Carissimi lettori,
non posso non condividere in questo blog la lettera scritta dal collega e formatore come me del Centro Studi Erickson, Carlo Scatagnini, diretta al Direttore Generale Miur dott. Luciano Chiapetta.
Condivido in toto il pensiero di Carlo riguardo i corsi di riconversione professionale sui posti di sostegno per i docenti in esubero e spero tanto che questo mio anzi no.. nostro pensiero possa essere condiviso da molti.
Il sostegno è un caos calmo ... ed io non cambio mestiere. Ma per farlo questo mestiere occorre un'adeguata formazione e soprattutto motivazione!.
Nella certezza che molti di voi, insegnanti, educatori, genitori condivideranno questo pensiero, vi invito a diffonderlo a chiunque possa esserne interessato.
Grazie infinite per la collaborazione,
Grazie infinite per la collaborazione,
m.luisa boninelli
Le motivazioni di un insegnante di sostegno
Di Carlo Scataglini, autore del libro Il sostegno è un caos
calmo. E io non cambio mestiere
Carlo
Scataglini, autore per le Edizioni Erickson del libro Il sostegno è un caos
calmo. E io non cambio mestiere commenta l'attuale decisione del MIUR: la
riconversione sul sostegno dei docenti in esubero, Decreto Direttoriale n. 7.
Carlo Scataglini si rivolge direttamente al dott. Luciano Chiappetta, Direttore
Generale del MIUR, rivelando con estrema passione e professionalità il suo
punto di vista.
Le motivazioni di un insegnante di sostegno
lettera al Direttore Generale del MIUR
di Carlo Scataglini
Al dott. Luciano Chiappetta
Direttore Generale del MIUR
Gent.mo Direttore Generale,
Le scrivo in merito al Decreto Direttoriale n. 7,
quello del 16 aprile, che porta la sua firma. Niente di personale, è solo che
il clamore suscitato dalla decisione di riconvertire e utilizzare su posti di
sostegno i docenti in esubero non mi ha lasciato di certo indifferente.
Da oltre vent’anni faccio l’insegnante di sostegno
nella scuola media. A partire da un corso polivalente che ho frequentato a
L’Aquila nel biennio 1988-90. Con lezioni in presenza, tutti i pomeriggi e con
l’obbligo di frequenza, di ritorno da Roma dove facevo il supplente annuale di
educazione fisica. Con laboratori e tirocinio diretto, con esami veri, con
tesine di tirocinio indiretto e tesi finale sperimentale. Con docenti di corso
preparati e competenti e colleghi appassionati che come me, a distanza di tanti
anni, fanno ancora gli insegnanti di sostegno.
Fui fortunato, allora, per due ragioni. Perché dopo
il corso di specializzazione entrai subito in ruolo e perché quel corso risultò
realmente efficace, almeno come formazione iniziale.
Sì, perché di formazione iniziale si tratta, solo di
quella. Il resto è tutto da costruire, dopo. Ogni anno scolastico è diverso,
ogni scuola è diversa, ogni classe è diversa, ogni alunno è profondamente
diverso. Non è sufficiente avere l’opportunità di lavorare in una classe in cui
c’è un ragazzino Down per sentirsi a posto e pensare di avere imparato tutto
sulla sindrome di Down. L’anno dopo, magari, si possono scoprire cose
completamente diverse in una situazione che può apparire simile.
Ecco perché la formazione iniziale è solo un punto
di partenza. Il resto, tutto il resto, si costruisce giorno per giorno, con
fatica, studio, passione, entusiasmo.
Questa è la ragione per la quale Le scrivo, signor
Direttore Generale. Non intendo discutere la serietà dei corsi di riconversione
che, con il Decreto da Lei firmato, prepareranno dei docenti soprannumerari a
svolgere il mestiere di insegnante di sostegno. Non intendo entrare nel merito
del numero di ore, di crediti, di laboratori, di tirocini diretti o indiretti.
Non intendo nemmeno, e qui in verità faccio un po’ più di fatica ad astenermi,
commentare la decisione di far partire “l’operazione” con la massima urgenza e prevedere
l’utilizzazione dei soprannumerari “riconvertiti” già dal primo settembre
prossimo, dopo lo svolgimento di uno solo dei tre moduli previsti. L’unica cosa
che mi preme dirLe (mi scuserà se mi ripeto!) è che il mestiere di insegnante
di sostegno si costruisce giorno per giorno e solo con una forte motivazione.
La motivazione di chi ci crede
veramente. Di chi, magari, da anni prende una nomina annuale e fa l’abbonamento
del treno o prende una casa in affitto per andare a “insegnare sostegno”
lontano da casa. Di chi, comunque, fa questo lavoro per scelta e con una forte
motivazione. Non di chi, in qualche modo, è costretto a farlo per non perdere
il proprio posto di lavoro.
Sa, signor Direttore, ho sempre iniziato i miei
corsi incollando un grande cartellone bianco su una parete dell’aula e
invitando i corsisti a scrivere liberamente i motivi per cui intendevano
iniziare un’avventura così difficile e interessante. Perché volevano misurarsi
con un lavoro così duro e affascinante. Quali fossero le loro motivazioni.
Quali le loro aspettative. Stavolta, nei corsi di riconversione per docenti
soprannumerari, lo dico in tutta sincerità, mi sentirei in imbarazzo a chiederlo.
Per questo, anche se so già che ho poche speranze,
La invito a ripensarci. A fermare “l’operazione”, a sospenderla, a rinviarla, a
studiarla meglio.
Il sostegno è
un caos calmo, sicuramente, ma è una cosa seria: è un principio fondamentale
che rende migliore la scuola. Fare sostegno vuol dire andare avanti tutti
insieme verso una meta comune. È un po’ quello che succede nel rugby. Da ex
giocatore di rugby, uso spesso questa metafora e chi conosce bene questo sport
sa che il “fare sostegno” ne è il principio base. E sa che è solo una forte
motivazione a spingere ciascuno a dare il massimo per arrivare alla meta
insieme agli altri. La motivazione, purtroppo, non si può dare per decreto, né
attraverso un corso più o meno efficace. La motivazione deriva solo da una
scelta. Una scelta personale, convinta e soprattutto libera. La scelta di fare
sostegno, nella scuola pubblica, cercando di lavorare bene in vista
dell’integrazione di tutti gli alunni e
della crescita di tutto il sistema scolastico.
Questo, in realtà, è il lavoro dell’insegnante di
sostegno. Quello che viene fuori dal decreto n. 7 è qualcosa di profondamente
diverso e decisamente preoccupante.
Nella speranza che “l’operazione” possa essere
fermata in tempo,
La saluto cordialmente
Carlo Scataglini