BOLZANO. Un bambino su venticinque, per le statistiche il 4 per
cento, mostra segni di dislessia. Fatica cioè a leggere correttamente e
ha scarsa abilità nella scrittura. Disturbi che spesso vengono
sottovalutati ma che comportano grandi ostacoli nell'apprendimento
scolastico in generale. Ne parliamo oggi perché a Bolzano sta crescendo
il progetto «Aiutami a fare da solo!» creato da un gruppo di insegnanti
che si sono associati in coopearativa _ si chiama Canalescuola _ e che
stanno verificando con successo i risultati del loro lavoro basato su
nuovi strumenti tecnologici. Un progetto destinato a crescere
ulteriormente con il sostegno dell'Intendenza scolastica e dei servizi
di Psicologia e Neuropsichiatria del Comprensorio sanitario bolzanino.
Ce lo racconta Davide La Rocca, insegnante di scuola elementare e
ideatore del progetto assieme a Emil Girardi che è presidente di
Canalescuola: «La dislessia è un tema molto attuale perché oggi ci sono
strumenti diagnostici più chiari, quindi la sensibilità nell'individuare
la problematica in maniera precoce è aumentata di molto. Già dalla
scuola dell'infanzia e in prima e seconda elementare si fanno screening
importanti».
Ma che cos'è la dislessia: malattia, handicap?
«Non si tratta di un handicap di tipo sensoriale, quindi
visibile, ma di un disturbo molto più subdolo. Parliamo di persone che
hanno un quoziente intellettivo nella norma ma che di fronte a un testo
scritto si bloccano. E questo si ripercuote su tutto l'apprendimento
scolastico, perché non riescono a comprendere ciò che leggono, non
potendosi concentrare sul testo se non per le prime righe. Il loro
stress cognitivo li porta ad esaurire in fretta tutte le energie di
apprendimento. Spesso hanno bisogno di un genitore che dopo una giornata
di lavoro si riduce a far fare i compiti».
Ma oggi qualcosa è cambiato.
«E' cambiata la tecnologia, che ora consente ai bambini di
leggere... con le orecchie: un computer con dei software specifici che
integrano la sintesi vocale. Il testo scritto che hanno davanti i
bambini lo vedono e lo ascoltano in contemporanea».
Un metodo che arriva qui da dove?
«Tutto il progetto è nato nel team di Giacomo Stella,
neuropsichiatra, luminare in Italia e non solo sui disturbi specifici di
appprendimento. Qualche hanno fa ha istituito un gruppo di ricerca su
questo tema e il primo laboratorio didattico è nato a Carpi. Noi (io ed
Emil Girardi, presidente di Canalescuola), l'abbiamo sperimentato dal
2008 nelle scuole di Laives, poi in quelle bolzanine di Via Parma,
Martin Luther King e Alfieri, oltre che alle Filzi di Laives e alle
Fermi di Oltrisarco».
Tutti insegnanti?
«La nostra cooperativa, nata nel 2006, è composta da insegnanti
elementari, pedagosti, psicologi che integrano il loro lavoro con
questo progetto. C'è un duplice vantaggio: le competenze acquisite in
cooperativa vengono poi reinvestite a scuola. Il nostro obiettivo è
quello di lavorare nella scuola per migliorarla, con innovazioni come
quella dedicata alla dislessia».
Ma un progetto così costa molto?
«Nel 2011 sono stati spesi circa 50 mila euro per dieci
istituti, anche perché i laboratori didattici non sono inseriti nelle
scuole: questo genererebbe frustrazioni, scambiato per un aggravio del
lavoro scolastico. Quindi lavoriamo all'esterno: a Laives nel centro
giovani Don Bosco, a Bolzano presso la sede di CanaleScuola in via
Wolkenstein, la piccola traversa di Via Cappuccini. L'idea è quella di
allargarci, di formare nuovo personale, investendo. E le famiglie
contano molto sul sostegno delle istituzioni».
Che cosa si fa durante il laboratorio?
«Insegniamo un metodo di studio, che diventa un filtro per
tutte le materie. Partiamo dalle componenti rilevanti dal punto di vista
grafico per arrivare dopo una lettura con le orecchie alla
realizzazione di una mappa concettuale, che racchiude tutta una serie di
concetti ben collegati e organizzati fra loro, sfruttando molto
l'immagine. Un sistema che potrebbe aiutare tutti, non solo i
dislessici. Alcuni hanno prodotto mappe concettuali che sono poi state
appese alle pareti della classe. Lavoriamo con libri digitali, in
formato pdf gestito con la sintesi vocale. L'Associazione italiana
dislessia ha un'intera biblioteca digitale, finanziata dalla Telecom».
L'obiettivo?
«Per noi è stata ed è un'esperienza molto gratificante, quindi
contiamo di crescere ancora, assieme alle scuole, alle famiglie, ai
bambini».
tratto da altoadige-geloca.it
tratto da altoadige-geloca.it