Anche se le propensioni naturali hanno la loro rilevanza, è innegabile che la salute e la qualità della vita del bambino, affettiva ed emotiva, ma anche materiale, sono fattori che condizionano lo sviluppo della sua intelligenza. In base alla combinazione di queste condizioni, un bambino più o meno dotato per natura avrà infatti la possibilità e l'opportunità di esprimere o meno il suo potenziale cognitivo ed intellettivo.
Le possibilità economiche necessarie per poter fare diversi tipi di esperienze o accedere a percorsi di apprendimento di un certo livello, gli stimoli emotivi utili ad allenare la propria intelligenza, sperimentare cose nuove e coltivare le proprie passioni, le possibilità sociali per poter intraprendere un certo tipo di attività, sono i pezzi del complesso puzzle che in qualche modo condiziona lo sviluppo cognitivo dei bambini, offrendogli o negandogli gli strumenti per esprimere il massimo del loro potenziale.
Anche i neurobiologi hanno dovuto concordare con gli esperti di psicologia dell'età infantile, constatando che l'esperienza dell'individuo ne condiziona lo sviluppo cognitivo. Uno studio sui neonati ha infatti dimostrato che essere privati nei primi mesi di vita delle emozioni legate alla possibilità di giocare e di interagire con gli adulti, porta uno sviluppo psico-motorio più lento e una crescita minore del cervello.
È evidente quindi la relazione esistente tra il crescere in un ambiente stimolante dal punto di vista affettivo ed emotivo e gli effetti positivi sulla crescita e sullo sviluppo dell'intelligenza.
Questo perché i bimbi che si sentono amati, considerati ed accettati, sviluppano una maggiore fiducia e una mentalità più aperta e cominciano prima a sperimentare ed utilizzare le proprie capacità e potenzialità cognitive.
Fonte: web
pubblicato da Maria Luisa Boninelli
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