sabato 3 dicembre 2011

Giornata Internazionale della Disabilità

MILANO - Sabato 3 dicembre si celebra la giornata internazionale della disabilità. L’attrice Antonella Ferrari ha accettato di rispondere a domande non politicamente corrette sulla disabilità. Fuori da ogni celebrazione e retorica.
Ecco la giornata internazionale dei disabili 2011
«Che palle! È l’unico giorno in cui diverse persone si ricordano di te…»
I cosidetti normodotati quel giorno non devono…«Guardarci con sguardo pietistico. Evitare di telefonarci».
Se domani incontrasse Mario Monti, in tre minuti
di udienza quali tre cose gli direbbe?
«Aprire il portafoglio ai ricconi. Amministrare bene le risorse per l’assistenza. Rendere operativa concretamente la dichiarazione Onu dei diritti delle persone con disabilità».
Un comportamento sgradito da parte dei normodotati «Soprattutto se stai sulla carrozzina e hai la testa alla portata delle loro mani, è irritante la carezza stile cagnolino».
Un comportamento buffo
«Non dondolate chi sta in carrozzina, ad esempio, quando siete fermi a un semaforo. Non dovete addormentarlo».
Auto senza autorizzazione nel parcheggio riservato
ai disabili, cosa fa?

«Mi …. come una iena. Se c’è mio marito, è lui che cerca l’autista. Io cerco il chiodo per rigargli l’auto. Per via della mia dannata educazione non riesco. Per il momento…».
Lei è una persona che chiede aiuto?
«Cerco di fare da sola. A volte troppo. E poi quando una persona disabile è in difficoltà, voi normodotati potreste pure arrivarci da soli, senza chiedere: hai bisogno?».
Un bambino la fissa, che cosa fa?
«Se è un ragazzino gli dico che sono troppo vecchia per lui. Quando succede è perché al bambino nessuno gli ha spiegato cos’è la disabilità. Guarda in maniera indiscreta perché, spesso, anche i suoi genitori lo fanno. Sono abituata agli sguardi sulla mia disabilità. Qualche anno fa al mare, per entrare in acqua, gli amici mi dovevano prendere in braccio. Alla gente che osservava curiosa, rivolgevamo l’invito ad acquistare il biglietto per lo spettacolo: "Intero per adulti, ridotto bambini e anziani".
Che cosa non può fare?
«Non è che non posso, non vogliono. Non vogliono farmi condurre un programma tv».
Zanardi, allora?
«Zanardi è Zanardi».
La disabilità e il lavoro
«Una lotta. Nel campo dello spettacolo, poi, vedi lavorare cani e porci, c’è più apparenza che sostanza. In tutti i settori del lavoro e nella maggior parte dei casi, il disabile è ancora visto come persona che può fare al massimo il centralista».
La disabilità e lo sport
«Una salvezza. Anche per me. Ti carica. Ti fa sentire bene. Prima della sclerosi facevo solo danza perché temevo di farmi male alle gambe. Ah quando si dice il destino! Adesso, scio, vado in barca. Proverò la handbike. Come vorrei, però, fare qualche attività più pesante per smaltire i chili che metto su a forza di cortisone».
La disabilità e la femminilità
«Fondamentale. In spiaggia, ricevo degli “apprezzamenti” del tipo: zoppica un po’, ma c’ha un bel lato b. Quando ero sulla carrozzina portavo tacchi a spillo galattici. Anche ora, in trasmissione vado con scarpe comode, sul divano me le cambio e metto tacco 12».
La disabilità e il sesso
«E’ un binomio praticato. E non è detto che lo facciamo peggio. La persona con disabilità non è asessuata. Nella soap Centovetrine, tutti avevano recitato una storia d’amore e di sesso. Io no. Allora ho insistito e alla fine l’ho avuta anch’io. Il programma era visto da moltissime persone, non potevo perdere l’occasione per mandare un messaggio: siamo n o r m a l i ».
Malata o disabile?
«Mi sento donna».
Non è famosa come Pistorius. Perché?
«Non ho avuto il suo stesso tempo da dedicare al mio sogno. Perché dovevo lavorare tutti i giorni per vivere la quotidianità di una vita normale fatta di mutuo e bollette da pagare… Sono cresciuta a Bresso, in provincia di Milano, mia madre casalinga e mio padre perito industriale».
In maniera elegante sta dicendo che i soldi fanno la differenza?
«Sì. Poca ipocrisia. Il mio amico Giovanni non può comprarsi la protesi per camminare che ha Pistorius che costano decine di migliaia di euro. E' costretto a usare quella della mutua, perchè altro non può permettersi. Soffrirà come un cane. E non solo per il dolore fisico».
Tutte le volte che termina un’intervista su questi temi, fra se e se dice…. «Ne ho piene le scatole. Basta complimenti fine a se stessi. Vorrei essere riconosciuta nella mia professionalità. Come tutti. Com’è normale che sia».
tratto da corriere.it di Carmen Morrone.