lunedì 14 dicembre 2015

Articolo " Io, con la trisonomia 21 ma felice, oltre gli ostacoli.

Della sindrome di Down si parla spesso in base a dei cliché sapendo poco di quello che vive chi si trova in questa condizione. La trisomia 21 determina una serie di problemi a livello muscolare, ipotono che diminuisce l’attività degli arti e rende i movimenti lenti e impacciati, difficoltà di linguaggio ed estrema sensibilità sensoriale. 

Cadere nell’equivoco del binomio sindrome di Down-ritardo mentale è semplicemente fuorviante e dipende da un problema comune di disturbi del linguaggio che impediscono la comunicazione, facendo credere che si tratti di una carenza cognitiva. 

Fin da piccola mi sono resa conto che la mia mente era efficiente. Ma avevo un problema di funzionamento. Mi sentivo molto soffocata dalla massa di emozioni e stimoli sensoriali. Capitava che mi sentissi sovrastare dal rumore o dall’ansia al punto di non riuscire a muovere un muscolo. In quei momenti sentire che il mio comportamento era considerato un puro capriccio non faceva che peggiorare la situazione. Come far capire che era un blocco emotivo? Io sono stata fortunata perché ho trovato il modo di comunicare, attraverso la scrittura al pc, quello che avevo dentro

È stata una grande svolta essere finalmente in grado di esprimere emozioni e bisogni. Certamente avere il riconoscimento della mia intelligenza era la cosa più bella di questo mio modo di comunicare tacito ma ricco, tanto che a scuola facevo il programma dei miei compagni con risultati veramente gratificanti. 

Gli ostacoli più duri li ho trovati alla scuola superiore, impreparata a percorsi nuovi. Il mio grande sogno era di studiare e sentivo che avrei potuto farcela. Molto ho lottato con tutte le mie forze per raggiungere il mio obiettivo e ci sono arrivata all’università. Per me lo studio è illuminazione, spazio arioso e orizzonti nuovi, e nell’attenta preparazione agli esami il mio tempo si riempie felicemente. Finora i risultati sono stati incoraggianti, con una media di 30/30.

Grazie alla mia modalità di comunicazione al pc, il desiderio di riversare all’esterno le forti emozioni che si aggrovigliavano dentro la mente ha trovato finalmente un personale sbocco nella poesia. I due libri che ho pubblicato rispecchiano il mio canto nella straordinaria avventura della vita. Molte volte ho pensato cosa sarebbe stato del mondo interiore decisamente variegato e rutilante se non avessi trovato il mio strumento di comunicazione. Si sarebbero desolatamente, dolorosamente ammassate, intricate forti impressioni, senza via di uscita, creando un ingorgo terribile. 

Molte idee sbagliate circolano sulle persone con trisomia 21, perché conta più l’apparenza e si giudica in base a questa. Siamo sicuri che queste persone abbiano un deficit cognitivo? Solo perché non danno le risposte giuste a voce? Abbiamo provato con altre strategie non verbali? Immaginiamo la frustrazione a sapere la risposta e non riuscire a darla?

Rimanere sulle lamentele serve poco, l’atteggiamento più costruttivo è la via del cambiamento. Percorsi di inserimento nel lavoro, di vita indipendente, di studi superiori, sono sempre più frequenti, spesso grazie alla forza delle famiglie, nonostante i limiti pesantemente ricalcati nelle previsioni di fior di specialisti. Nessuno nega che la sindrome comporti delle difficoltà. Certo bisogna tener conto delle peculiarità di ciascuno con una sempre attenta visione realistica, accettando i limiti senza però tralasciare le potenzialità. Molto va sprecato per un senso di rassegnazione, di paura di illudersi, cedendo alle secolari credenze sulla sindrome. 

Il mettersi in gioco assieme, dare fiducia, saper fare tesoro delle esperienze positive di chi realmente ha raggiunto degli obiettivi alti è davvero il più giusto atteggiamento. Per dare la motivazione necessaria a cimentarsi in una sempre difficile, forte lotta contro i pregiudizi dobbiamo impegnarci per portare alla luce il potenziale racchiuso in ogni persona con trisomia 21.

tratto da: rivista Avvenire 





pubblicato da Maria Luisa Boninelli

Firenze: seminario Annuale sul Metodo Feuerstein e call for papers.

A  tutte le Amiche, a tutti gli Amici del Blog Un Momento sto Pensando
Con piacere vi annunciamo la nuova edizione del Seminario annuale di ICSEM (International Center for Studies on Educational Methodologies). 
L'appuntamento è in Firenze, Palazzo Strozzi, Gabinetto Vieusseux, il 5 febbraio 2016. 
Tema del seminario sarà ancora una volta l'applicazione del Metodo Feuerstein, con un'attenzione specifica a tutte quelle esperienze nate dalla nostra formazione e dalla nostra creatività, che hanno esteso l'applicazione del PAS a fasce d'età e contesti diversi da quello originale. 
Siete tutti invitati a rispondere al call for papers e a diffondere tale iniziativa formativa 
Info www.icsem.it e www.mediationarrca.it 

Articolo:il cervello rigenera nuovi neuroni anche da adulti

Grazie al carbonio 14, prodotto dai test nucleari degli anni ’60, è stato possibile datare le cellule nervose del cervello e scoprire che i neuroni continuano a formarsi nell’età adulta. 

Lo fanno al ritmo di 1400 al giorno, rinnovandosi costantemente nella regione chiamata ippocampo. La scoperta, pubblicata sulla rivista Cell, si deve a un gruppo coordinato da Jonas Frisen del Karolinska Institute a Stoccolma. 

Si è pensato a lungo che nell’uomo non si formino nuovi neuroni dopo la nascita. Questa è la prima prova, sottolinea Frisen, che c’è una rigenerazione di neuroni nel cervello umano durante tutta la vita. Ciò suggerisce che il processo contribuisca al funzionamento del cervello e svolga un ruolo importante nelle funzioni cognitive nell’età adulta. La ricerca ha infatti mostrato che la rigenerazione dei neuroni avviene nell’ippocampo, una regione del cervello fondamentale per la memoria e l’apprendimento. Inoltre, è noto che la nascita di nuovi neuroni nel cervello adulto acuisce la memoria nei roditori e lo stesso potrebbe accadere negli esser umani.  

Ma la scoperta ha anche un’altra implicazione: «si sospettata da tempo - ha osservato Frisén - che la depressione sia legata alla riduzione della rigenerazione dei neuroni nell’ippocampo e alla luce della nuova scoperta potrebbero essere messe a punto terapie più efficaci per la cura di questa malattia». 

A causa di limitazioni tecniche, finora non è stato possibile quantificare la quantità di nuovi neuroni che nascono nel cervello umano. Per superare questo ostacolo, Frisen con il suo gruppo ha usato un metodo innovativo per datare la nascita di nuovi neuroni. La tecnica si basa sui livelli di carbonio 14 accumulatosi in atmosfera durante i test nucleari condotti fra il 1955 e il 1963. Poiché nel ’63 i test nucleari sono stati banditi i livelli atmosferici di carbonio 14 sono diminuiti a un tasso noto e la tecnica necessita di sapere le frazioni precise di queste diminuzioni. Quando mangiamo vegetali o prodotti animali, assorbiamo il carbonio 14 presente in atmosfera e accumulato nei cibi ingeriti. Di conseguenza, nel momento in cui mangiamo, l’esatta concentrazione atmosferica di questo elemento si imprime nel Dna dei nuovi neuroni. Confrontando le concentrazioni di carbonio 14 trovate nel Dna con le frazioni atmosferiche note di C14, dal ’63 in poi, i neuroni possono essere datati. Misurando la concentrazione di carbonio 14 nel Dna di neuroni prelevati dall’ippocampo di esseri umani defunti, i ricercatori hanno trovato che più di un terzo di queste cellule vengono regolarmente rinnovate per tutta la vita. 


http://www.lastampa.it/2013/06/07/scienza/il-cervello-si-rigenera-nuovi-neuroni-anche-da-adulti-5V2givFbBSwPU2wBi7z5uL/pagina.html