mi sono voltato mentre le stavo parlando.
«Non riesco più a sentirla», mi disse seccamente. «Intende dire che non riesce più vedermi», le dissi. «Lei può definirlo vedere, ma per me é un modo di sentire».
La lettura labiale, osservando i movimenti delle labbra, è stata immediatamente trasformata da questa paziente in un modo di "ascoltare" il suono delle parole nella propria mente. Il suo cervello ha trasformato una sensazione in un´altra.
Allo stesso modo, i ciechi riescono spesso a "vedere". Alcune aree del cervello, se non stimolate, si atrofizzano e muoiono. («Usalo o lo perderai», dicono spesso i neurologi). Ma le aree visive del cervello, anche in alcuni soggetti nati ciechi, non scompaiono completamente ma vengono reimpiegate da altri sensi. Tutti abbiamo sentito parlare di persone non vedenti che possiedono un udito insolitamente acuto, ma anche altri sensi possono essere potenziati. Ad esempio, Geerat Vermeij, un biologo diventato cieco all´età di 3 anni, ha identificato molte nuove specie di molluschi sulla base di lievissime variazioni dei contorni delle conchiglie. Egli utilizza una sorta di abilità spaziale o tattile di molto superiore a quello di una qualunque persona vedente.
Lo scrittore Ved Metha, anch´egli cieco fin dalla prima infanzia, naviga soprattutto utilizzando la "ecolocazione" - la capacità cioè di avvertire la presenza degli oggetti dal modo in cui essi riflettono i suoni, o gli impercettibili cambiamenti delle correnti d´aria che raggiungono il suo viso. Ben Underwood, un ragazzo straordinario che perse la vista quando aveva 3 anni e che è morto nel 2009, a 16 anni, aveva elaborato un´efficace strategia, simile a quella dei delfini, che gli permetteva, emettendo schiocchi a ritmo regolare, di avvertirne l´eco sugli oggetti vicini. Era diventato così abile che poteva andare in bicicletta, fare sport e persino giocare con i videogame.
Persone come Ben Underwood e Ved Metha, che hanno avuto qualche precoce esperienza visiva ma che in seguito hanno perso la vista, sono in grado di trasformare istantaneamente le informazioni che ricevono attraverso il senso tattile o l´udito, in un´immagine visiva: riescono, ad esempio, a "vedere" i puntini mentre leggono con le dita la scrittura Braille.
I ricercatori che utilizzano le immagini funzionali del cervello confermano che in situazioni del genere i soggetti attivano non solamente le aree della corteccia dedicate al senso tattile, ma anche parti della corteccia visiva.
Non c´è bisogno di essere ciechi o sordi per sfruttare la misteriosa capacità del cervello di apprendere, adattarsi e svilupparsi. Ho visto centinaia di pazienti con vari deficit - ictus, sindrome di Parkinson e persino demenza - imparare a fare le cose in modo nuovo, sia consapevolmente che inconsapevolmente, così da aggirare quei problemi.
Il fatto che il cervello sia in grado di adattamenti tanto radicali solleva interrogativi interessanti. Fino a che punto siamo plasmati dal nostro cervello, e in che misura siamo noi a plasmarlo? La capacità del cervello di modificarsi può essere sfruttata in modo da fornirci maggiori capacità cognitive? L´esperienza di molte persone fa ritenere che ciò è possibile.
Una mia paziente è diventata paralitica da un giorno all´altro a causa di un´infezione del midollo spinale. Inizialmente è caduta in depressione perché non poteva più godere nemmeno del più piccolo piacere, come il cruciverba quotidiano, da lei tanto amato. Dopo qualche settimana, però, ha chiesto di avere il suo giornale, in modo da poter almeno dare un´occhiata al gioco, vederne la configurazione, gettare uno sguardo agli indizi. Nel fare questo, accadde qualcosa di straordinario. Leggendo gli indizi, le risposte sembrarono scriversi da sole negli spazi vuoti. Nelle settimane successive la sua memoria visiva si potenziò fino a quando scoprì di poter tenere a mente l´intero cruciverba e tutti gli indizi dopo una sola, attenta, occhiata e di poter risolverlo mentalmente.
Questa evoluzione può verificarsi anche in pochi giorni. I ricercatori di Harvard, ad esempio, hanno scoperto che soggetti adulti vedenti, tenuti bendati per soli cinque giorni, sono in grado di produrre un cambiamento nel modo in cui funziona il loro cervello: i soggetti hanno migliorato considerevolmente le loro competenze tattili, come l´apprendimento del sistema Braille.
La neuroplasticità - la capacità del cervello di creare nuovi percorsi - svolge un ruolo essenziale nel recupero di coloro che perdono una capacità sensoriale, cognitiva o motoria. Essa tuttavia può svolgere un ruolo essenziale anche nella vita quotidiana di tutti noi. Sebbene sia vero che apprendere durante l´infanzia è più facile, i neuroscienziati oggi sanno che il cervello non cessa di svilupparsi, anche nell´età matura. Ogni volta che ci accingiamo a fare qualcosa che già sappiamo fare, o apprendiamo qualcosa di nuovo, le connessioni neuronali già presenti si potenziano e, con il tempo, i neuroni ne creano di nuove. Possono essere create persino delle nuove cellule nervose.
Ho sentito molte storie di persone comuni che hanno iniziato a praticare un nuovo sport o a suonare uno strumento musicale a 50 o 60 anni e non soltanto sono diventate piuttosto brave ma, facendolo, ne hanno tratto una grande gioia. Eliza Bussey, una giornalista di 55 anni che oggi studia arpa al conservatorio Peabody di Baltimora, solo pochi anni fa non era in grado di leggere neanche una nota. In una sua lettera, mi ha scritto che cosa è significato imparare a suonare la Passacaglia di Händel: «Sentivo, ad esempio, che le mie dita e il mio cervello cercavano di collegarsi per dare forma a nuove sinapsi… So che il mio cervello è cambiato in modo straordinario». Non c´è dubbio che la signora Bussey ha ragione: il suo cervello è cambiato.
La musica ha una particolare forza plasmante, perché ascoltarla e soprattutto suonarla impegna molte differenti aree del cervello, le quali devono tutte lavorare in tandem: dalla lettura della notazione musicale e il coordinamento di precisi movimenti muscolari della mano alla valutazione e all´espressione del ritmo e della tonalità e all´associazione della musica a ricordi ed emozioni.
Che sia attraverso l´apprendimento di una nuova lingua, viaggiando in posti nuovi, seguendo una passione per l´apicoltura o semplicemente pensando in modo nuovo ad un vecchio problema, tutti noi, nei prossimi anni e in quelli che seguiranno, possiamo stimolare lo sviluppo del nostro cervello. Proprio come l´attività fisica è essenziale al mantenimento di un corpo sano, così mettere alla prova il proprio cervello, mantenerlo attivo, impegnato, flessibile e vivace non è soltanto divertente: è essenziale al benessere cognitivo.
 OLIVER SACKS
© 2011 The New York Times Distributed
by The New York Times Syndacate
(Traduzione di Antonella Cesarini)
Fonte: 
La Repubblica, DOMENICA, 03 GENNAIO 2011

giovedì 6 gennaio 2011

I Criteri di Mediazione nel Metodo Feuerstein

Di Nadia Scarnecchia:
Come abbiamo avuto occasione di ribadire, il metodo Feuerstein è imprescindibile dalla pedagogia della  mediazione. Reuven Feuerstein individua dei criteri di mediazione, ossia un insieme di regole ed indicazioni che il buon mediatore deve sempre tener presente, durante il processo educativo. Per Feuerstein i criteri di mediazione sono: "un comportamento interattivo teso alla costruzione di modificabilità cognitiva".
Il Professore e la sua equipé hanno individuato 12 criteri di mediazione.
I primi tre criteri della lista (il criterio di "Intenzionalità e reciprocità", il criterio di "Trascendenza" e quello di "Mediazione del significato"), sono i principali, pertanto non devono mai venir meno durante qualunque intervento di apprendimento mediato, gli altri invece sono relativi alle diverse situazioni e bisogni.



ELENCO DEI 12 CRITERI DI MEDIAZIONE:

  1. Intenzionalità e reciprocità;
  2. Trascendenza;
  3. Mediazione del significato;
  4. Mediazione del senso di competenza;
  5. Mediazione della regolazione e del controllo del comportamento;
  6. Mediazione del comportamento di condivisione;
  7. Mediazione dell'individualità e della differenza psicologica;
  8. Mediazione della ricerca, della pianificazione e del conseguimento degli scopi;
  9. Mediazione della sfida nei confronti di sè stessi, della ricerca della novità e della complessità;
  10. Mediazione della consapevolezza della modificabilità umana e del proprio cambiamento;
  11. Mediazione dell'alternativa ottimistica;
  12. Mediazione del sentimento di appartenenza alla collettività.
DESCRISIONE DEI PRIMI TRE CRITERI:

I primi tre criteri sono fondamentali per la strutturazione della relazione educativa e dell'ambiente (v. "Potenziare la mente? Una scommessa possibile. L'apprendimento mediato  secondo Reuven Feuerstein", di Paola Vanini, 2005, Vannini Editrice).



Intenzionalità e reciprocità.
 L'intenzionalità è il desiderio del mediatore di stabilire un contatto con il bambino, affinchè possa comprendere meglio il contenuto ed il messaggio che viene trasmesso. L'educatore cerca di entrare in rapporto con il discente, di stabilire con lui un contatto, anche emotivo, vuole catturare l'attenzione dell'allievo, aiutandolo a individuare gli stimoli: stabilendo un contatto oculare, modulando opportunamante il tono di voce, ponendosi nello spazio nella posizione migliore, stabilendo talvolta anche un contatto di tipo fisico (per esempio tenere la  mano del soggetto in difficoltà), parlando con chiarezza ed enfatizzando i concetti rilevanti. E' necessario essere attenti anche all'ambiente fisico in cui ha luogo la mediazione, cioè creare una stanza o un angolo a misura di bambino.

Si attua la reciprocità, quando il soggetto mediato risponde agli stimoli  del mediatore. Capita che i bambini con deficit cognitivi non rispondano in maniera adeguata o ignorino gli stimoli, ma questo non deve scoraggiare il  mediatore, che  dev'essere pronto a ripeterli in maniera diversa o in altri momenti.
In una  relazione di reciprocità il  mediatore deve spiegare all'educando la ragione per cui ha adottato un determinato comportamento.


Tascendenza.

E' il comportamento che consente di andare oltre l'"hic et nunc" (qui ed ora), di generalizzare un apprendimento, di trasporre gli apprendimenti in altre situazioni pertinenti con il principio appreso.
In concreto: una mamma  che domanda al figlio di riordinare la stanza, non pensa solo a far mettere tutto a posto, ma si propone di potenziare le abilità motorie del ragazzo, come l'equilibrio e la coordinazione, la presa corretta degli oggetti; vuole rinforzare alcune funzioni cognitiive: il confronto, la classificazione, la pianificazione e l'organizzazione, l'orientamento spaziale; la richiesta materna ha anche effetti positivi sulla personalità del figlio: stimolando il  senso di responsabilità, di competenza e l'indipendenza. 
E' fondamentale che il mediatore spieghi al discente l'importanza di quanto fa e come questo potrà servirgli in futuro; per questa ragione Feuerstein fa spesso ricorso ai brigging, cioè "ponti" tra il principio incontrato nella pagina P.A.S. o nell'azione compiuta e la vita quotidiana.

Mediazione del significato.
Nella "piramide dei bisogni", Maslow colloca la ricerca di significato sul vertice. L'essere umano ha bisogno di dare un senso alle cose ed è proprio questa ricerca di significato ad orientare il processo di apprendimento.
L'allievoimpara con più facilità ciò che ritiene significativo per lui ed interessante, per questo è necessario che il docente motivi quanto si fa insieme, che aiuti il discente nella ricerca ed individuazione di un obbiettivo.
Per esempio, si può spiegare al bambino che è importante saper fare di conto, perchè nella quotidianità questo gli permetterà di andare autonomamente a comprare ciò di cui necessita, pagando adeguatamente e valutando quanto gli spetta di resto.
E' importante che il mediatore sappia mettersi in gioco, dicendo quanto è importante per lui ciò che si sta facendo insieme, esprimendo le proprie emozioni: in una relazione educativa, dove la dimensione affettiva è fondamentale, non ci può essere neutralità.

Intervista a Tony Buzan sul Mind Mapping

domenica 2 gennaio 2011

Cagliari, Corso di in-formazione sulla Pedagogia della Mediazione

Carissimi 
ho il piacere di comunicarvi che terrò un corso di In-formazione "PEDAGOGIA DELLA MEDIAZIONE - Potenziale di apprendimento ed Educabilità cognitiva" per lo studio di ricerca e formazione Eduka. 

Sede dell'incontro: Ex-Jolly Hotel – Cagliari, Sabato 15 Gennaio 2010
Orario: 09.00-13.00, 14.00-18.00.

OBIETTIVI

Il corso intende Fornire una sensibilizzazione all’educabilità cognitiva attraverso la Pedagogia della Mediazione del Prof. Reuven Feuerstein, perché “L’intelligenza la si può insegnare”.

DESTINATARI

Educatori, insegnanti, studenti universitari, pedagogisti, psicologi, assistenti sociali, animatori, ludotecari, operatori di asilo nido e bay parking.
Max 35 partecipanti. 

INFO E COSTI
Per ricevere il modulo di iscrizione contattare la segreteria eduKa all’indirizzo mail segreteria@eduka.it

Creazione di ambienti modificanti per favorire l'apprendimento

Tratto dalla tesi di Nicla Niero.
"Per la riuscita del PAS è molto importante l’esistenza di un ambiente che permetta all’individuo di cambiare e che concorra alla realizzazione della modificabilità cognitiva.
L’ambiente è il luogo dove il soggetto trascorre molte ore della sua giornata, esso può essere la scuola, la famiglia o il luogo di lavoro.
Perché abbia la funzione di modificare deve organizzare delle situazioni che producano “una tensione positiva tra ciò che è conosciuto e ciò che deve ancora essere appreso”.
Conoscenza ed adattamento sono strettamente correlati tra loro ed il passaggio deve avvenire in un clima sereno.
In questo delicato processo di modificazione, è insostituibile il ruolo del mediatore. Feuerstein spesso ricorda la favola di “Ago e filo" perché essa trova un’applicazione diretta al mediatore e al metodo.
Infatti la teoria sul PAS è il filo che unisce i pezzi della trama, ma “l’ago”, è la forma in cui il programma si usa, l’ago dipende dalla mano del mediatore. Cosa può essere il filo se l’ago non apre il cammino? Feuerstain afferma che non è possibile raggiungere lo scopo senza che si modifichi il maestro.
Vi è quindi la necessità che il mediatore venga formato affinché i suoi strumenti non corrano il rischio dipende dalla mano del mediatore". 
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