Gli
studi più recenti delle scienze che riguardano il processo apprenditivo
dell’uomo ritengono che i problemi legati a detto processo non
sono da riferire a fattori intellettivi o a cattivo funzionamento
cognitivo, ma alla mancata capacità di mettere in atto strategie che
consentono di utilizzare in modo efficace i contenuti dell’apprendimento
e dell’esperienza.
L’educabilità cognitiva intesa come rapporto di mediazione tra
docente e discente intende promuovere nel discente l’uso ottimale del
suo “sistema operativo di base” affinché risulti efficiente in un
qualsiasi contesto.
In una società tecnologicamente avanzata e in continuo cambiamento a fronte di difficoltà
di apprendimento o di disturbi dell’apprendimento variamente rilevati, è
necessario rivolgere l’attenzione verso quelle modalità di
funzionamento del pensiero e verso lo sviluppo di quelle abilità cognitive che sembrano compromesse.
E’
proprio per dare risposte concrete a tali necessità che è nato e si è
sviluppato il modello della “pedagogia della mediazione”, nato
dall’osservazione dell’attività educativa che viene attuata in un gruppo
sociale. Psicologi come Vygotskij
e Feuerstein hanno il merito di aver individuato una serie di modalità
di interazione interpersonale che tendono a favorire il processo di
apprendimento nei bambini come negli adolescenti e negli adulti.
Infatti
tutte le volte in cui si creano le condizioni di costituzione di un
gruppo, si realizza una specifica interazione di mediazione.
“Il concetto di mediazione,
per noi assume particolare rilevanza perché con esso si sostanzia la
possibilità che un educatore (genitore, insegnante, operatore) ha
nell’organizzare, prevedere ed analizzare le interazioni necessarie
all'educabilità cognitiva di un soggetto. Il mediatore
agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze e
metaconoscenze. Ciò significa permettere di imparare ad interpretare,
organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di
rendersi totalmente autonomo all’interno del processo di apprendimento”.
(M. Di Mauro- relazione di presentazione del Work shop sul metodo Feuerstein hotel Le Dune Catania 2009)
Gli
studi sulla pedagogia della mediazione hanno avuto un impulso notevole a
seguito degli studi psico-pedagogici operati da Reuven Feuerstein e
dalla sua equipe che ha strutturato degli strumenti non solo per
valutare l’abilità cognitiva (LPAD - Learning Propensity Assessment
Device) in grado di determinare la capacità di apprendimento di
un soggetto, ma anche per produrre il recupero di carenze cognitive
responsabili delle difficoltà di apprendimento attraverso un programma
di intervento mirato (PAS – Programma di Arricchimento Strumentale).
Per
Feuerstein la mancata funzionalità cognitiva deriva dalla mancanza o
cattiva esperienza mediativa; l’intelligenza non è qualcosa di innato,
l’individuo o è intelligente o non lo è, ma è cognitivamente sempre
modificabile sia in età evolutiva sia in età adulta, insomma l’individuo
è sempre modificabile.
Tale
rnodificazione può essere provocata tramite la creazione di situazioni
controllate a partire dalle quali la funzione mediativa attiva una
ristrutturazione del pensiero dell'individuo, provocando una
modificazione strutturale del suo funzionamento cognitivo.
“Ciò, d’altra parte, va
visto alla luce del fatto che il processo di crescita e di formazione
di un bambino vede messe continuamente in gioco componenti strategiche
di pensiero che, se quotidianamente guidano e sorreggono la sua
esperienza evolutiva, nello stesso tempo condizionano costantemente il
suo divenire in quanto esse stesse prodotto di una realtà personale,
storica, sociale e culturale. Di qui il verificarsi con sempre maggiore
frequenza di situazioni che impongono una rilettura dei concetti di
“sviluppo” e di “integrazione” che oggi riguardano attività ed
interventi nei confronti di gruppi di soggetti sempre più estesi e
sfumati nella loro connotazione educativa e sociale. A scuola tutto
questo viene vissuto con sofferenza nell’esperienza della dispersione di
risorse psicologico-cognitive come sentimento di inadeguatezza e di
malessere scolastico diffuso :
si
ha dispersione del potenziale cognitivo là dove l’attività formativa
che normalmente si svolge in aula non è calibrata sulle effettive
caratteristiche del soggetto ma soprattutto sui contenuti da trasferire;
si
ha dispersione di natura istituzionale laddove il sistema non riesce a
tutelare i passaggi da un grado all’altro di istruzione perché ciascuno
non è strutturato in continuità con quelli adiacenti;
- si ha dispersione di natura pedagogica e didattica quando si permette la brusca transizione da una pedagogia della tutela propria della scuola dell’obbligo alla pedagogia dell’autonomia che caratterizza la scuola secondaria superiore.
- si ha dispersione di risorse se c’è mancanza di conoscenza e di competenza sulle caratteristiche proprie delle fasi di crescita psicologica che il bambino o l’adolescente vive.
In
tutti questi casi si può opportunamente parlare di “educabilità
cognitiva”, proprio pensando alla possibilità reale di far emergere in
un soggetto tutte quelle potenzialità cognitive disponibili e in grado
di promuovere un pieno e completo sviluppo personale”.
Salvatore Pappalardo
Applicatore P.A.S. accreditato presso ICELP di Gerusalemme
Direttore del “Centro Sviluppo Cognitivo” di Catania