sabato 20 ottobre 2012

Strategie per aspiranti cervelloni



Secondo Alberto Zani dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr di Milano, non c'è da stupirsi se gli studi sul cervello - evoluzione dell'intelligenza, miglioramento delle prestazioni, coscienza dei pazienti in stato vegetativo - hanno interessato il pubblico di 'Light' tanto da assegnare a queste ricerche il quarto posto nella classifica delle 'breaking news' scientifiche più votate.
"Sono interrogativi e obiettivi perseguiti da sempre", sostiene Zani. "L'evoluzione dell'intelligenza è un anelito così sentito che diversi filoni di studi si sono spinti a inseguire la 'pillola della prestazione', prodotti, cioè, basati su sostanze che aumentano temporaneamente performance psicofisiche e capacità conoscitive, ma che - anche quando non rientrano nel novero delle droghe illegali - sono comunque psicotrope e provocano assuefazione, danneggiando a lungo termine il cervello".
Insomma, la legittima aspirazione ad aumentare le capacità del nostro cervello non deve indurre a utilizzare principi chimici "il cui percorso è sintetizzabile in una parabola rovesciata: progressivo aumento delle prestazioni intellettuali, accompagnato però da una crescita altrettanto progressiva dell'assunzione per ottenere gli effetti desiderati, che provoca a sua volta dipendenza e porta, in definitiva, a un complessivo danneggiamento delle funzioni cerebrali", spiega il ricercatore dell'Ibfm-Cnr. "Certamente più raccomandabili sono invece mnemotecniche ed esercizi logici, aiutati da ripetizione e pratica, che sfruttino il cosiddetto 'junking' ('spezzettamento') di grandi quantità di dati e informazioni, facilitandone l'immissione e il successivo richiamo".
Alla base di queste ricerche c'è la misurazione dell'intelligenza. Ma è possibile quantificare con un criterio valido e oggettivo le capacità intellettive? "L'imaging, cioè la possibilità di fotografare e riprendere il nostro cervello in attività, è stato indubbiamente un passo in avanti essenziale per capire come esso funzioni. Esistono però", avverte Zani, "tanti tipi di intelligenza, che si manifestano nelle più varie forme: in una persona, anzi, le capacità più sviluppate tendono ad 'annebbiare' le altre, favorendo l'eccellenza in un determinato campo disciplinare, relazionale o artistico. È il caso di Einstein, che, fu respinto all'esame di ammissione al Politecnico di Zurigo, eppure fu in grado, qualche anno dopo, di elaborare solo visualmente la teoria della relatività, teorizzandola in termini fisico-matematici in un secondo momento. Studiando il suo cervello si è notato un ingrandimento delle aree temporo-parieto-occipitali, che collegano il pensiero alla sfera visiva".
Analoga cautela vale per la 'coscienza' dei pazienti in stato vegetativo: "È ormai assodato grazie alle tecniche di risonanza magnetica strutturale e funzionale, che il paziente avverta le stimolazioni sensoriali, dobbiamo ancora comprendere perché manchi il passaggio successivo, cioè il comportamento volontario cosciente in risposta a queste stimolazioni. Gli studi sperimentali necessitano di tempo per un loro utilizzo applicativo: si pensi che il lobo parietale, cioè la zona addetta all'integrazione sovra modale cosciente degli stimoli sensoriali con le aree frontali, responsabili della volontà, era considerata fino a non moltissimo tempo fa tra le aree 'silenti' del cervello. È insomma comprensibile", conclude il ricercatore, "che studi di questo tipo suscitino interesse nel pubblico, ma sono argomenti che vanno trattati con prudenza e serietà, altrimenti il rischio è profilare risultati illusori e fallimentari. A tutt'oggi non abbiamo una conoscenza globale del cervello umano e la strada verso la scoperta delle sue potenzialità inespresse è ancora lunga e difficile: ognuno dei cento miliardi di neuroni è, a qualche livello, funzionalmente diverso dall'altro".
Angela Galloro
Fonte: Alberto Zani, Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare, Milano, tel. 02/66173340, -369, email alberto.zani@ibfm.cnr.it