Quante
volte i genitori mi chiedono: «Prof, perché non li obbliga a leggere?»
oppure vengo interpellata in questo modo: «Prof, io compro libri su
libri ma mio figlio non vuole leggere. Che devo fare?» .
Io sorrido e penso alla mia esperienza. Non sono una lettrice nata, lo sono diventata con molta calma e soprattutto non perché qualcuno mi abbia stimolata alla lettura.
A mio parere, non si può dire che gli stimoli familiari siano indispensabili per avviare alla lettura i bambini o i ragazzi. Io ho un fratello più grande e lui, pur avendo a disposizione la medesima biblioteca ben fornita, non ha mai avuto la mia stessa passione.
Mettiamo pure che si abbia a disposizione una biblioteca paterna come quella di Leopardi, non è scontato che vi passino ore ed ore durante la giovinezza, emulando il poeta recanatese. Anzi, è molto più probabile che si finisca per odiare quella biblioteca e quei libri così a portata di mano. A volte il gusto della ricerca è molto più appassionante.
Ecco perché, da docente, non impongo ai miei allievi più piccoli, che frequentano il biennio, i libri. che piacciono a me, lascio che scelgano loro, se hanno piacere di leggere. Quelli del triennio, invece, a causa del poco tempo a disposizione, devono inevitabilmente affrontare alcuni classici della letteratura italiana e straniera. E non sempre li gradiscono.
tratto da: corriere.it
Io sorrido e penso alla mia esperienza. Non sono una lettrice nata, lo sono diventata con molta calma e soprattutto non perché qualcuno mi abbia stimolata alla lettura.
La mia casa era piena di libri eppure da bambina non mi degnavo di aprirli. Ai compleanni ogni libro ricevuto in regalo costituiva per me una grande delusione. Ma i miei genitori non mi hanno mai costretta a leggere.Sul finire delle elementari mi innamorai della serie tv «Pippi Calzelunghe» . Mio padre, allora, mi acquistò il romanzo della scrittrice svedese Astrid Lindgren, «madre» della ragazzina dalle treccine rosse, e io mi tuffai nella lettura senza rendermi conto che per una principiante affrontare più di 400 pagine non era cosa da poco.
A mio parere, non si può dire che gli stimoli familiari siano indispensabili per avviare alla lettura i bambini o i ragazzi. Io ho un fratello più grande e lui, pur avendo a disposizione la medesima biblioteca ben fornita, non ha mai avuto la mia stessa passione.
Mettiamo pure che si abbia a disposizione una biblioteca paterna come quella di Leopardi, non è scontato che vi passino ore ed ore durante la giovinezza, emulando il poeta recanatese. Anzi, è molto più probabile che si finisca per odiare quella biblioteca e quei libri così a portata di mano. A volte il gusto della ricerca è molto più appassionante.
Ecco perché, da docente, non impongo ai miei allievi più piccoli, che frequentano il biennio, i libri. che piacciono a me, lascio che scelgano loro, se hanno piacere di leggere. Quelli del triennio, invece, a causa del poco tempo a disposizione, devono inevitabilmente affrontare alcuni classici della letteratura italiana e straniera. E non sempre li gradiscono.
L’amore per la lettura non deve e non può essere forzato. Amare i libri deve essere una scelta e l’inizio di questo amore non ha data né età.Quando si viene catturati dalla lettura è per sempre, non importa se abbiamo sei anni, e sappiamo a mala pena distinguere le lettere dell’alfabeto, o se ne abbiamo sessanta. L’importante è che sia una scelta spontanea, non una forzatura come la scuola vorrebbe.
tratto da: corriere.it