venerdì 9 luglio 2010

L'integrazione e la pedagogia della Mediazione

La diversità , l'handicap sono tematiche abbastanza scottanti, di difficile approccio, ma se analizzate profondamente, offrono da sole la possibilità di affrontarle nella maniera adeguata. 
Il compito non è facile, non può essere lasciato nelle mani esclusive della scuola, ma è necessario invece l'intervento sinergico di più forze (scuola, extrascuola, famiglia, mass media, associazioni) che soltanto in questo modo potranno garantire il processo di cambiamento, operando all'unisono, attraverso diverse azioni di intervento tra cui la formazione e l'informazione. 
Putroppo capita spesso di vedere nell'alunno diversamente abile un incidente da evitare, un incidente di cui se ne deve occupare esclusivamente l'insegnante di sostegno. Questo succede perchè è presente nella scuola una concezione centrata sull'insegnamento dove il vero protagonista è il docente e non l'alunno; per quest'ultimo l'unico compito che deve assolvere è quello di recepire e restituire il messaggio ricevuto da parte dell'insegnante. 
Non ci si rende conto ancora che l'eterogeneità rappresenta la normalità all'interno di un contesto classe e che le difficoltà di un allievo diversamente abile non costituiscono un incidente da chiudere al più presto possibile, ma da cui partire per creare un processo formativo di qualità, dove tutti diversamente abili e non hanno l'opportunità di "imparare ad imparare". 
Di fatto non è e non può ritenersi sufficiente attuare l'inserimento dei ragazzi diversamente abili nella scuola affinchè si crei integrazione. Quest'ultima è un processo che deve essere costruito caso per caso, situazione per situazione, e non dev'essere finalizzata al rapporto alunno diversamente abile - insegnante di sostegno. 
Affinchè si sviluppi nella scuola la capacità di essere inclusiva per tutti, una scuola capace di offrire risposte ai bisogni specifici di ognuno tenendo conto che ognuno è e rappresenta una "speciale normalità" occorre lavorare attraverso la Pedagogia della Mediazione. Occorre riconoscere che dobbiamo "non accettarli cosi come sono" come sostiene il Prof. Reuven Feuerstein e aiutarli a cambiare, cambiando prima di tutto l'ambiente dove vivono. 
Nel riconoscere ad ogni alunno la sua "speciale normalità" si richiede di creare i più diversificati bisogni educativi perchè la vera integrazione è il risultato di un'esperienza scolastica, didattica e di vita, finalizzata a promuovere ogni alunno, diversamente abile e non. 

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