“Nella mia teoria ho incorporato molti elementi di Piaget, ma il ruolo del mediatore, che propone una qualitàdi interazione tra l’individuo e il mondo, mi si èchiarito solo quando ho cominciato a lavorare con bambini di provenienza diversa….L’apprendimento dei bambini che vivevano nei piccoli villaggi di montagna era migliore di quellodei ragazzi di città. Mi chiedevo il perché: questi bambini di cittàavevano tanti stimoli, tante cose da vedere, giornali avevano una esperienza straordinaria, elevati livelli di socializzazione, erano controllati dalla società, avevano visto tutto…ma avevano gravi difficoltàdi apprendimento. Gli altri vivevano in villaggi senza carta, senzagiornali, ma imparavano piùvelocemente; malgrado la povertàdi stimoli, erano stati bambini “mediati”. C’erano i nonni, le zie nubili, tutto un mondo che mediatizzava questi bambini. Nelle cittàera giàin atto la disintegrazione della famiglia patriarcale e questi bambini avevano subito il mondo senza mediazioni,”(Feuerstein, 1993)