MILANO - Per chi ha odia la matematica a scuola, ricominceranno
presto i grattacapi, ma attenzione: non sempre chi litiga con i numeri è
un pigro con poca voglia di studiare, potrebbe semplicemente soffrire
di discalculia. Così gli esperti chiamano un disturbo che è
l’equivalente matematico della dislessia, che consiste, invece, nella
difficoltà a leggere correttamente le parole. E se la dislessia è oggi
conosciuta e riconosciuta abbastanza facilmente, la discalculia è ancora
sottovalutata, sottostimata e poco studiata, tanto che la rivista
Science ha appena dedicato una review all’argomento (firmata da
ricercatori inglesi, fra cui un’autorità in materia, Brian Buterworth,
membro del Centre for Educational Neuroscience dell’Ucl, l’University
College of London).
SCIENZA E PIL - L’obiettivo degli specialisti, oltre che fornire
qualche suggerimento per affrontare il disturbo, è quello di stimolare
una maggiore attenzione delle autorità sanitarie e scolastiche nei
confronti di questo problema che ha anche un costo per la collettività:
le capacità matematiche e scientifiche di un Paese contribuiscono,
infatti, alla crescita del prodotto interno lordo con lo 0,87 per cento
all’anno, secondo i dati dell’OECD, l’Organisation for Economic
Co-operation and Development. Secondo gli autori dell’articolo, dal 5
al 7 per cento delle persone, a partire dall’età scolare, soffre di
discalculia congenita (in qualche caso anche ereditaria, che spesso si
associa alla dislessia) che compromette l’apprendimento numerico e le
capacità di calcolo, senza peraltro essere accompagnata da deficit
intellettivi, e può avere conseguenze nella vita di tutti i giorni. Come
si manifesta, in pratica?
TRE PER OTTO - Con la difficoltà di lettura e scrittura dei
numeri, la difficoltà nel dare un significato al numero e nell’eseguire
procedure di calcolo, la difficoltà di acquisire le tabelline e i
calcoli a mente, la difficoltà di attribuire al segno algebrico le
relative procedure di calcolo (cioè sommare se appare +, moltiplicare se
appare x), la difficoltà di contare all’indietro. Ecco qualche esempio.
Chi soffre di discalculia ritiene che “tre per otto” sia uguale a 38.
Oppure scrive centouno così: 1001 (cioè trascrive il numero come lo
sente pronunciare e non capisce i concetti di centinaia, decine, unità).
«Ricordo il caso di una signora che lavorava in una boutique – dice
Giacomo Stella professore di Psicologia Clinica all’Università di
Modena-Reggio Emilia e Presidente dell’Associazione italiana dislessia. -
Ebbene, invece di scrivere sul cartellino di un capo di abbigliamento
il prezzo reale di 754 euro, aveva scritto 570. E’ un esempio di
discalculia procedurale che riguarda la capacità di leggere e scrivere i
numeri e che può avere conseguenze pratiche importanti. E’ diversa
dalla discalculia semantica che ha a che fare, per esempio, con
l’apprezzamento della quantità numerica, con la capacità di contare
avanti e indietro e di orientarsi nel tempo. Queste persone non
distinguono i mesi, i giorni e le settimane».
LEGGERE LE ORE - Il problema della discalculia (in particolare
quella semantica) è oggi mascherato dalla tecnologia. I ragazzi possono
usare le calcolatrici a partire dalla scuola media e questo li aiuta a
compensare la difficoltà di fare i calcoli a mente. I negozianti hanno a
disposizione le bilance elettroniche, che fanno tutto loro e rendono
meno necessaria l’attività di calcolo. Chi ha difficoltà a quantificare
il tempo e a usare gli orologi classici, può contare su quelli digitali.
E chi ha problemi a calcolare il resto, dovuto dopo un acquisto, può
pagare con il bancomat o la carta di credito. Il problema, comunque,
esiste e va riconosciuto. «Dislessia e discalculia hanno un impatto
differente nei diversi Paesi – continua Stella. – La dislessia è legata
alle caratteristiche dell’ortografia della lingua e, in particolare, al
grado di corrispondenza delle lettere con i suoni: in Gran Bretagna,
proprio perché la lingua scritta è diversa da quella parlata, ci sono
molti più dislessici che in Italia, dove invece c’è maggiore
corrispondenza fra scritto e parlato. La discalculia, invece, è
equamente diffusa perché il sistema dei numeri e dei calcoli è un
internazionale». Come attrezzarsi? Secondo l’articolo di Science
l’utilizzo di software, capaci di sostituirsi agli insegnanti nelle
scuole, potrebbe rivelarsi utile nel correggere il disturbo (i software
si chiamano Number Race e Grapho-game-Maths).
ELOGIO DELL’ABACO - «Ma per stimolare le capacità aritmetiche -
suggerisce Stella – ci sono semplici strumenti che la scuola ha
demonizzato: la linea dei numeri, una semplice sequenza da uno a venti
(come un righello, ndr), per le addizioni e le sottrazioni, che il
bambino può sempre tenere davanti a sé, e la tavola pitagorica, per le
moltiplicazioni. Si tratta di banali rappresentazioni che rendono
concrete le operazioni di calcolo. Del resto i cinesi “vincono” in
matematica perché familiarizzano, da piccolissimi, con l’abaco che
fornisce una rappresentazione concreta dei numeri. Nella scuola
italiana, invece, si è optato per la rappresentazione mentale astratta
del numero e, se la maggior parte della popolazione non ha problemi,
alcuni individui, invece, ne sono penalizzati». Non usare certi
strumenti si rivela alla fine una barriera architettonica per l’accesso
al numero.
tratto da www.corriere.it
Per ulteriori informazioni sull'applicazione del Metodo Feuerstein con i bimbi dislessici potete inviarmi una mail: m.boninelli@unive.it