Feuerstein nel suo scritto, di cui riporto per sintesi solo alcuni passi significativi, pone una domanda basilare:
" Come fare in modo che il bambino in situazione di handicap si avvicini il più possibile al livello di sviluppo indicato dal suo potenziale, grazie all'opera di integrazione svolta dalla scuola?"
Le risposte più frequenti sono classificabili in un continuum che va dall'attitudine passiva accentante a quella attiva modificante. L'attitudine passiva accettante è una posizione molto umana e afferma:
" Ascoltate è un nostro figlio, è un uomo che ha gli stessi diritti degli altri e bisogna fare ogni cosa perché si sviluppi e abbia la migliore qualità di vita". Bene, ma poiché questo individuo non è come gli altri, perché ha un'alterazione cromosomica, o è stato colpito da sindrome pre, peri o post natale, poiché non può cambiare bisogna accettarlo come è. Allora potete creare un ambiente che gli sia favorevole, adattarlo, cambiarlo in suo favore perché tale soggetto possa vivere. Si accetta l'individuo com'è, senza chiedergli di modificarsi.
L'attitudine attiva modificante sostiene: " No. È l'individuo che deve adattarsi ad ogni condizione di vita; non si deve metterlo in una nicchia dove possa rimanere com'è".
L'autore esplicita il concetto ponendo altre domande:
- Prima domanda: bisogna veramente rendere più intelligenti queste persone, ed è così importante?
- Seconda domanda: anche se concordiamo sull'importanza di essere intelligenti, si può cambiare quello che Dio e la natura hanno fatto dell'uomo, si può modificare l'intelligenza?
- Terza domanda: se è così importante essere intelligenti, come noi sosteniamo, quale può essere la modalità migliore per raggiungere tale obiettivo?
Ci fu un tempo in cui si poteva vivere anche con limitate capacità di astrazione, l'individuo nato 300/200/100 anni fa, in una certa famiglia, riceveva con il latte materno, quel che doveva sapere per continuare a vivere come vivevano i suoi genitori, la stessa professione veniva trasmessa, di padre in figlio, per generazioni. Egli non doveva fare delle scelte professionali, o morali, o scegliere dove abitare, o come vestirsi: tutto era preparato, stabilito, preordinato, l'astrazione, la concettualizzazione non erano elementi decisivi.
Ecco la mia risposta alla prima domanda. È necessario, conveniente, investire così tanto per insegnare ad un individuo a pensare? Si, perché è grazie allo sviluppo del pensiero che si può insegnargli ad imparare ad imparare, ad apprendere cose nuove, nuove modalità di pensiero, nuove forme di espressione.
Rispetto alla seconda domanda: è possibile cambiare l'intelligenza umana? Posso dire che la teoria della modificabilità non è accettata da molti scienziati. Per una ragione o per un'altra la scienza vuole avere un oggetto di studio stabile, pretende di poter misurare l'intelligenza come si misura la natura, valutare certe capacità come si calcola il peso degli oggetti. Si ha in questo caso la situazione in cui si ritiene che l'uomo abbia una intelligenza fissa, come il colore degli occhi, e che abbia una capacità, un potenziale dato, al di là del quale egli non può progredire.
Alla seconda parte della domanda, si può veramente modificare l'intelligenza?
Rispondo positivamente sulla base di un mio postulato, il postulato della Modificabilità Cognitiva Strutturale. Postulato perché dietro ha un sistema di convinzioni determinante.
Noi riteniamo che l'individuo è capace di modificarsi, d'essere modificato e di automodificarsi, in funzione di una decisione che prende e mette in atto, che permette che la modificabilità si realizzi. Tale modificabilità si realizza soprattutto su base cognitiva; d'altra parte è ancora un elemento cognitivo che è responsabile dello sviluppo di certe emozioni e di alcuni fattori energetico-affettivi.
L'uomo arricchisce la sua affettività, le sue emozioni, i suoi sentimenti grazie agli elementi cognitivi. L'elemento cognitivo ed emotivo sono due fattori della stessa medaglia trasparente e permeabile, che possono interferire continuamente tra di loro.
Noi crediamo che l'uomo sia modificabile e che la modificabilità si manifesti sotto forma di "opzione", questo significa che non per tutti si realizzerà ma che tuttavia è disponibile per ciascuno, indipendentemente dalle barriere tipiche; che esistono come ostacoli alla sua materializzazione.
Una di queste barriere è l'eziologia: le capacità dell'individuo possono variare per cause ereditarie.Si può contrastare l'ereditarietà fornendo all'individuo gli strumenti per annullarla. In questo senso l'uomo è modificabile, anche quando esiste un'alterazione cromosomica.
Sono sempre più numerose le persone Down che raggiungono risultati eccellenti; da noi, in Israele, ad esempio un ragazzo ha ottenuto la menzione di "soldato eccellente" su tutto il plotone e molti altri ragazzi trisomici sono accettati nell'esercito come volontari.
Altra barriera è l'età: spesso si dice se avete la fortuna, la possibilità di intervenire molto precocemente, forse riuscirete ad ottenere dei risultati, dei cambiamenti, ma quando è passata una certa età se un soggetto non ha ricevuto gli interventi necessari per arricchirsi, quando si è superato il periodo evolutivo e completato lo sviluppo del sistema nervoso, non c'è più niente da fare.
Ebbene no! A nostro parere, supportato anche dalla scienza dello sviluppo, si può superare quel limite e l'uomo può modificarsi a qualunque età. Abbiamo dati interessanti di ricerca rispetto alle persone anziane; molte delle quali hanno imparato a modificare significativamente il loro modo di pensare, di agire e di apprendere.
Anche le esperienze sempre più diffuse di educazione permanente sono una valida testimonianza in favore di tale postulato della modificabilità delle persone rispetto all'età.
La terza barriera è la gravità dell'handicap: anche individui con handicap plurimi sono riusciti ugualmente a cambiare in modo significativo. Ecco perché ho parlato di "postulato" della modificabilità, perché molti autori di metodi eccellenti non li hanno mai utilizzati, e sapete perché? Perché non hanno avuto il bisogno, non sono stati veramente coinvolti affettivamente, emotivamente, moralmente nei confronti delle persone disabili.
Non avendo tale coinvolgimento hanno utilizzato i migliori metodi con un approccio che li ha resi inefficaci. Perciò il credere è la conseguenza di un bisogno, il bisogno crea la fiducia e la fiducia crea i metodi, che a loro volta sviluppano la creatività degli insegnanti.
Ecco la teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale che crea un'attitudine attiva modificante: io non ti accetto come sei, io ti cambio. La cosa più importante è rendere il soggetto capace di imparare e anche l'ambiente intorno a lui influenzerà la sua capacità di apprendere autonomamente; l'immagine di se stessi, la consapevolezza delle proprie conoscenze e capacità, gli aspetti emotivi e le caratteristiche della personalità sono fortemente dipendenti dal fattore cognitivo.
Nessun commento:
Posta un commento