Tempo fa è stato pubblicato uno studio sulla “Difficoltà di apprendimento”. Si affrontavano numerosi aspetti, ma uno particolarmente importante non era stato considerato ossia la paura di poter sbagliare che di per sé può essere un freno.
In un suo scritto, Nenad Suciz individuava in quello che era l’ambiente scolastico quello che è di certo un fattore determinante con molte implicazioni. Fattore che era proprio la paura di sbagliare che si può riscontrare in numerosi studenti di ogni età.
Questo timore li porta ad avere un atteggiamento negativo e pessimista che li frena come se si dicessero “Che mi impegno a fare? Tanto non ci riesco e farò solo una figuraccia”. Insomma, una forte autocritica a priori tutt’altro che positiva e stimolante a fare il meglio e a dare il meglio.
Ai giorni d’oggi vige ancora un sistema formativo/educativo che si basa per lo più su una netta distinzione tra le parti: di qua gli insegnanti impegnati nel trasmettere il proprio “sapere”, di là gli studenti che devono stare al loro posto con disciplina per ascoltare, assimilare, apprendere, ripetere quanto spiegato dal docente oppure hanno letto sui libri di testo. Ecco che vi è una sorta di appiattimento lineare, ossia gli allievi che si trovano tutti a dover apprendere la medesima cosa e ad esporla nel medesimo modo in cui loro è stata spiegata. Insomma, un conformismo che di certo non stimola la voglia di “vedere oltre”, di scoprire quello che è al di là delle pagine di un libro o delle parole del docente.
Si innesca, quindi, una sorta di competitività tra gli studenti. Nessuno vuole sbagliare e chi sbaglia, non di rado, prova un forte senso di inadeguatezza e di fallimento per non essere stato all’altezza degli altri nel ripetere quello che gli altri avevano invece assimilato, seppur meccanicamente e passivamente.