CORRELAZIONE – I risultati sono stati chiari: tanto più i soggetti si erano impegnati in attività cognitive, tanto meno il loro cervello aveva accumulato la proteina beta-amiloide. «La correlazione è netta – spiega Susan Landau, la coordinatrice della ricerca –. Questo indica che l'attività cognitiva può prevenire o rallentare la deposizione di amiloide, di fatto influenzando l'insorgenza di Alzheimer. Il cervello degli anziani che erano mentalmente attivi era paragonabile a quello dei giovani adulti di venti o trent'anni; al contrario gli anziani meno stimolati a livello cognitivo avevano un cervello più simile a quello dei pazienti con Alzheimer. Perché cruciverba e affini siano davvero efficaci è importante iniziare presto e continuare a leggere, scrivere e allenare il cervello anche in età adulta: chi comincia fin da piccolo ha una maggior probabilità di ritrovarsi con il cervello “pulito” dalle placche in età avanzata». I ricercatori hanno anche indagato se l'attività fisica fosse in qualche modo connessa alla deposizione di beta-amiloide, chiedendo ai partecipanti attraverso uno specifico questionario se avessero svolto esercizio o qualche forma di sport nelle due settimane precedenti all'indagine. «La relazione non è altrettanto inequivocabile, anche se i dati suggeriscono che a un maggior grado di attività fisica si associ un'attività cognitiva più intensa e quindi un effetto protettivo – osserva Landau –. Detto ciò è bene ricordare che la malattia di Alzheimer è una patologia complessa, multifattoriale: tenere in allenamento la mente è solo uno dei fattori coinvolti». Fare i cruciverba tutta la vita insomma non dà la garanzia di non ammalarsi; di certo però è un primo passo per arrivare con il cervello più in forma alla terza età.
9 agosto 2012
(modifica il 10 agosto 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
fonte: www.corriere.it
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