domenica 15 gennaio 2017

La paura di sbagliare: la didattica e le sue responsabilità nello sviluppo di competenze.

Tempo fa è stato pubblicato uno studio sulla “Difficoltà di apprendimento”. Si affrontavano numerosi aspetti, ma uno particolarmente importante non era stato considerato ossia la paura di poter sbagliare che di per sé può essere un freno.

In un suo scritto, Nenad Suciz individuava in quello che era l’ambiente scolastico quello che è di certo un fattore determinante con molte implicazioni. Fattore che era proprio la paura di sbagliare che si può riscontrare in numerosi studenti di ogni età.
 Questo timore li porta ad avere un atteggiamento negativo e pessimista che li frena come se si dicessero “Che mi impegno a fare? Tanto non ci riesco e farò solo una figuraccia”. Insomma, una forte autocritica a priori tutt’altro che positiva e stimolante a fare il meglio e a dare il meglio.
paura di sbagliare
 Ai giorni d’oggi vige ancora un sistema formativo/educativo che si basa per lo più su una netta distinzione tra le parti: di qua gli insegnanti impegnati nel trasmettere il proprio “saperedi là gli studenti che devono stare al loro posto con disciplina per ascoltare, assimilare, apprendere, ripetere quanto spiegato dal docente oppure hanno letto sui libri di testo. Ecco che vi è una sorta di appiattimento lineare, ossia gli allievi che si trovano tutti a dover apprendere la medesima cosa e ad esporla nel medesimo modo in cui loro è stata spiegata. Insomma, un conformismo che di certo non stimola la voglia di “vedere oltre”, di scoprire quello che è al di là delle pagine di un libro o delle parole del docente.
 Si innesca, quindi, una sorta di competitività tra gli studenti. Nessuno vuole sbagliare e chi sbaglia, non di rado, prova un forte senso di inadeguatezza e di fallimento per non essere stato all’altezza degli altri nel ripetere quello che gli altri avevano invece assimilato, seppur meccanicamente e passivamente.

pubblicato da Maria Luisa Binocoli

Articolo: relazione genitori- figli.

Genitori spazzaneve”: in questo modo gli inglesi chiamano i genitori che spianano la strada ai loro figli pensando che in tal modo possano evitare che un qualcosa, non andando secondo le proprie aspettative, possa andare a minacciare l’autostima.

genitori iperprotettivi

La direttrice del college femminile Saint Paul, a Londra, in una recente intervista al Times ha sottolineato come le capita giornalmente di imbattersi in padri e madri in preda di quella che ha definito un’ansia frenetica nel far sì che i loro figli possano essere sempre i primi rispetto ai loro compagni. La conseguenza? Bambini iperprotetti e talmente fragili emotivamente da non riuscire ad affrontare un fallimento.
Tale tipo di scenario è presente anche in Italia. Non di rado, infatti, presidi e insegnanti sono sottoposti a pressioni da parte di apprensivi genitori che non vorrebbero che i loro pargoli possano essere sottoposti ad una punizione. E non è un fatto che accade solo all’asilo, visto che episodi simili si verificano anche alle scuole dell’obbligo e alle superiori.
 Ne è testimone, ad esempio, Daniela Scocciolini, che dopo 40 anni di insegnamento è diventata poi Preside del noto Liceo Pasteur della Capitale. Non usa mezzi termini nel definire tale pressione “patologica”. Si pensa di proteggere i giovanissimi dalle difficoltà e di spianare loro il cammino, mentre, invece, così facendo si ottiene un effetto deleterio: infatti, i loro figli diventano incapaci di affrontare le situazioni e rischiano di diventare adulti deboli rispecchiando l’insicurezza dei genitori i quali, nel loro comportamento, fanno ben capire che non sarebbero in grado di gestire una situazione che coinvolge i figli.
I genitori apprensivi non fanno che trasmettere fragilità ai figli, ha confermato il preside del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, Micaela Ricciardi.
 Tuttavia una soluzione ci sarebbe: il dialogo aperto e franco. Non a caso lei cerca di spiegare alle madri e ai padri che la cosa migliore per i loro figli è quella sì di essere sempre dei punti di riferimento fondamentali nella loro vita, ma che devono consentire ai loro ragazzi di poter effettuare da soli le loro scelte; solo sbagliando potranno diventare degli adulti responsabili.
 Purtroppo si deve sempre fare i conti con quella che è l’ansia frenetica, con l’irrefrenabile desiderio di vedere i propri figli primeggiare sugli altri, costi quel che costi. Trasmettono l’insano concetto che “chi sbaglia è un fallito” e respingono lo spirito positivo del popolare detto “sbagliando s’impara”. La psicoterapeutica Silvia Vegetti Finzi, che cura anche la rubrica “Psiche Lei” sul periodico Io Donna, sottolinea come tutto questo non fa che creare uno stato di infelicità nei giovani: “Il dilagare degli adulti sui loro figli – ha detto – è deleterio in quanto si trasmettono loro stereotipi ed aspettative che li spingono ad essere sempre in competizione piuttosto che a realizzarsi. La cosa più triste è che, alla fin fine, nessuno risulta contento: mamma e papà vivono con ansia la loro genitorialità e i figli non riescono a camminare sulle loro gambe. E allora che fare? Lasciarli fare le loro scelte, consentendo loro anche di sbagliare e di imparare dai loro errori.
Fonte:web. 

sabato 14 gennaio 2017

Lavoriamo sulle regole.

I bambini hanno bisogno di confini, lo diciamo sempre. In particolare, di confini che permettano loro di crescere in un ambiente protetto, sicuro e facilitante; in grado, cioè, di porre le condizioni favorevoli per la conoscenza del mondo circostante, degli altri e di se stessi. In termini pratici cosa sono questi confini? Prima di tutto le regole che mamma e papà danno ai figli, stabilite in base all’età dei bambini e ai loro bisogni.
Ecco le caratteristiche fondamentali di regole efficaci: 
-Poche: avere mille regole è come averne nessuna. E’ bene definire le regole fondamentali della famiglia in comune accordo col partner e attenersi a esse senza tentennamenti. Le regole fondamentali di casa possono essere anche 4/5, non di più. L’importante è che siano i punti di riferimento dei bambini. Es. sapere che l’ora dei pasti, della nanna, del bagno sono prefissate e che scandiscono la giornata dà il ritmo ai bambini e li rende sicuri, perché col tempo imparano a prefigurare ciò che accadrà loro. 
-Chiare: perché un bambino possa rispettare le regole, deve avere ben chiaro quali sono. Ecco perché sono molto utili i cartelloni delle regole: in questo modo i piccoli sanno perfettamente quali regole devono seguire, senza ambiguità. Ciò consente loro di essere maggiormente collaborativi. 
-Positive: dichiariamo le regole sempre in forma positiva invece che negativa. Per es. meglio dire: “Si può giocare in sala e in cameretta”, piuttosto che “NON si può giocare in bagno né in camera di mamma e papà”. Le regole sono indicazioni di comportamento, NON divieti e basta. 
-Concordate: rispettiamo sempre le regole concordate. Anche in assenza del partner. I genitori devono essere concordi, coerenti e uniti. Il bambino insomma deve percepire che non ha scampo! Per questo è importante stabilire le regole insieme, prima di comunicarle ai figli. Così facendo è più facile mantenere la posizione anche da soli e i bambini percepiscono chiaramente che i genitori sono compatti e non hanno margini di disaccordo entro cui muoversi. 
-Rimproveri e sanzioni: questi sono sempre in forma simbolica (sospensione di un’attività per esempio). E’ importante che si intervenga in modo tempestivo, che il rimprovero riguardi sempre l’azione commessa e che sia chiaro il motivo per cui ci si merita la punizione o il rimprovero. Anche perché è opportuno che la violazione di una regola sia rimarcata da una conseguenza; altrimenti il valore delle regole e la loro credibilità verrebbero demoliti. Consideriamo che per i bambini è già una sanzione dire loro che un determinato comportamento ci ha resi scontenti. Per i figli è importantissimo fare contenti mamma e papà.

Nuova pubblicazione:Lo promozione dello sviluppo e didattica competente


 Gentilissimi,
con piacere vi comunico la pubblicazione del libro: Benessere scolastico negli studenti con DSA.
All'interno del volume è stato inserito il mio contributo sulla promozione dello sviluppo e didattica competente.
Buona lettura
mluisa