lunedì 28 novembre 2016

Quando il cervello impara

Il concetto fondamentale delle nuove neuroscienze è che nel corso del tempo il cervello è sempre disposto a “riformarsi” e a “modificarsi”. Il cervello, come la vita, non è una “cosa statica”, ma un divenire, un processo di auto creazione noto con il termine di “autopoiesi”. L’idea dunque di una intelligenza immutabile è “falsa” (Rose). La ricerca mostra che è possibile accrescere la propria intelligenza (Dean, Morgenthaler). Negli esperimenti con pulcini, ratti e topi, una nuova esperienza si traduce in un aumento dell’attività neuronale (Kim, Baxter). Il cervello di oggi non è quello di ieri e non sarà quello di domani.
Alla nascita, il bambino ha “quasi” tutti i cento miliardi di neuroni (Rose). Ciò significa la nascita di circa 250000 neuroni ogni minuto di ogni giorno dell’ intero periodo di gestazione.
Le connessioni neurali possono essere modificate in due modi: dall’esperienza e dall’ evoluzione biologica (Aamodt, Wang). E’ un fenomeno che influisce sulle nostre capacità di pensare, apprendere, ricordare e pianificare strategie comportamentali. La deprivazione nell’ infanzia può, ad esempio, interferire con lo sviluppo cerebrale. Ricerche al riguardo mostrano che i bambini che hanno trascorso l’infanzia in un istituto presentano disturbi dello sviluppo del cervello e problemi comportamentali che permangono anche in età adulta. Tale processo è noto come fenomeno di “plasticità sinaptica” o “neuronale”. Un fenomeno che comincia già nel grembo materno: il neonato infatti appena viene al mondo, riconosce la voce della madre e quella di altre persone e preferisce la musica ascoltata prima di nascere (Fifer). E’ stato accertato poi che il quoziente d’intelligenza (QI) cresce o diminuisce a seconda del tipo di stimolazione cui il cervello infantile viene sottoposto.
I neuroscienziati sostengono dunque che il cervello è un sistema che si  “auto-organizza” e ha “un’impressionante plasticità” (Marcus), che ci accompagna durante tutta la vita. Nel 1965, grazie alle scoperte di Altman e Das, cade pertanto il dogma che il cervello fosse costituito da un numero fisso di neuroni e che non potesse più esservi generazione di nuovi neuroni. E’ ormai certa la neuro genesi nell’adulto.
E’ stato il grande neuroscienziato polacco Jerzy Konorski ad utilizzare nel 1948 il termine “plasticità” per descrivere i cambiamenti cerebrali, che sono dovuti alla forza di connessione tra neuroni espressa dall’influenza dell’esperienza. In precedenza, Ramòn y Cajal aveva sostenuto che la capacità dei neuroni di “maturare e il loro potere di creare nuove connessioni possono spiegare l’apprendimento”. Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso inoltre numerosi studi avevano mostrato che “ripetute somministrazioni di uno stimolo elettrico a una via nervosa riuscivano ad alterare la trasmissione sinaptica in quella via” (LeDoux), generando in tal modo una plasticità sinaptica (Kandel).
Di particolare importanza, sono state le prime ricerche di Larrabee e Bronk ,1947; Lloyd, 1949; Bronk, 1952. Da parte sua, John Eccles ha riscontrato cambiamenti nell’ attivazione sinaptica, mentre Thompson e Spencer nel 1966 hanno trovato una prova che le modificazioni sinaptiche potessero spiegare l’ apprendimento. Essi hanno studiato l’ “abituazione” nel riflesso di ritrazione di un arto nei gatti. L’ “abituazione”  è una forma di apprendimento in cui ripetute presentazioni di uno stimolo inducono l’indebolimento di una risposta: si sussulta, ad esempio, la prima volta che si percepisce un forte rumore, ma se questo si ripete più volte, la reazione è minore.
Le emozioni poi svolgono un ruolo cruciale nell’organizzazione dell’attività del cervello. Gli stimoli emotivi infatti sono tra i più potenti attivatori dei sistemi cerebrali (LeDoux) e dell’ apprendimento. Più ampia dunque è la gamma di emozioni che un bambino esperisce, maggiore  sarà lo spettro emotivo della mente che si sviluppa. Nel 1904, Richard Semon, scienziato tedesco, coniò il termine “engramma” per riferirsi alla rappresentazione neurale di una memoria.
Le ricerche sulla plasticità neurale, sull’apprendimento e la memoria sono stati effettuate in molti invertebrati: api, cavallette, aragoste, mosche e diversi molluschi. Gli studi di Kandel sul mollusco “Aplysia californica” sono stati particolarmente approfonditi ed hanno rappresentato un fattore determinante per il conferimento allo scienziato del Nobel per la medicina nel 2000. Kandel ha dimostrato per la prima volta che i neuroni “mutano” se stimolati. Ciò conferma la teoria che
l’esperienza modifica il cervello. Il quale non è più considerato, come abbiamo detto, un organo rigido, come si riteneva nel passato, ma un organo plastico, capace cioè di modellarsi e rimodellarsi continuamente in seguito alle nostre esperienze.
La parte del cervello che presenta una maggiore plasticità è l’area anteriore del cervello proprio al di sopra degli occhi: sono i lobi frontali. Lì risiede la coscienza.
Nel corso della nostra vita, l’esperienza ci “modella” incessantemente. Essa è “scolpita” nella complessa struttura di connessioni tra neuroni. L’apprendimento dunque “scolpisce” il cervello, creando sempre nuovi, intricati disegni nelle connessioni neurali.
La continua trasformazione del cervello costituisce un fattore fondamentale soprattutto nel processo evolutivo,  nell’ educazione del bambino e nell’invecchiamento. Le parole dell’insegnante, così come quelle che state leggendo in questa pagina, inviano un impulso d’attività elettrica  nel cervello di chi ascolta o legge attraverso milioni di cellule cerebrali. Queste parole lasciano una “traccia”  nella mente. Ecco una forma d’immortalità: tracce di noi stessi “impresse fisicamente” nel cervello dei nostri figli! La tendenza quindi ad abbandonare i bambini davanti alla televisione è una “cattiva abitudine”. L’atteggiamento passivo di chi guarda la televisione non aiuta la formazione di nuove connessioni neurali e pertanto impedisce lo sviluppo intellettivo dell’essere umano.
L’attività fisica e mentale stimola la secrezione di neurotrofine, sostanze che favoriscono lo sviluppo dei neuroni;  migliora l’agilità psichica e la salute del corpo nell’invecchiamento;  e previene i guasti del morbo di Parkinson e di Alzheimer. Comunicare dunque con gli altri cambia “materialmente” il nostro cervello, fenomeno che avviene non solo durante l’ infanzia, bensì lungo l’intera nostra esistenza. La conoscenza (l’apprendimento) pertanto “scolpisce” il nostro cervello, creando sempre nuove connessioni tra neuroni.
Esperimenti effettuati su musicisti hanno mostrato  che la musica non solo espande specifiche aree legate alle parti del corpo impiegate nel suonare uno strumento, ma induce anche variazioni fisiche del cervello. Un altro straordinario effetto della plasticità cerebrale è la possibilità di modificare i circuiti neurali con la semplice attività mentale, senza cioè compiere alcun atto. Molti famosi musicisti, ad esempio, sono soliti esercitarsi poco allo strumento e molto mentalmente. Come hanno rivelato esperimenti di “brain imaging”, immaginare mentalmente un movimento- training mentale- è come compiere fisicamente quel movimento, poiché stimola i circuiti di neuroni, dove hanno sede le capacità atletiche o fisiche, come è il caso di un atleta che ha una caviglia slogata o del chirurgo per migliorare la tecnica operatrice o del musicista per eseguire una partitura senza ricorrere all’ uso dello strumento.
Il principio “se non lo usi (il cervello), lo perdi” dunque è vero, così come è vero anche l’altro principio: “ se  lo usi, lo migliori”. I neuroni o le sinapsi che non si connettono tra loro tramite l’apprendimento e la conoscenza, spariscono, subiscono cioè un processo di potatura (apoptosi).
Ciò che conta tuttavia nello sviluppo mentale del bambino non è “quanta” stimolazione gli viene offerta, ma “come” gli adulti “adattano” quel che dicono o fanno alle parole e alle azioni del bambino. Buoni genitori e buoni insegnanti possono compiere prodigi sul cervello del bambino.

I traumi e lo stress cambiano il cervello: ogni ora di ogni giorno. Essi provocano un abbassamento delle difese immunitarie del corpo contro le malattie e le infezioni. Persino, alterare l’espressione del proprio volto può cambiare l’umore e stimolare particolari emozioni. Un volto triste o aggressivo induce a pessimismo, insicurezza, inquietudine, tristezza. Un volto sorridente o gentile migliora l’umore e crea stati d’animo positivi, benefici, sereni. Si determina un contagio emotivo. Se, ad esempio, i ratti appena nati vengono lisciati sul pelo del dorso, il loro cervello si sviluppa diversamente da quello dei topolini che non ricevono lo stesso stimolo. Il bambino privato delle carezze e dell’affetto mostra un cervello  “inadeguato” (Chugani).

Conclusioni
Non tutti i bambini nascono uguali. Il cervello di ognuno di noi si sviluppa in maniera  diversa. Il cervello   è “unico” e “differente” da tutti gli altri. Non esistono due cervelli uguali. L’ apprendimento e i sistemi educativi in famiglia e a scuola devono essere adeguati alle capacità, alle disposizioni naturali  e al grado di conoscenza di ciascun bambino.
Concludiamo, dicendo che qualsiasi esperienza “scolpisce” fisicamente le connessioni neurali e rimane “incisa” dentro il cervello. Tutto ciò avviene a 8 giorni dalla nascita oppure  a 80 anni. Fino all’ultimo, il cervello è “affamato” di nutrimento offerto dall’ ambiente e dall’esperienza. 

domenica 6 novembre 2016

Icsem: call for paper primo annuncio



PRIMO ANNUNCIO
L’International Center for Studies on Educational Methodologies – ICSEM è lieto di invitarLa alla Spring School 2017


AGING SOCIETY PREVENZIONE, RIABILITAZIONE, BENESSERE METODOLOGIE DI CAPACITAZIONE


28 aprile 2017 – ore 15.00-18.30; 29 aprile 2017 – ore 10.00-17.30 Fondazione Collodi, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux Sala Ferri, Palazzo Strozzi, Firenze


L’iniziativa è inserita nel Piano di Formazione Continua (Continuous Professional Development) dell’Istituto Feuerstein, con il riconoscimento di 2 crediti formativi, sostitutivi di due lezioni online.



Accoglienza e registrazione dei partecipanti Apertura dei lavori
Relazioni preordinate


Interventi programmati dei partecipanti sulle aree individuate nel call for papers

Pausa pranzo
Sintesi dei lavori di gruppo

Conclusioni e chiusura dei lavori
Comitato Scientifico
Umberto Margiotta, Università Ca' Foscari di Venezia 
Dario Ianes, Libera Università di Bolzano

Quota di iscrizione

Euro 200,00, di cui euro 80,00 come quota associativa ICSEM 2017.
Euro 250,00 per gli applicatori PAS che richiedono i crediti CPD dell’Istituto Feuerstein

Info: 337 1440582 oppure info@icsem.it


INTERNATIONAL CENTER FOR STUDIES ON EDUCATIONAL METHODOLOGIES – ICSEM

Codice fiscale 94068570012 info@icsem.it www.icsem.it


Remedello, BS Corso di Formazione

Carissimi lettori 
giorno 11 Novembre terrò  a Remedello un seminario di formazione organizzato in collaborazione con il centro studi ericskson su "valutare il rendimento scolastico  effettivo di tutti gli alunni". 

La valutazione si pone come un elemento specifico dell’apprendere: il valutare è essenziale per il processo di apprendimento e, di conseguenza, la capacità di valutare deve essere intenzionalmente affrontata e sviluppata; non si aggiunge all’atto didattico, alla sua conclusione finale, ma è parte strutturale del suo apprendimento. È una componente dell’insegnamento, ma è anche parte delle unità didattiche che rappresentano, per l’apprendimento, il contenuto reale affrontato.
L’attenzione verso tutti gli studenti e in particolare verso gli studenti con Bisogni Educativi Speciali porta necessariamente a rivedere le pratiche della valutazione. Per rendere inclusivo anche il momento della verifica, infatti, occorre diversificare le proposte con gli opportuni accorgimenti di facilitazione e semplificazione. Per gestire al meglio questi strumenti senza rinunciare alla funzione formativa e proattiva della valutazione, serve una visione d’insieme, un fondato apparato teorico, ma anche materiali specifici e buone pratiche già sperimentate.
per ulteriori informazioni rispetto alla formazione trattata potete inviarmi una mail a m.boninelli@univirtual.it 

Lezione, Disfunzioni cognitive in età evolutiva e ICF

Cari Lettori 
con piacere vi comunico che giorno 12 Novembre sarò docente presso l'Università Cattolica di Milano  in una giornata di formazione al Master in disfunzioni cognitive in età evolutiva rivolta in particolar modo all'ambito clinico diagnostico. 

La docenza verterà sul tema ICF  e sulla classificazione internazionale del funzionamento. 
ICF fornisce sia un linguaggio unificato e standard, sia un modello concettuale di riferimento per la descrizione della salute e degli stati ad essa correlati (ICF, WHO 2001, pag 3).
Esso rappresenta una revisione della Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap (ICIDH) pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1980 a scopo di ricerca.
Il testo dell’ICF è stato approvato dalla 54° World Health Assembly (WHA) il 22 Maggio 2001 e ne è stato raccomandato agli Stati Membri l’uso nella ricerca, negli studi di popolazione e nella reportistica.
È stata accettata come una delle Classificazioni delle Nazioni Unite. In quanto tale, costituisce lo strumento adeguato per la realizzazione di mandati internazionali a difesa dei diritti umani nonché di normative nazionali (ICF, WHO 2001, pag 6).
L’OMS raccomanda l’uso congiunto di ICD-10 per codificare le condizioni di salute e di ICF per descrivere il funzionamento della persona.
ICF è stata tradotta e pubblicata in molti Paesi. Una prima traduzione italiana è del 2002 relativa alla prima edizione OMS del 2001. A partire dal 2009 è stata pubblicata su questo Portale la versione on-line di ICF 2001 a cura del Centro Collaboratore italiano per la Famiglia delle Classificazioni Internazionali. Sarà disponibile a breve una versione on-line di ICF aggiornata.
Come ogni classificazione, anche ICF è stata pensata per essere aggiornabile.
A tal fine, l’OMS ha attivato una procedura di aggiornamento della Classificazione, aperta al contributo di tutti gli utilizzatori, per integrarla, modificarla e migliorarla. Tale procedura si avvale di una piattaforma on-line per l'aggiornamento.
A seguito del processo di aggiornamento, l'OMS ha pubblicato gli aggiornamenti per gli anni 2011, 2012 e 2013, tradotti dal Centro Collaboratore italiano per la Famiglia delle Classificazioni Internazionali e pubblicati su questo Portale.

Scopi di ICF

La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute:
  • fornisce una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute come interazione tra individuo e contesto;
  • costituisce un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate, allo scopo di migliorare la comunicazione fra operatori sanitari, ricercatori, pianificatori, amministratori pubblici e popolazione, incluse le persone con disabilità;
  • permette il confronto fra dati raccolti in Paesi, discipline sanitarie, servizi e momenti diversi;
  • fornisce una modalità sistematica per codificare le informazioni nei sistemi informativi sanitari.
ICF può essere utilizzata in tutti quei sistemi che hanno attinenza con la salute, come ad esempio quello della previdenza, del lavoro, dell'istruzione, delle assicurazioni, dell'economia, della legislazione e quelli che si occupano delle modifiche ambientali. Per farlo è necessario definire protocolli di utilizzo di ICF come linguaggio e come modello descrittivo dello stato di salute.

ICSEM, Firenze, Spring School Call for paper: tematiche


Cari lettori 
per la call for paper dell'International Center for studies on educational methodologies,
 saranno esaminate le seguenti tematiche:
  1. Come elevare la qualità dell’apprendimento nell’età matura
  2. Come contrastare il decadimento cognitivo nelle persone anziane
  3. Come sostenere e sviluppare la disponibilità al cambiamento, anche in condizioni di fragilità
  4. Correlazioni tra mirror neurons system e sviluppo del potenziale di apprendimento in ogni in-
    dividuo e ad ogni età
  5. Come contrastare i processi involutivi dell’età avanzata utilizzando contesti e strumenti digitali
    (LIM, tablet, smartphone)
  6. Come sostenere una cittadinanza digitale attiva nella tarda età, anche utilizzando il metodo
    Feuerstein
  7. In che modo il metodo Feuerstein può sostenere lo sviluppo e l’applicazione di metodologie
    integrate di formazione-terapia-assistenza per l’età avanzata
  8. Studi e ricerche sull’invecchiamento cognitivo e metacognitivo inteso come opportunità di
    crescita
  9. Studi e ricerche sull’importanza dell’evoluzione delle parole e delle narrazioni legate
    all’invecchiamento cognitivo e metacognitivo
Psicologi, neuropsichiatri, terapisti, ricercatori, dottorandi, educatori, operatori sanitari e sociosa- nitari e tutte le figure professionali impegnate nella costruzione, sperimentazione e/o riflessione attorno a uno di questi temi potranno presentare le proprie proposte all’interno della Spring School.
Gli interessati sono invitati a sottoporre entro il 28 febbraio 2017 un ampio abstract in italiano del loro contributo (max. 3 cartelle) che contenga una dettagliata proposta di presentazione in riferimento a una delle tematiche scelte.
Le proposte devono essere accompagnate da un breve curriculum vitae et studiorum del richiedente.

PRESENTAZIONE DELL’ELABORATO
Ogni elaborato va presentato da un autore principale e da eventuali coautori. L’autore principale dovrà essere presente al seminario per presentare oralmente il lavoro. Nella presentazione potrà essere affiancato dai coautori. La presentazione durerà approssimativamente 20 minuti. 
L’organizzazione della Spring School nominerà un chairman che gestirà i turni di parola e il tempo degli interventi.

REGOLE PER LA PRESENTAZIONE DEI MATERIALI
Gli autori che vorranno presentare un contributo sono tenuti a inviare un abstract nel formato in- dicato in allegato.
Gli abstract vanno inviati via mail all’indirizzo info@icsem.it entro le ore 24 del 28 febbraio 2017. 

Firenze, ICSEM- Spring School primo annuncio


INTERNATIONAL CENTER FOR STUDIES ON EDUCATIONAL METHODOLOGIES



SPRING SCHOOL

Call for papers 3 novembre 2016 - Dead line 28 febbraio 2017


AGING SOCIETY PREVENZIONE, RIABILITAZIONE E BENESSERE METODOLOGIE DI CAPACITAZIONE

Firenze, Palazzo Strozzi, Sala Ferri, 28-29 aprile 2017

CALL FOR PAPERS

L’International Center for Studies on Educational Methodologies, annuncia il Call for Papers per la Spring School
AGING SOCIETY PREVENZIONE, RIABILITAZIONE E BENESSERE METODOLOGIE DI CAPACITAZIONE

Responsabili Scientifici del Seminario:
prof. Umberto Margiotta, ordinario di Pedagogia Generale - Università Ca’ Foscari di Venezia prof. Dario Ianes, ordinario di Pedagogia Speciale - Libera Università di Bolzano

La Spring School ha come obiettivo quello di condividere e diffondere le più recenti pratiche for- mative e metodologiche sperimentate a partire dal metodo Feuerstein nell’ambito preventivo- riabilitativo dell’età avanzata. Verranno presentati e trattati strumenti e buone prassi che accom- pagnano istituzioni, centri riabilitativi, strutture assistenziali e altri contesti pubblici e privati nell’assicurare sostegno e sviluppo all’invecchiamento attivo.