METODO FEUERSTEIN - La scuola che tutti vorremmo è un
luogo a misura di bambino dove ognuno venga stimolato a conoscere le
proprie potenzialità e a farle crescere. Dove i limiti vengano
considerati come opportunità e risorsa e dove ciascuno possa esprimere
se stesso al meglio. Molti sono i metodi pedagogici
che hanno come presupposto il bambino e la sua interezza, da quello
Montessoriano a quello Steineriano e tutti partono dallo studio di
bambini in condizioni svantaggiate. Il metodo Feuerstein, meno
conosciuto rispetto agli altri due, parte dal concetto che la sfera
cognitiva non abbia un limite e che ognuno di noi può migliorarsi
sempre.
METODO FEUERSTEIN E APPRENDIMENTO MEDIATO - Così come una mamma sceglie gli stimoli giusti da dare al proprio bambino, sceglie il momento giusto in cui insegnare al bambino a camminare, nuotare, andare in bicicletta, nello stesso modo un maestro del metodo Feuerstein sceglie in che modo andare a potenziare l’intelligenza umana attraverso determinate strategie. Non esistono misurazioni fisse, rigide e statiche, non si viene etichettati e limitati, tutto viene svolto con grande rispetto del potenziale intellettivo. E se qualcosa non riesce al bambino in questo dato momento non è detto che più tardi potrebbe riuscirci.
METODI A CONFRONTO -
Il prof. Feuerstein mette a punto il suo metodo con i bambini usciti dai campi di concentramento che avevano subito uno shock emotivo particolarmente grave. La dott. Montessori mette a punto il suo metodo con i bambini di un quartiere popolare di Roma alla soglia della prima guerra mondiale, il prof. Steiner concentra il suo metodo nell’educazione dei figli dei lavoranti in una fabbrica. Ognuno di questi metodi parte dalla preparazione degli insegnati, dal materiale proposto ai bambini e dall’ambiente che circonda gli alunni.
NON SPRECHIAMO L’INTELLIGENZA - Ognuno di noi arriva a scuola con il proprio bagaglio culturale che viene plasmato e avviato verso l’uniformità del pensiero. Ad un determinato stimolo deve esserci una determinata risposta. Nelle teorie di Feuerstein non sono gli stimoli in se’ a fare la differenza, ma l’intervento degli adulti (genitori o insegnanti) che hanno il compito di “mediare” ciò che viene presentato al bambino, quindi fargli scoprire qual è l’utilità di ciò che stanno imparando.
IL COMPITO DELL’INSEGNANTE - L’insegnante deve innanzi tutto credere che ogni bambino possa imparare e sta a lui cercare le strategie per aiutarlo. Gli insegnanti che utilizzano l’approccio Feuerstein devono sempre tenere in considerazione l’emotività del bambino che sia timido o irrequieto, deve insegnare loro a riconoscere le emozioni in se stessi e negli altri, che le emozioni e gli stati d’animo cambiano nel tempo (ad esempio all’inizio di un gioco e alla fine: se si vince si provano delle emozioni, se si perde se ne provano altre).
METODO FEUERSTEIN E APPRENDIMENTO MEDIATO - Così come una mamma sceglie gli stimoli giusti da dare al proprio bambino, sceglie il momento giusto in cui insegnare al bambino a camminare, nuotare, andare in bicicletta, nello stesso modo un maestro del metodo Feuerstein sceglie in che modo andare a potenziare l’intelligenza umana attraverso determinate strategie. Non esistono misurazioni fisse, rigide e statiche, non si viene etichettati e limitati, tutto viene svolto con grande rispetto del potenziale intellettivo. E se qualcosa non riesce al bambino in questo dato momento non è detto che più tardi potrebbe riuscirci.
METODI A CONFRONTO -
Il prof. Feuerstein mette a punto il suo metodo con i bambini usciti dai campi di concentramento che avevano subito uno shock emotivo particolarmente grave. La dott. Montessori mette a punto il suo metodo con i bambini di un quartiere popolare di Roma alla soglia della prima guerra mondiale, il prof. Steiner concentra il suo metodo nell’educazione dei figli dei lavoranti in una fabbrica. Ognuno di questi metodi parte dalla preparazione degli insegnati, dal materiale proposto ai bambini e dall’ambiente che circonda gli alunni.
NON SPRECHIAMO L’INTELLIGENZA - Ognuno di noi arriva a scuola con il proprio bagaglio culturale che viene plasmato e avviato verso l’uniformità del pensiero. Ad un determinato stimolo deve esserci una determinata risposta. Nelle teorie di Feuerstein non sono gli stimoli in se’ a fare la differenza, ma l’intervento degli adulti (genitori o insegnanti) che hanno il compito di “mediare” ciò che viene presentato al bambino, quindi fargli scoprire qual è l’utilità di ciò che stanno imparando.
IL COMPITO DELL’INSEGNANTE - L’insegnante deve innanzi tutto credere che ogni bambino possa imparare e sta a lui cercare le strategie per aiutarlo. Gli insegnanti che utilizzano l’approccio Feuerstein devono sempre tenere in considerazione l’emotività del bambino che sia timido o irrequieto, deve insegnare loro a riconoscere le emozioni in se stessi e negli altri, che le emozioni e gli stati d’animo cambiano nel tempo (ad esempio all’inizio di un gioco e alla fine: se si vince si provano delle emozioni, se si perde se ne provano altre).
SFERA COGNITIVA E SFERA EMOTIVA - Un bambino che ha
un livello cognitivo alto ma e’ frustrato smetterà di apprendere così
come un bambino che ha un livello cognitivo modesto se emotivamente e’
equilibrato apprenderà senza difficoltà’. Altra cosa importante e’
quella di rendere i bambini autonomi
nel pensare e nel trovare soluzioni quindi l’insegnante deve sempre
porre domande ai bambini per cercare di farli ragionare sul perché’
accade qualcosa. Inoltre, se un
bambino viene mortificato o messo in difficoltà non farà alcun
progresso, mentre se un insegnante farà sentire il bambino competente
aiutandolo a trovare la strada per risolvere una sua difficoltà questi
farà passi da gigante.