Mi chiamo Elena. Insegno danza contemporanea… e ho la sindrome di Down
“vai tu, io mi rilasso con i bambini… e poi lo so che non stai più nella pelle!”
Oh sì Giova, non sto più nella pelle, non riesco a staccare gli occhi da questa ragazza così bella, dai lineamenti così delicati, una diciannovenne come tante se non fosse nata con un cromosoma in più. Sua madre Cristina ha creduto in lei, nelle sue abilità, non l’ha etichettata o limitata, ma le ha dato la possibilità di essere ciò che voleva. E forse proprio perchè mi piace credere che certi incontri nella vita non sono casuali, lei ha conosciuto un insegnante altrettanto speciale, Sabrina, che non solo le ha spiegato come far uscire le proprie emozioni grazie alla danza, ma l’ha spronata a seguire un cammino che l’ha portata a noi oggi…
Lei è Elena, ed è la nostra insegnante di danza per i prossimi 5 giorni. Alla fine dei quali presenteremo uno spettacolo. Di cui lei è la protagonista e noi semplici comparse.




Ogni pomeriggio ci troviamo alle 17.00 per la lezione, 12 persone diverse tra loro, con 46 o 47 cromosomi, curiose di sapere cosa c’è dietro alla danza contemporanea e a questa speciale ragazza che riesce a seguire in maniera precisa una scaletta (io l’ho appesa al muro per ricordarmi la successione degli esercizi). Elena, nei momenti di indecisione, lancia uno sguardo alla sua insegnante, oramai amica, e quello sguardo le basta. Anche perchè Sabrina suggerisce, porta alla risposta senza essere lei a darla, insegna a distanza, quasi in sordina, ma con un sorriso che davvero parla.
Durante le nostre lezioni vinciamo l’imbarazzo di ballare soli davanti a tutti, ci scateniamo muovendo solo parti ben distinte del nostro corpo, giochiamo con la fiducia, gli uni negli altri, mani nelle mani e ad occhi chiusi. Ci massaggiamo e coccoliamo, impariamo a capire e a cercare di controllare alcune stereotipie, a rispettare i tempi di ognuno, a non sostituirci a chi reputiamo meno immediato, a decidere se vogliamo esserci o meno. Siamo in sintonia… ormai siamo dentro.
E al momento dello spettacolo “E così si ballerà al mare”, quando parte la musica fatta di suoni e percussioni, noi entriamo nella stanza correndo, rimbalzando contro i muri per poi ritrovarci a roteare e finire in un abbraccio reciproco





















Non ho mai fatto spettacoli prima d’ora e mi immagino che alla fine ci si senta sollevati, felici di aver concluso e con meno ansia rispetto all’inizio di esso.
Ma non è il caso dello spettacolo di Elena.


L’abbraccio speciale tra Giulia ed Elena… l’espressione di Giulia mi fa sussultare il cuore… Qui l’emozione si è ingrandita, moltiplicata all’ennesima potenza





E di sicuro ha il tuo dolce sorriso.
tratti da www.guardaconilcuore.org