giovedì 30 agosto 2012

In occasione delle Paralimpiadi.

Qualche anno fa, alle Olimpiadi di Seattle per disabili, nove partecipanti con un handicap mentale o fisico, si allinearono sulla linea di partenza dei cento metri piani. Al colpo di pistola partirono tutti: non esattamente a razzo, ma con
una determinazione che faceva loro assaporare il gusto della competizione, della corsa da portare a termine.
Tutti, cioè, tranne un ragazzo che incespicò al primo passo, fece un paio di capitomboli e si mise a piangere. Gli altri otto lo sentirono piangere, rallentarono la corsa e si girarono: e ognuno di loro, dal primo all'ultimo, ritornò sui suoi passi.
Una ragazza Down si piegò su di lui, lo baciò e gli disse: "Questo te lo farà passare".
Lo aiutarono a rialzarsi, poi i nove, stavolta tutti insieme, tagliarono il traguardo, camminando insieme, tenendosi a braccetto.
Tutto il pubblico nello stadio si alzò in piedi, in un applauso che durò parecchi minuti. E le persone che c'erano ne parlano ancora. Perché? Perché in fondo all'animo sappiamo tutti che ciò che conta veramente nella vita è qualcosa di più che ottenere medaglie e vittorie per noi stesse. Ciò che veramente conta nella vita è aiutare gli altri nella loro corsa, anche se per noi ciò significa rallentare e modificare il nostro percorso.

martedì 28 agosto 2012

Il Prof.re Feuerstein presenta il P.A.S.

 Il Prof.re Feuerstein presenta l'importanza del Programma di arricchimento Strumentale per  lo sviluppo e il potenziamento delle abilità cognitive.

sabato 11 agosto 2012

La disabiità non è un limite: Camilla una ragazza autistica che corre sugli ostacoli



Camilla è bella, snella, alta e anche simpatica. Camilla ha 19 anni, ma non sa né leggere né scrivere. Camilla è autistica. Ma sa correre, e corre veloce Camilla. Ti piazza 64 secondi su un 400, sul "giro della morte". E con gli ostacoli in mezzo è la terza atleta al mondo nella sua categoria, Juniores T20 (per i disabili mentali ci sono solo due categorie, la T20 per gli autistici, la C21 per i Down). E c'è qualcuno che ce l'ha portata su quel podio. Dal novembre dello scorso anno infatti Camilla Ferlito si allena con i ragazzi del Progetto Filippide, guidato da Nicola Pintus, tecnico nazionale della Fisdir (Federazione italiana sport disabilità intellettiva relazionale), che nel 1983, fondò l'Associazione Sport e Società affiliata al Cip, l'Ente che controlla, gestisce e diffonde lo sport per atleti diversamente abili. Attraverso il Progetto Filippide l'associazione sfrutta lo spirito e gli strumenti dello sport come mezzo di integrazione sociale dei disabili mentali. I "ragazzi di Filippide" si allenano allo Stadio Paolo Rosi di Roma, ma ormai si contano  decine di affiliati in tutta Italia.

Impegno, costanza e agonismo fanno la differenza. La differenza che Camilla ha sperimentato passando dai due allenamenti settimanali ai 4-5. Due sedute si svolgono di mattina allo stadio "Paolo Rosi" a Roma, con gli altri ragazzi di Filippide e con i volontari, operatori che li spronano a correre senza fermarsi, a finire il giro, a raggiungere l'obiettivo. E due di pomeriggio con un gruppo di atlete di 15-17 anni normodotate allo stadio della Farnesina. In questi giorni anche il complesso sportivo della Cecchignola di Roma ha aperto le porte a Filippide e Camilla inizierà ad allenarsi con una ex-ostacolista azzurra dell'Esercito.

"Con noi Camilla si allena sulla resistenza, fa le ripetute da 600-700 metri, mentre quando va alla Farnesina fa velocità, quindi dai 30 a i 300 metri" spiega Nicola Pintus. "Farle saltare l'ostacolo non è stato facile, perché lei tende a scavalcarlo. Quindi ora stiamo lavorando sul richiamo della seconda gamba, la parte più difficile. Ogni tanto ci aiuta anche un tecnico che allena un'atleta nazionale ma prima ha dovuto fare amicizia con Camilla: non dimentichiamoci che, anche se a guardarla non sembra, è sempre autistica. Prima di riuscire a insegnarle qualcosa bisogna entrare nel suo mondo".

Il 16 e il 17 giugno a Macerata si terranno i campionati italiani Fisdir e Camilla correrà i 100 ostacoli e i 400 piani. Lei andrà lì per vincere. Ma probabilmente non se ne renderà neanche conto. Come quella volta che arrivata ultima a una gara è corsa dalla mamma tutta contenta urlando: "Mamma ho vinto, sono arrivata ultima!". Perché lei ha 19 anni ma come dice la madre, Federica, spesso ne ha 4-5. In sostanza non si può lasciarla sola, non è autosufficiente, non può fare quello che fa una ragazza della sua età, anche se lei vorrebbe. E non capisce perché non può.

"Però Camilla sa correre, corre da quando era all'asilo, quando non riuscivano a tenerla ferma e la mettevano nel corridoio a correre. Camilla è felice quando corre. Ora per lei l'importante è raggiungere un obiettivo, sentirsi protagonista, al centro dell'attenzione, non messa in un angolo" spiega Federica, "Federoica", come la chiamano gli amici, separata, con altri due figli, i soldi sempre troppo pochi, uno Stato che aiuta ma col contagocce. Solo ora ha ottenuto l'accompagno. "Io non ho voluto gettare la spugna, ho capito che correndo avrebbe imparato a camminare con le proprie gambe, anche se con lei deve esserci sempre un tutor quando si allena con i normodotati" dice Federica, "anche se per farle fare lo "struscio" a via del Corso come fanno le ragazze della sua età io e altre due mamme di ragazze disabili abbiamo dovuto cumulare le ore di assistenza domiciliare per farle seguire dalle ragazze della cooperativa il sabato pomeriggio. La mia Camilla sta trovando la sua strada. Non vegeta, vive, si emoziona. E affronta la vita ogni giorno (o quasi) col sorriso. La differenza tra Filippide e altre società è la stessa che c'è tra comprare un abito commerciale e uno di sartoria. Ad una prima rapida occhiata, se hai un fisico decente, ti senti bene, a posto con entrambi. Ti sembra simile l'effetto. Ma la sartoria l'abito te lo fa su misura. Così Filippide: il progetto è ad hoc, l'operatore pure, il lavoro pure. C'è una squadra che gira intorno al ragazzo. Non è il ragazzo e la famiglia che si adattano a ciò che offre la società".

Sì perché Camilla a volte è il sole, con quel bel sorriso, con gli occhi che le brillano; a volte è il buio più nero, come quando si agita magari in fila alla posta insieme alla madre oppure quando piange disperata, impotente davanti ad una delusione. Camilla è bella, ma questo per lei non è un vantaggio. Perché la gente non lo sa che lei è "diversa" e la gente non è tutta buona.

"Camilla si stanca quando si allena ma quello che sta facendo è un percorso di crescita tutto per lei" spiega Pintus. "Così ritrova l'equilibrio a livello mentale, è più serena. Attraverso la gestione dell'allenamento inizia a gestire anche le emozioni della quotidianità. Perché è nella quotidianità che trova le sue difficoltà. Ma attraverso l'integrazione negli ambienti in cui si muove - in famiglia, a scuola, nello sport - queste difficoltà diminuiscono. E anche quelle dei genitori. Perché le prime vittime della disabilità sono proprio i genitori, le mamme soprattutto, le "madri coraggio" che abdicano la loro vita per i figli. Nulla può essere lasciato al caso".

Integrazione. Un processo che parte proprio dalla scuola. Filippide ha portato al campo di atletica le compagne di classe dell'istituto turistico che frequenta Camilla, per farle allenare tutte insieme: è stato un bel lavoro. Ma quando la scuola finirà che farà Camilla? Dove andrà? Non potrà stare a casa, non lei che per vivere ha bisogno di correre, di sciare, sì, anche di sciare... "Il futuro lo vedo abbastanza grigio" ammette Federica. "Sogno... spero che la sua vita futura sia all'interno di un campo di atletica, perché lei lì è felice. Non solo come atleta, magari come assistente di un istruttore. Ci sa fare con i bambini. Allora finalmente potrò sedermi e sentirmi soddisfatta del lavoro fatto come madre di Camilla. Sembra una cosa semplice, ma alle volte proprio le cose più semplici sono anche le più difficili".
tratto da: repubblica.it
 
(12 giugno 2012) © Riproduzione riservata

venerdì 10 agosto 2012

Buone Vacanze

Carissimi lettori,
il Blog un momento sto pensando va in vacanza per un qualche giorno di meritato riposo.
Ci rivediamo a fine Agosto con diverse novità in partenza tra cui
- Corso sul Programma di Arricchimento Strumentale Primo livello a Villafranca di Verona
- Corso sul Programma di Arricchiemento Strumentale Primo Livello a Cagliari
- Corso sulle Linee Guida Genitori a Cagliari.

Per ulteriori informazioni sui corsi sopra menzionati potete inviare una mail a: info_corsifeuestein@virgilio.it


BUONE VACANZE
M.Luisa Boninelli

Il cruciverba per prevenire l'Alzheimer

MILANO - Il cervello è davvero come un muscolo: allenarlo durante tutto l'arco della vita leggendo libri, scrivendo o magari semplicemente facendo le parole crociate significa mantenerlo giovane più a lungo. La conferma arriva da uno studio che ha letteralmente guardato nel cervello di giovani, anziani sani e pazienti con Alzheimer, mettendo a confronto l'attività cognitiva svolta con la tendenza all'accumulo di proteina beta-amiloide, una delle caratteristiche tipiche dell'Alzheimer. STUDIO – La ricerca, condotta da studiosi dell'università di Berkeley e pubblicata sugli Archives of Neurology, è stata condotta su 65 volontari sani con un'età media pari a 76 anni, 10 pazienti con Alzheimer e 10 giovani adulti fra 20 e 30 anni che sono serviti come controlli. Tutti sono stati sottoposti a una PET dopo un'iniezione di Composto Pittsburgh B, un reagente marcato con il carbonio-11 che ha la capacità di legarsi selettivamente alla proteina beta-amiloide, la sostanza che aumenta considerevolmente nel cervello di pazienti con Alzheimer ed è fra i principali componenti delle tipiche “placche” che caratterizzano la malattia. Oltre al test strumentale, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un questionario che indagava la frequenza (da ogni giorno a meno di una volta all'anno) con cui ciascuno si era impegnato in attività cognitive complesse, dalla lettura di libri e giornali alla scrittura di lettere ed email, dai cruciverba ai giochi di società: i volontari dovevano dire quanto lo avevano fatto in cinque periodi della loro vita, ovvero a 6, 12, 18, 40 anni e al momento dell'indagine.
CORRELAZIONE – I risultati sono stati chiari: tanto più i soggetti si erano impegnati in attività cognitive, tanto meno il loro cervello aveva accumulato la proteina beta-amiloide. «La correlazione è netta – spiega Susan Landau, la coordinatrice della ricerca –. Questo indica che l'attività cognitiva può prevenire o rallentare la deposizione di amiloide, di fatto influenzando l'insorgenza di Alzheimer. Il cervello degli anziani che erano mentalmente attivi era paragonabile a quello dei giovani adulti di venti o trent'anni; al contrario gli anziani meno stimolati a livello cognitivo avevano un cervello più simile a quello dei pazienti con Alzheimer. Perché cruciverba e affini siano davvero efficaci è importante iniziare presto e continuare a leggere, scrivere e allenare il cervello anche in età adulta: chi comincia fin da piccolo ha una maggior probabilità di ritrovarsi con il cervello “pulito” dalle placche in età avanzata». I ricercatori hanno anche indagato se l'attività fisica fosse in qualche modo connessa alla deposizione di beta-amiloide, chiedendo ai partecipanti attraverso uno specifico questionario se avessero svolto esercizio o qualche forma di sport nelle due settimane precedenti all'indagine. «La relazione non è altrettanto inequivocabile, anche se i dati suggeriscono che a un maggior grado di attività fisica si associ un'attività cognitiva più intensa e quindi un effetto protettivo – osserva Landau –. Detto ciò è bene ricordare che la malattia di Alzheimer è una patologia complessa, multifattoriale: tenere in allenamento la mente è solo uno dei fattori coinvolti». Fare i cruciverba tutta la vita insomma non dà la garanzia di non ammalarsi; di certo però è un primo passo per arrivare con il cervello più in forma alla terza età.
(modifica il 10 agosto 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA 
fonte: www.corriere.it
Il Metodo Feuerstein per il recupero e potenziamento delle abilità cognitive è utilizzato anche con pazienti affetti da Alzehimer per migliorare la concentrazione, la pianificazione, l'organizzazione e la ricerca sistematica. 
Per ulteriori informazioni sull'applicazione e la formazione del Metodo potete inviarmi una mail al seguente indirizzo: m.boninelli@univirtual.it  

Articolo: dislessia quelle parole lette al contrario


La dislessia è una malattia molto complessa e dalle mille sfaccettature. Non può essere considerata come un’entità immobile sempre uguale a se stessa. Si presenta piuttosto con caratteristiche diverse da un individuo all’altro, o meglio con caratteristiche che ogni dislessico condivide con gli altri in misura più o meno estesa. Esistono comunque una serie di tratti, elementi, abilità che ricorrono, anche se in maniera e grado diversi. Le difficoltà in un individuo dislessico, non sono limitate a problemi nella lettura, scrittura o matematica, coinvolgono invece tutti i sensi: vista, udito, equilibrio, movimento e senso del tempo. In genere comunque la dislessia si manifesta già nei primi anni di vita del bambino, il cui sviluppo è più lento rispetto alla media: rispetto ai suoi coetanei inizia a camminare e parlare più tardi. A scuola impara a leggere e scrivere con difficoltà e riesce a farlo solo impegnando molte delle sue risorse mentali, perché non arrivando agli automatismi degli altri suoi coetanei, si stanca molto, commette errori, rimane indietro nell’apprendimento e ha poche energie residue per la comprensione. Nonostante abbia una vivacità e un’intelligenza spesso superiore alla media, il suo rendimento è basso soprattutto nelle prove scritte e di calcolo. A volte viene accusato di non impegnarsi abbastanza e questo lo fa sentire inferiore, sviluppando una tendenza alla bassa autostima. Non riesce a concentrarsi con facilità, la sua attenzione spesso non rimane focalizzata per molto. Allo stesso tempo il bambino dislessico si perde nei suoi pensieri, non riuscendo ad avere la cognizione del tempo e avendo così difficoltà nella puntualità. Nella lettura, chi soffre di dislessia spesso compie errori caratteristici come inversione di lettere, parole e numeri (ad esempio il 21 con il 12), sostituzione di lettere (m/n  v/f  b/d), omissioni, ripetizioni o aggiunte di parole. Ha difficoltà ad imparare informazioni in sequenza, sia numeriche come le tabelline o le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno. Può confondere i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra  ieri/domani  mesi e giorni) e avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. A volte sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ha difficoltà ad allacciarsi le scarpe e tiene in mano la penna in modo inconsueto). Appare non coordinato e goffo nei movimenti quando gioca o è impegnato in attività sportive. Può essere ambidestro, avere una soglia di sensibilità al dolore molto elevata o molto bassa, essere ipersensibile ed emotivo. Spesso i disturbi si accompagnano anche a problemi psicologici, ma si tratta di una conseguenza, e non della causa della malattia. Una volta riscontrati i sintomi nel soggetto, andrà poi fatta una diagnosi mediante specifi test sottoposti da esperti. Dopo la diagnosi definitiva sarà importante evitare di colpevolizzare il bambino ("non impara perché non si impegna") e di attribuire la causa a problemi psicologici. Questo tipo di atteggiamento potrebbe determinare sofferenze, frustrazioni e talora disastri irreparabili. Accertata la malattia possono essere messi in atto aiuti specifici, tecniche di riabilitazione e di compenso, nonché alcuni semplici provvedimenti come la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento di compiti, l'uso della calcolatrice, del computer o di strumenti informatici dotati di videoscrittura con correttore ortografico e sintesi vocali, strumenti interattivi come i cd-rom per migliorare le capacità lessiche e ridurre il danno causato dal disturbo. I dislessici hanno un diverso modo di imparare ma comunque imparano. Lo studente va aiutato a prendere consapevolezza delle sue difficoltà e del suo diverso funzionamento intellettivo, che non significa essere inferiori agli altri. Occorre conoscere e accettare queste differenze per trovare strategie alternative nell’affrontare i vari compiti scolastici. Affrontare la dislessia significa dare fiducia al bambino, nel suo successo formativo, capirlo e sostenerlo nei suoi sforzi, gratificarlo rompendo il circolo vizioso della caduta dell’autostima e offrendogli sfide cognitive che è in grado di vincere. Generalmente, con l’applicazione e la costanza, i ragazzi dislessici migliorano notevolmente nell’accuratezza della lettura, ma poco nella velocità, che resta sempre inferiore rispetto a quella dei ragazzi di pari età. 

Per ulteriori informazioni su come utilizzare il metodo Feuerstein con i bambini D.S.A. potete inviarmi una mail al seguente indirizzo m.boninelli@univirtual.it 
 

Articolo: dal tablet un auto per i piccoli dislessici.


MILANO - Siamo abituati a vedere le tavolette elettroniche, o tablet che dir si voglia, in mano a manager irreprensibilmente in giacca e cravatta o a giovani tecnofili. Difficile immaginarle in mano a un bimbo di sei anni, ancora meno pensarle come strumenti “abilitativi”. Invece i tablet possono venire incontro alle esigenze terapeutiche dei bambini che si trovano ad affrontare il problema della dislessia, una difficoltà che riguarda la capacità di leggere, scrivere e talvolta far di conto - in questo caso si parla di discalculia - in modo corretto e fluente. L’idea è venuta a Marco Iannacone che voleva affiancare al lavoro fatto da logopedisti, neuropsichiatri e specialisti del settore uno strumento che consentisse ai bambini un accesso semplificato alle informazioni di cui hanno bisogno. «Nel 2011 ho pensato di usare i tablet per mio figlio Santiago, che soffre di dislessia - racconta Iannacone -. Ho preparato una tavoletta dotata di sistema operativo Android e pensato a una serie di programmi funzionali al trattamento di questa condizione. È nato così EDI Touch».
IL PROGETTO - «L'idea del tablet ha riscosso così tanto entusiasmo da parte degli specialisti che seguivano mio figlio - prosegue Iannacone - da spingermi ad autofinanziarne lo sviluppo software, identificare un produttore hardware in modo da poter fornire una soluzione completa a un prezzo ragionevole - 350 euro - a tutte le famiglie che ne avessero avuto bisogno». E sono molte. Si calcola che la dislessia riguardi il 15% della popolazione scolastica. Non un handicap o un deficit intellettivo: se supportati da specialisti e da opportuni strumenti, i ragazzi possono completare con successo il ciclo di studi fino a livelli universitari e oltre. Se il prototipo aveva riscosso molto interesse, internet poi è stata la sua consacrazione. «Ho lanciato un sito web (tabletascuola.net) offrendo la possibilità a chi volesse di partecipare a un attività di beta test al fine di perfezionare lo strumento prima della versione finale che sarà disponibile a inizio settembre, in tempo per l'inizio della scuola - spiega Iannacone -. E l'adesione è stata incredibile: oltre 100mila contatti da tutto il mondo, soprattutto dai Paesi sudamericani».
I PROGRAMMI - EDI Touch è stato pensato per incoraggiare i bambini ad approfondire i propri interessi e a comprendere meglio gli argomenti visti a scuola. Tra i programmi sono presenti: un ebook reader, una calcolatrice, un software per creare mappe concettuali, un dizionario italiano e un corso di inglese. Tutti i software sono utilizzabili anche con un riconoscimento vocale, ovvero con la possibilità di far “leggere i testi” che appaiono sul video da una voce elettronica. Un parental control, infine, consente di escludere, momentaneamente, alcune applicazioni per indirizzare l'attenzione degli studenti e ridurre le possibili distrazioni. «Attualmente è pensato per i bambini che frequentano la scuola primaria, come mio figlio - conclude Iannacone -, ma penso che lo modificheremo per adattarlo alle sue esigenze, mano a mano che Santiago crescerà».
Simone Fanti
10 agosto 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 9 agosto 2012

Appello a Ministro Profumo: fatemi studiare. Una disabile rifiutata dagli atenei


Rosanna si appella al ministro Profumo. Ha 19 anni ma non riesce ad iscriversi a Psicologia dopo il diploma a pieni voti

MILANO - Rosanna Lovino, 19 anni, occhi nocciola a cui non sfugge niente, sta sdraiata su un letto da quando è bambina per una malattia rara che si chiama sindrome di Werdnig-Hoffman, la forma più grave di atrofia muscolare spinale. Però sa usare il computer davvero come pochi e alle 19.57 di mercoledì ci ha inviato questa email: «Salve sono Rosanna, spero che si risolva tutto nel migliore dei modi. Chiedo al ministro Profumo che a tutti gli studenti, disabili e non, che sono interessati allo studio, come me, venga data la possibilità di frequentare le università, le quali, essendo a numero chiuso, pullulano di raccomandati e strafottenti. Grazie». Il problema è che Rosanna quest'anno si è diplomata al liceo classico «Carmine Sylos» di Terlizzi (Bari) con il massimo dei voti, 100 e lode, e adesso vorrebbe studiare psicologia all'università («Le piacciono molto i bambini e dice sempre che vorrebbe capire cosa passa loro nella testa», spiega la signora Mimma, sua madre, che la capisce dal labiale). Ma fino ad adesso, malgrado le tante domande presentate, alla Cattolica di Milano, all'Ateneo di Urbino, all'Università di Chieti, nessuno ha mai risposto positivamente.
CONTATTO UMANO - «Siamo spiacenti - le hanno scritto dalla Cattolica - non siamo un'università telematica e per gli esami occorre essere sottoposti, in presenza di una commissione, a prove e verifiche ufficiali. La sua distanza da Milano ci obbliga, purtroppo e con rammarico, a comunicarle che siamo impossibilitati a predisporre un iter dedicato per risolvere il problema». Rosanna finora ha sempre seguito i corsi in video-conferenza, perché a lei piace comunque «il contatto umano, interagire con gli altri, non si accontenta di una semplice chat», spiega il papà Vincenzo, che fa il macellaio. La sua città è Ruvo di Puglia e sempre, da quando andava alle elementari (alla «Giovanni Bovio») e poi alle medie (la «Cotugno»), il Comune di Ruvo ha aiutato la sua famiglia per sostenere le spese del computer, della webcam e via dicendo. Alle superiori, poi, ci ha pensato la Regione Puglia ad accollarsi i costi del liceo di Terlizzi. Ma adesso il problema è un altro: possibile che non si trovi in Italia neppure un ateneo che sia attrezzato a dovere e che consenta a Rosanna di studiare psicologia dalla sua cameretta?
CERVELLO ECCEZIONALE - Il sindaco di Ruvo, Vito Ottombrini, del Pd, dice che la ragazza ha «un cervello proprio eccezionale» e mostra con orgoglio un quadernetto di poesie che Rosanna gli ha regalato. S'intitola «Liberi pensieri» e la poesia più bella, che ha vinto anche un premio, è questa: «Tu osservi, io anche. Tu parli, io anche. Tu sorridi, io anche. Io ascolto chi mi circonda, tu ascolti solo te stesso. Io amo tutti indistintamente, tu ami solo te stesso. Io mi integro nella comunità, tu emargini te stesso. Io sono fiero di essere il diverso. Tu... ». Prima le poesie Rosanna le scriveva a penna, ma col tempo la funzionalità delle sue mani è diminuita e allora adesso usa solo il computer e si aiuta con due mouse: uno muove una specie di puntatore che evidenzia le lettere, mentre l'altro le serve a cliccarci sopra. Rosanna, per cliccare, usa l'alluce del piede. È così che ieri sera ha scritto il suo appello al ministro Profumo.
Fabrizio Caccia
9 agosto 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 4 agosto 2012

Nuovo Protocollo d'intesa per gli alunni con disabilità

Il MIUR e il Ministero della Salute hanno siglato un Protocollo d’Intesa per la tutela del diritto allo studio e alla salute degli studenti con disabilità. L’obiettivo principale dell’accordo è quello di promuovere, sostenere e sviluppare iniziative per la tutela dei bambini e studenti con disabilità e con disturbi evolutivi specifici.


Scarica il Protocollo d’Intesa tra il MIUR e il Ministero della Salute

http://www.istruzione.it/web/ministero/focus_030812