venerdì 14 dicembre 2012

Educabilità cognitiva e il Metodo Feuerstein

Gli studi più recenti delle scienze che riguardano il processo apprenditivo dell’uomo ritengono che i problemi legati a detto processo  non sono da riferire a fattori intellettivi o a cattivo funzionamento cognitivo, ma alla mancata capacità di mettere in atto strategie che consentono di utilizzare in modo efficace i contenuti dell’apprendimento e dell’esperienza. 
L’educabilità cognitiva intesa come rapporto di mediazione  tra docente e discente intende promuovere nel discente l’uso ottimale del suo “sistema operativo di base” affinché risulti efficiente in un qualsiasi contesto.  

In una società tecnologicamente avanzata e in continuo cambiamento a fronte di difficoltà di apprendimento o di disturbi dell’apprendimento variamente rilevati, è necessario rivolgere l’attenzione verso quelle modalità di funzionamento del pensiero  e verso lo sviluppo  di quelle abilità cognitive che sembrano compromesse.
E’ proprio per dare risposte concrete a tali necessità che è nato e si è sviluppato il modello della “pedagogia della mediazione”, nato dall’osservazione dell’attività educativa che viene attuata in un gruppo sociale. Psicologi come Vygotskij e Feuerstein hanno il merito di aver individuato una serie di modalità di interazione interpersonale che tendono a favorire il processo di apprendimento  nei bambini come negli adolescenti e negli adulti.
Infatti tutte le volte in cui si creano le condizioni di costituzione di un gruppo, si realizza una specifica interazione di mediazione.
“Il concetto di mediazione, per noi assume particolare rilevanza perché con esso si sostanzia la possibilità che un educatore (genitore, insegnante, operatore) ha nell’organizzare, prevedere ed analizzare le interazioni necessarie all'educabilità cognitiva di un soggetto. Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze e metaconoscenze. Ciò significa permettere di imparare ad interpretare, organiz­zare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di rendersi totalmente autonomo all’interno del processo di apprendimento”.
(M. Di Mauro- relazione di presentazione del Work shop sul metodo Feuerstein hotel Le Dune Catania  2009)
Gli studi sulla pedagogia della mediazione hanno avuto un impulso notevole a seguito degli studi psico-pedagogici operati da Reuven Feuerstein e dalla sua equipe che ha strutturato degli strumenti non solo per valutare l’abilità cognitiva (LPAD - Learning Propensity Assessment Device) in grado di determinare la capacità di apprendimento  di un soggetto, ma anche per produrre il recupero di carenze cognitive responsabili delle difficoltà di apprendimento attraverso un programma di intervento mirato (PAS – Programma di Arricchimento Strumentale).  
Per Feuerstein la mancata funzionalità cognitiva deriva dalla mancanza o cattiva esperienza mediativa; l’intelligenza non è qualcosa di innato, l’individuo o è intelligente o non lo è, ma è cognitivamente sempre modificabile sia in età evolutiva sia in età adulta, insomma l’individuo è sempre modificabile.

Tale rnodificazione può essere provocata tramite la creazione di situazioni controllate a partire dalle quali la funzione mediativa attiva una ristrutturazione del pensiero dell'individuo, provocando una modificazione strutturale del suo funzionamento cognitivo.
“Ciò, d’altra parte,  va visto alla luce del fatto che il processo di crescita e di formazione di un bambino vede messe continuamente in gioco componenti strategiche di pensiero che, se quotidianamente guidano e sorreggono la sua esperienza evolutiva, nello stesso tempo condizionano costantemente il suo divenire in quanto esse stesse prodotto di una realtà personale, storica, sociale e culturale. Di qui il verificarsi con sempre maggiore frequenza di situazioni che impongono una rilettura dei concetti di “sviluppo” e di “integrazione” che oggi riguardano attività ed interventi nei confronti di gruppi di soggetti sempre più estesi e sfumati nella loro connotazione educativa e sociale. A scuola tutto questo viene vissuto con sofferenza nell’esperienza della dispersione di risorse psicologico-cognitive come sentimento di inadeguatezza e di malessere scolastico diffuso :
si ha dispersione del potenziale cognitivo là dove l’attività formativa che normalmente si svolge in aula non è calibrata sulle effettive caratteristiche del soggetto ma soprattutto sui contenuti da trasferire;
si ha dispersione di natura istituzionale laddove il sistema non riesce a tutelare i passaggi da un grado all’altro di istruzione perché ciascuno non è strutturato in continuità con quelli adiacenti;
  • si ha dispersione di natura pedagogica e didattica quando si permette  la brusca transizione da una pedagogia della tutela propria della scuola dell’obbligo alla pedagogia dell’autonomia che caratterizza la scuola secondaria superiore.
  • si ha dispersione di risorse se c’è mancanza di conoscenza e di competenza sulle caratteristiche proprie delle fasi di crescita psicologica che il bambino o l’adolescente vive.
In tutti questi casi si può opportunamente parlare di “educabilità cognitiva”, proprio pensando alla possibilità reale di far emergere in un soggetto tutte quelle potenzialità cognitive disponibili e in grado di promuovere un pieno e completo sviluppo personale”.
Salvatore Pappalardo
Applicatore P.A.S. accreditato presso ICELP di Gerusalemme
Direttore del “Centro Sviluppo Cognitivo” di Catania