venerdì 22 giugno 2012

Articolo, Gli insegnanti che sfidano la dislessia

BOLZANO. Un bambino su venticinque, per le statistiche il 4 per cento, mostra segni di dislessia. Fatica cioè a leggere correttamente e ha scarsa abilità nella scrittura. Disturbi che spesso vengono sottovalutati ma che comportano grandi ostacoli nell'apprendimento scolastico in generale. Ne parliamo oggi perché a Bolzano sta crescendo il progetto «Aiutami a fare da solo!» creato da un gruppo di insegnanti che si sono associati in coopearativa _ si chiama Canalescuola _ e che stanno verificando con successo i risultati del loro lavoro basato su nuovi strumenti tecnologici. Un progetto destinato a crescere ulteriormente con il sostegno dell'Intendenza scolastica e dei servizi di Psicologia e Neuropsichiatria del Comprensorio sanitario bolzanino. Ce lo racconta Davide La Rocca, insegnante di scuola elementare e ideatore del progetto assieme a Emil Girardi che è presidente di Canalescuola: «La dislessia è un tema molto attuale perché oggi ci sono strumenti diagnostici più chiari, quindi la sensibilità nell'individuare la problematica in maniera precoce è aumentata di molto. Già dalla scuola dell'infanzia e in prima e seconda elementare si fanno screening importanti».
Ma che cos'è la dislessia: malattia, handicap?
«Non si tratta di un handicap di tipo sensoriale, quindi visibile, ma di un disturbo molto più subdolo. Parliamo di persone che hanno un quoziente intellettivo nella norma ma che di fronte a un testo scritto si bloccano. E questo si ripercuote su tutto l'apprendimento scolastico, perché non riescono a comprendere ciò che leggono, non potendosi concentrare sul testo se non per le prime righe. Il loro stress cognitivo li porta ad esaurire in fretta tutte le energie di apprendimento. Spesso hanno bisogno di un genitore che dopo una giornata di lavoro si riduce a far fare i compiti».
Ma oggi qualcosa è cambiato.
«E' cambiata la tecnologia, che ora consente ai bambini di leggere... con le orecchie: un computer con dei software specifici che integrano la sintesi vocale. Il testo scritto che hanno davanti i bambini lo vedono e lo ascoltano in contemporanea».
Un metodo che arriva qui da dove?
«Tutto il progetto è nato nel team di Giacomo Stella, neuropsichiatra, luminare in Italia e non solo sui disturbi specifici di appprendimento. Qualche hanno fa ha istituito un gruppo di ricerca su questo tema e il primo laboratorio didattico è nato a Carpi. Noi (io ed Emil Girardi, presidente di Canalescuola), l'abbiamo sperimentato dal 2008 nelle scuole di Laives, poi in quelle bolzanine di Via Parma, Martin Luther King e Alfieri, oltre che alle Filzi di Laives e alle Fermi di Oltrisarco».
Tutti insegnanti?
«La nostra cooperativa, nata nel 2006, è composta da insegnanti elementari, pedagosti, psicologi che integrano il loro lavoro con questo progetto. C'è un duplice vantaggio: le competenze acquisite in cooperativa vengono poi reinvestite a scuola. Il nostro obiettivo è quello di lavorare nella scuola per migliorarla, con innovazioni come quella dedicata alla dislessia».
Ma un progetto così costa molto?
«Nel 2011 sono stati spesi circa 50 mila euro per dieci istituti, anche perché i laboratori didattici non sono inseriti nelle scuole: questo genererebbe frustrazioni, scambiato per un aggravio del lavoro scolastico. Quindi lavoriamo all'esterno: a Laives nel centro giovani Don Bosco, a Bolzano presso la sede di CanaleScuola in via Wolkenstein, la piccola traversa di Via Cappuccini. L'idea è quella di allargarci, di formare nuovo personale, investendo. E le famiglie contano molto sul sostegno delle istituzioni».
Che cosa si fa durante il laboratorio?
«Insegniamo un metodo di studio, che diventa un filtro per tutte le materie. Partiamo dalle componenti rilevanti dal punto di vista grafico per arrivare dopo una lettura con le orecchie alla realizzazione di una mappa concettuale, che racchiude tutta una serie di concetti ben collegati e organizzati fra loro, sfruttando molto l'immagine. Un sistema che potrebbe aiutare tutti, non solo i dislessici. Alcuni hanno prodotto mappe concettuali che sono poi state appese alle pareti della classe. Lavoriamo con libri digitali, in formato pdf gestito con la sintesi vocale. L'Associazione italiana dislessia ha un'intera biblioteca digitale, finanziata dalla Telecom».
L'obiettivo?
«Per noi è stata ed è un'esperienza molto gratificante, quindi contiamo di crescere ancora, assieme alle scuole, alle famiglie, ai bambini».
tratto da altoadige-geloca.it