giovedì 31 marzo 2011

I compiti di Elenora sono diventati un libro di testo

Da Corriere.it

Il racconto di come la sindrome di Down non impedisca di crescere autonomi e studiare, grazie a un percorso
che da adesso fa anche «scuola»

MILANO - Io mi chiamo Eleonora, sono nata a Cagliari e ho nove anni. Ho il viso tondo, il naso piccolo, i capelli e gli occhi castani scuri. Sono una bambina molto simpatica, spiritosa e allegra. Io so fare molte cose: aiuto mamma a rifare il letto, apparecchio e sparecchio. Questa la mia storia». Sì, questa è la storia di Eleonora Serci. Una bambina speciale, nata sotto il segno della sindrome — o meglio della condizione genetica — di Down. Quando ha scritto questa breve presentazione di se stessa frequentava le elementari nella città natale, Cagliari. Adesso è una donna di 26 appena compiuti, che ama Vasco Rossi e i Rolling Stones, i film di Harry Potter e Mtv, i libri di David Grossman e il computer, suonare le tastiere e disegnare. Eleonora ha anche raggiunto il traguardo non facile di un diploma di «sala bar» all’Istituto alberghiero ma, come e più dei sui coetanei «normodotati», non riesce a trovare un lavoro. La sua storia ha voluto raccontarla in un libro, «Il quaderno di Eleonora» (Aipsa Edizioni), che offre una chiave di lettura tutta particolare perché in realtà ha preso corpo in due percorsi: il primo di vita e il secondo didattico. Il motivo è presto spiegato. Sua madre, Annalisa Porru, è stata insegnante. E ha pazientemente raccolto i compiti di Eleonora, dalle elementari alle medie, in dieci volumi divisi per materia e in ordine cronologico. «L’idea del libro è cresciuta in me sempre di più — dice mamma Annalisa — osservando l’interesse che i quaderni di mia figlia suscitavano nei miei amici insegnanti, nei tirocinanti e negli operatori che frequentano il Centro Down della mia città, di cui sono socia».
DISEGNI E PENSIERI - Così la storia di Eleonora scorre lungo un percorso di schede, disegni, schemi, pensierini e temi brevi. Il libro testimonia l’impegno di una bimba Down e delle sue insegnanti di sostegno. È però anche lo specchio di una famiglia capace di accogliere senza riserve Eleonora e di accompagnare il suo sviluppo, pur nella piena coscienza che l’handicap esiste e la disabilità non va negata. Le pagine sono la testimonianza di un ambiente — i parenti, il quartiere, l’associazione dei genitori e in fondo la stessa città — ancora in grado di esprimere una funzione importante di protezione e di stimolo. Partiamo dalla famiglia, allora. Papà Antonello, 60 anni, è professore associato di Ingegneria all’Università di Cagliari. Mamma Annalisa, sua coetanea, ha insegnato alle medie e Daniele, 31 anni, il fratello di Eleonora, fa il grafico pubblicitario. «Io e mio marito, poco più che trentenni, lavoravamo entrambi — racconta Annalisa Porru —. La prima situazione da affrontare è stata la salute di Eleonora che è nata prematura e ha dovuto subire un intervento chirurgico all'intestino e per nove anni è stata sottoposta a controlli periodici al cuore fino a quando anche il suo problema cardiaco è stato dichiarato risolto». Ma non solo. «Avevamo bisogno di saperne di più sulla sindrome di Down, per poter aiutare Eleonora ad affrontare le difficoltà e darle la possibilità di migliorare le sue capacità e la sua intelligenza. Così la nostra vita familiare ha avuto un nuovo inizio». Per la crescita di Eleonora è stato importante abitare in città, in una zona centrale e popolare, nello stesso palazzo della zia materna e delle cugine Benedetta, Sara e Chiara, diventate sue amiche inseparabili. È da loro che vuole sempre andare, quando non studiano, per divertirsi con i giochi di società. Altrettanto importante è stato lo sport. Nel periodo dell'infanzia Eleonora ne ha praticati tre: il nuoto, per due anni; la ginnastica ritmica, per tre; il pattinaggio, per undici. Tutte e tre le discipline hanno contribuito alla sua crescita fisica, sociale, intellettiva, educandola alla disciplina, all'attenzione e al coraggio.
RITMI PRECISI - Adesso che non studia più, la sua giornata è comunque piena di attività e scandita da ritmi precisi che lei stessa si è data: sveglia alle 8, colazione e preparazione per la passeggiata mattutina con una delle due operatrici conosciute al centro Down e divenute sue amiche. Rientro a casa per mezzogiorno, pranzo, riposino pomeridiano di un’ora, attività varie (va in palestra tre volte la settimana ed è appassionata di ginnastica aerobica) anche di aiuto in casa e di sistemazione della sua camera. Ama preparare il tè, Eleonora, e per lei è quasi una cerimonia. Dopo la cena, dalle 10 alle 11 e 30 si ritaglia uno spazio suo personale e poi si fa trovare pronta per andare a letto. «Ha una vita molto ordinata nella quale trova sicurezza — aggiunge la mamma —. Lei stessa si rende conto dei suoi limiti e a volte mi accorgo che ci soffre. Certo lei è autonoma, ma non riesce ad essere indipendente come vorrebbe. Ha sempre bisogno di qualcosa». Il suo libro è diventato fonte di sorprese. In Sardegna alcune scuole già lo utilizzano come strumento di confronto e di approfondimento didattico, mentre le richieste di acquisto fioccano soprattutto nella «Penisola». Insomma, dal resto d’Italia. Ma lei, la protagonista, cosa ne pensa? Eleonora con le parole non riesce ad esprimersi al meglio. Con l’aiuto della mamma, ha preferito scrivere. «Il libro mi piace, perché parla di me, della mia storia. Mi piace molto la prima parte, dove c'è il racconto di quando ero piccola, giocavo, andavo a scuola, facevo le gare e le gite con i compagni. Sono contenta che molti leggano il mio libro, perché ci sono io, e ci sono tante cose, parole… disegni… colori». Ecco, questa è Eleonora: solare, curiosa. E questa la sua storia. 
 

Dislessia: Svelato il segreto di chi migliora più in fretta

Da Corriere. it
MILANO - Le lettere sul libro si confondono, leggere a voce alta è una tortura, scrivere senza fare errori di ortografia quasi un miraggio: è la dislessia. Alcuni ricercatori giapponesi hanno da poco scoperto che è possibile individuare chi è destinato a recuperare meglio le capacità di lettura: i dati, pubblicati sui Proceedings of the National Academy of Sciences, indicano che attraverso la risonanza magnetica funzionale si può capire se il bambino farà più o meno progressi. I piccoli con una maggiore attività e un ampio numero di connessioni nervose nell'emisfero destro del cervello sarebbero i più favoriti: risultati da confermare, che aprono però uno spiraglio di ottimismo.
DIAGNOSI PRECOCE - «Individuare chi ha maggiori potenzialità di compensare la dislessia sarebbe molto utile, soprattutto se riuscissimo a distinguere chi recupera spontaneamente da chi invece ha bisogno di una riabilitazione - commenta Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile all'ospedale Bambino Gesù di Roma -. A oggi non esistono strumenti efficaci per prevedere come evolverà un dislessico, ma se li avessimo potremmo "mirare" meglio gli interventi rendendoli più efficaci». Il trattamento della dislessia è una riabilitazione cognitiva e logopedica che dura da alcuni mesi ad anni, a seconda della gravità del caso; funziona meglio sui bambini piccoli, per cui la diagnosi precoce è fondamentale per un recupero veloce e completo della capacità di lettura. «In realtà l'obiettivo principale è sostenere il bambino per contenere la sua frustrazione - precisa Vicari -. Se un dislessico viene trattato come un bambino svogliato o incapace, costruisce un'immagine di sé perdente: pensa di essere "sbagliato", perde l'autostima, innesca una spirale di emozioni negative che possono condizionargli la vita. Dobbiamo invece far capire ai bimbi che la dislessia non è segno di minore intelligenza, ma una difficoltà superabile. Purtroppo ci sono ragazzi delle superiori a cui non è mai stata fatta la diagnosi, che hanno alle spalle anni di sconfitte e frustrazioni: con loro il trattamento serve più che altro per imparare a convivere serenamente con la dislessia». Che cosa possono fare i genitori per aiutare un figlio dislessico? «Non sgridarlo - raccomanda Vicari - ed evitargli la frustrazione della lettura ad alta voce, trovando vie alternative per studiare, con l'aiuto di cd, video o computer».
Per avere ulteriori informazioni sul recupero e il potenziamento cognitivo con gli alunni dislessici potete inviarmi una mail al seguente indirizzo m.boninelli@unive.it 

lunedì 28 marzo 2011

Maglie, Corso di Formazione Programma di Arricchimento Strumentale II° livello

C.T.P.- MAGLIE

Metodo Feuerstein: P.A.S. 2° livello

CALENDARIO DELLE LEZIONI – Anno 2011 ( 50 ore )
tenute dal prof Cosimo Dimagli, direttore del Centro Autorizzato “Feuerstein” di Manduria e formatore cognitivo per il Programma di Arricchimento Strumentale (P.A.S. Standard e P.A.S. Basic); consultant  L.P.A.D.


Data
Orario
Argomenti
N. ore
03 maggio
2011



5 maggio
7 maggio

12 maggio
14 maggio

17 maggio

19 maggio

24 maggio


26maggio


28 maggio


15,30  - 20,30




   

15,30  - 20,30
     08,30  - 13,30

   15,30  - 20,30
     08,30  - 13,30


      15,30  - 20,30

 15,30  - 20,30

     08,30  - 13,30



15,30  - 20,30


15,30  - 20,30


RIEPILOGO DEI PRINCIPI DELLA MEDIAZIONE
Analisi del funzionamento cognitivo della persona alla luce della Modificabilità Cognitiva
Presentazione degli strumenti del II° livello.



Strumento - Orientamento Spaziale II - introduzione ed esercitazione
Esercitazione, brain storming, su OS2

Strumento -  Relazioni Temporali -  introduzione ed esercitazione
Esercitazione, brain storming, su RT


Strumento - Classificazioni - introduzione ed esercitazione

Approfondimento ed esercitazioni anche a livello dell’operazione mentale del confronto
Strumento - Istruzioni - introduzione ed esercitazione
COMUNICAZIONE EFFICACE, CHIARA, PRECISA, NON EGOCENTRICA, INEQUIVOCABILE

Strumento -  Relazioni   Familiari -  introduzione ed esercitazione
Completamento 4° Strumento- ESRCITAZIONI

Preparazione di una lezione tipo su pagg scelte.
esercitazione e lavori di gruppo: uso della scheda per la “valutazione dei micro cambiamenti

Brain storming sul PAS: corsisti a confronto ed approfondimenti su tematiche richieste

50
La sequenza degli argomenti è solamente indicativa e potrebbe subire variazioni anche  in itinere.
Il calendario potrà essere modificato soltanto previo accordo col formatore ed il direttore del corso.

domenica 27 marzo 2011

Mediazione dell'individualità e della differenza psicologica

 Di Nadia Scarnecchia, applicatrice e valutatrice Feuerstein, Rivalta di Torino. 


"La mediazione dell'individualità e della differenza psicologica è, per certi versi, l'opposto della condivisione. La condivisione è la fusione tra due persone, l'individualità e la differenza mettono, al contrario, l'accento su come distinguersi dagli altri." (R. Feuerstein, Y. Rand, R. Feuerstein, in coll. con N. Laniado e g. Petra, 2005:  La disabilità non è un limite. Se mi ami costringimi a cambiare, Firenze, Libri liberi.)

E' molto importante che i bambini imparino a percepire se stessi come individui differenziati dagli altri, con proprie particolarità, pensieri, interessi e opinioni. E' necessario consentire ai bambini di essere se stessi, di concepirsi come unici ed irripetibili, sebbene nel rispetto dell'individualità altrui.
Questo criterio è necessario per l'autorealizzazione, che Maslow annovera tra i bisogni peculari degli esseri umani, una personalità sana è spinta ad avere un "proprio progetto" e a cercare di realizzarlo. Anche Erickson ritiene che la presa di coscienza della propria individualità è necessaria per costruire un'identità personale: un'identità diffusa determina periodi di stallo e gravi sofferenze personali.
Gli agenti educativi devono essere coscienti dell'importanza di aiutare i soggetti a strutturare una loro identità e di quanto il loro contributo sia determinante in questa direzione. Gli educatori hanno il ruolo di aiutare i ragazzi a costruirsi un locus of control interno, affinchè gli educandi divengano capaci di riflettere sui propri pensieri e stati d'animo. Il bambino deve essere rispettato per le proprie opinioni e ne va rispettata la sua dignità, va guidato a trovare un proprio interesse, una fonte di soddisfazione personale.
Un educatore che voglia aiutare il bambino a divenire un adulto con un'identità stabile non può essere iperprotettivo, ma deve stimolare il soggetto ad assumersi responsabilità proporzionate all'età e alle competenze del soggetto in questione, senza concedere una prematura autonomia ed è bene evitare gli autoritarismi, perchè è preferibile un atteggiamento assertivo.
Per i bambini è molto significativo ed incoraggiante sentire di avere il supporto emotivo delle figure educative di riferimento, ma considerare il fanciullo un estensione di sè e proiettare sulla sua esistenza le proprie aspirazioni, può essere molto dannoso. 
Per ulteriori informazioni sulla Pedagogia della Mediazione e sul Programma di Arricchimento Strumentale del Prof. Feuerstein, potete contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it

sabato 26 marzo 2011

Laboratorio sul Metodo di Studio

Spesso i ragazzi si trovano disorientati davanti  allo studio, faticano a gestire il materiale da elaborare, dimostrando poca concretezza ed organizzazione nel lavoro col risultato di apparire poco competenti di fronte a specifiche materie e contenuti, disarmati nell'affrontare novità e difficoltà progressive.
Per questo motivo è importante  arrivare a definire bene cosa significa studiare e soprattutto studiare con profitto, mettendo in evidenza le operazioni mentali e dunque le funzioni cognitive  da rafforzare per ottenere dei buoni risultati e contribuire a costruire il senso di competenza fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Studiare significa acquisire e memorizzare conoscenze e abilità, sistemarle nella propria mente per poterle riutilizzare. Il classico metodo di studio: leggere e ripetere è uno dei modi per apprendere, non l’unico e spesso è poco efficace. Per questo motivo è indispensabile far riflettere i ragazzi sul significato dello studio, quali sono le funzioni cognitive coinvolte nell’attività di studio e quali sono le strategie migliori per ottenere dei buoni risultati. 


Le aree prese in esame saranno:
  1. organizzazione : come organizzare materiale, mole e tempi di lavoro, quali eventuali supporti utilizzare; aspetto emotivo
  2. coordinamento delle parti: relazionare la singola parte studiata col quadro di riferimento specifico ed esplicitare relazioni con materie e contesti affini; flessibilità mentale
  3. gestione della complessità: come strutturare e semplificare contenuti ricchi e complessi
DESTINATARI DEL CORSO: questo corso vuole essere un supporto per genitori, insegnanti ed educatori che si prefiggono  come scopo quello di approfondire ed offrire ai proprio ragazzi punti saldi per la costruzione  di un metodo di studio efficace.
STRUTTURA DEL CORSO: L'intero corso si articolerà in un'unica giornata composta da 7 ore.

DATE:
il 07/04/2011
giovedì 07.04.2011
  9.30-12.30 e 13.30-16.30 
  Via Peloritana 89         

MATERIALE: 
per affrontare queste tematiche verranno utilizzate pagine PAS che permetteranno di fare esperienza diretta  nelle tre aree sopracitate.

COSTO
: € 185,00  IVA inclusa 
PAGAMENTO: tramite Bonifico Bancario
CENTRO PER LO SVILUPPO DELLE ABILITÀ COGNITIVE Cooperativa Sociale (Centro Autorizzato Metodo Feuerstein)
 

BANCA CARIPARMA CREDIT AGRICOLE, Dipendenza 338

IBAN   IT24U0623033130000046477051
 
ISCRIZIONE: l'iscrizone sarà ritenuta valida solo ad avvenuto versamento della quota intera di iscrizione entro una settimana prima dall'avvio del corso. Il corso potrà avere luogo se verrà raggiunto un numero minimo di partecipanti.
Le rinunce al corso a partire da 48 h  prima dell'avvio del corso non daranno luogo al rimborso della quota versata.

TERMINE DELLE ISCRIZIONI: 31/03//2011


SEDE DEL CORSO: Garbagnate Milanese (MILANO) Via Peloritana 89 (Autostrada uscita Arese oppure vedi www.airpullmanspa.com, autolinea AZ110 linea Rho Fiera FS MM1 - Saronno oppure FERROVIE NORD fermata GARBAGNATE MILANESE).

Per ulteriori informazioni www.sviluppocognitivo.it oppure potete inviarmi una mail al seguente indirizzo: m.boninelli@unive.it  

martedì 22 marzo 2011

La disabilità non è un limite: ragazza down si laurea in lettere

Carissimi lettori, 
condivido con tutti voi un articolo pubblicato quest'oggi sul sito http://palermo.repubblica.it dove Claudia ragazza con la Sindrome di Down si laurea in lettere.

"Quando si presentò al primo esame col supporto del computer, la professoressa la guardò con scetticismo. I dubbi però svanirono presto, giusto il tempo dell'interrogazione. E alla fine fu proprio quella docente a invitarla ad abbandonare il pc e a sostenere le prove successive come tutti gli altri: risposte orali. È cominciata così l'avventura universitaria di Giusi Spagnolo, ragazza palermitana di 26 anni con la sindrome di Down. Sette anni dopo, Giusi ha coronato il suo sogno, laureandosi con 105 su 110 in Beni demoetnoantropologici alla facoltà di Lettere.

"C'è dietro un lavoro di 26 anni - dice il padre, Bernardo Spagnolo - Un lavoro che è cominciato in famiglia ed è proseguito a scuola. Siamo stati fortunati, abbiamo sempre incontrato professori disponibili e strutture adeguate. Anche all'Università, dove c'è il centro per la disabilità che ci ha dato un grande supporto. Grazie a questo lavoro di squadra, Giusi è riuscita a dimostrare che le persone con sindrome di Down possono accedere ad alti standard di studio. Lei è la prima donna in Italia. Speriamo non sia l'ultima".

Ma in questi anni Giusi non ha solo studiato: per un periodo ha anche lavorato come tutor alla scuola elementare Montegrappa. Ed è stato proprio da quell'esperienza che ha tratto lo spunto per la tesi, incentrata sul ruolo del gioco nell'apprendimento ed elaborata grazie a una ricerca sul campo nella ludoteca comunale di Villa Garibaldi. Con l'aiuto della dottoressa Romina Mancuso e dello zio, Giusi ha creato, sulla base di una favola di Fedro, un supporto didattico multimediale per i bambini.

"Quello di Giusi è un elaborato che presenta diversi pregi - dice Mario Giacomarra, preside di Lettere e relatore della tesi - sia dal punto di vista accademico che umano". Ma a Giusi la laurea non basta: "Mi piace lavorare con i bambini - racconta - È stato bellissimo sentirmi chiamare "maestra", spero un giorno di poterlo fare sul serio". 

Alla neo Dott.ssa i miei più affettuosi auguri per il traguardo raggiunto! 
M.Luisa B.  

giovedì 17 marzo 2011

Convegno: Strategie Didattiche e organizzative per una Didattica Inclusiva, alcuni scatti

Carissimi lettori, 
si è concluso ieri con molto successo il primo dei quattro incontri di formazione organizzati dal CTRH (Centro Territoriale Risorse e servizi Handicap)  di Garda per docenti, educatori, genitori sulle Strategie Didattiche e organizzative per una Didattica Inclusiva.
Il primo incontro che mi ha visto come relatore del Centro Studi Erickson per " Le applicazioni in ambito educativo del Modello I.C.F.dell’ OMS.” ha suscitato interesse e riflessione nei corsisti e non sono mancati i punti di confronto e di dibattito sull'utilizzo di questo strumento finalizzato nel vedere non soltanto l'alunno diversamente abile nella sua globalità e funzionamento, ma come modello per cercare nuove sinergie, reti di sviluppo, individuazione di qualificatori e facilitatori per il  suo percorso di inclusione.
Hanno presenziato l'apertura del corso il Prof.re Giancarlo Onger Referente Provinciale USP di Brescia e il Dirigente Scolastico del CTRH Prof.ssa Mirelia Scudellari. 
Un ringraziamento particolare alla Prof.ssa Maristella Tortellotti per la meravigliosa organizzazione. 
Per ulteriori informazioni su come poter utilizzare il Modello ICF in ambito educativo potete contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it
Prof.re Giancarlo Onger
Prof.re Giancarlo Onger e il Dirigente Scolastico Prof.ssa Mirelina Scudellari
Prof.ssa Maria Luisa Boninelli Centro Studi Erickson
Prof.ssa M.Luisa Boninelli e Prof. Giancarlo Onger 


Referente CTRH Prof.ssa Mariastella Tortellotti 






lunedì 14 marzo 2011

Collaborazione con il Centro di Psicologia dell'Apprendimento, Villafranca (VR)

Carissimi lettori, 
nell'ambito dell'applicazione del Metodo Feuerstein come recupero e potenziamento delle Abilità Cognitive, sono lieta di comunicarvi che inzierò una mia collaborazione con un centro di Psicologia dell'apprendimento a Villafranca di Verona. 
Il Centro si occupa di consulenza, diagnosi, supporto familiare per bimbi, ragazzi e adulti che presentano difficoltà nell'apprendimento o bisogni educativi speciali.
Per ulteriori informazioni sulle attività del centro e sul Metodo Feuerstein potete contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it

sabato 12 marzo 2011

Castrovillari: corso P.A.S. I° livello alcuni scatti

tanta fatica.. ma sempre con tanti sorrisi!
Si è concluso il Corso di Alta Formazione sul  Programma di Arricchimento Strumentale Primo livello del Prof. Reuven Feuerstein, organizzato dall'Assocazione Famiglie Disabili (AFD) di Castrovillari in collaborazione con il Centro per lo Sviluppo delle Abilità Cognitive Coop.Soc. e il Centro Studi Feuerstein dell'Università Cà Foscari di Venezia. 
La Presidente dell'Associazione e alcune corsiste

Foto di gruppo
Un grande in bocca al lupo per questa vostra nuova avventura formativa! 
Con Affetto, 
M.Luisa B.

Seminario Fagnano Castello: alcuni scatti

Carissmi lettori 
condivido con tutti voi alcuni scatti del Seminario di Studio sul Metodo Feuerstein che si è tenuto a Fagnano Castello (CS)giorno 5 Marzo. 
Il Seminario è stato organizzato da due Assocazioni molto presenti nel territorio: l'Associazione Famiglie Disabili di Castrovillari e Fa.di.a. Alle due presidenti va il mio ringraziamento per l'organizzazione e per l'accoglienza ricevuta. 
Un particolare grazie alla Prof.ssa Tina Grisolia dell'Associazione AFD per il supporto e la fiducia dimostratami. 
La Presidente dell'Associazione Famiglie Disabili di Castrovillari Prof.ssa Tina Grisolia
Prof.ssa Tina Grisolia
Prof.ssa M.Luisa Boninelli

La Presidente dell'Associazione Fa.di.A.  Prof.ssa Silvana Chiappetta
Dr.ssa M.Luisa Boninelli, Prof.ssa Tina Grisolia, Prof. Di Mauro




Prof.re Di Mauro

Articolo: Anche i bambini disabili possono imparare


Per ulteriori informazioni sul Metodo Feuerstein e sulle possibilità di utilizzo potete contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it

Talamona (SO) Corso di Formazione sulla Valutazione Scolastica

Carissimi lettori,
ho il piacere di comunicarvi che giorno 25 Marzo dalla ore 14.00 alle ore 18.00 , presso l'Istituto Comprensivo di Talamona,  terrò un corso di formazione sulla "Valutazione  scolastica: metodi e tecniche di intervento". 
La scuola italiana ha visto molti cambiamenti negli ultimi anni, dalla riforma per l’esame di Stato, all’autonomia delle istituzioni scolastiche, all’innalzamento dell’età dell’obbligo, al riordino dei cicli. Tra questi, uno degli elementi che indubbiamente merita una riflessione approfondita è il sistema di valutazione.
Si valuta per diversi motivi: per conoscere, per programmare, per giudicare. Si valuta il sistema scolastico, che può essere quello nazionale, quello locale o addirittura quello di una singola istituzione scolastica.
Si valuta, ancora, l’apprendimento sia in situazione di formazione sia di aggiornamento. 
Tra tutti, però, certamente quello più importante e, nello stesso tempo più controverso, riguarda la valutazione degli studenti per l’apprendimento e il loro profitto.
In questo senso, occorre sottolineare come nello scrutinio finale, nel corso del quale l’attento esame del curriculum di ciascuno studente da parte di tutti i docenti, fa sì che la decisione finale di ammissione/non ammissione all’anno successivo, sia il risultato di una scelta ponderata da tutto il Consiglio di classe e non la mera somma dei risultati conseguiti in ciascuna disciplina, ma anche in riferimento ai livelli di partenza, alle attività di recupero o potenziamento attivate.
Negli ultimi anni si è assistito ad un profondo ripensamento delle modalità della valutazione didattica, che si è riflesso sia nelle tecniche e negli strumenti valutativi, sia nella “filosofia” con cui pensare il momento della valutazione e le sue relazioni con il processo di insegnamento/apprendimento.
Un’espressione che sintetizza efficacemente tali cambiamenti è quella della “valutazione per l’apprendimento”, coniata nell’ambito di un gruppo di lavoro sulla riforma della valutazione nel Regno Unito in opposizione alla vecchia locuzione “valutazione dell’apprendimento”: se con quest’ultima si assegna al momento valutativo la funzione di accertare e certificare socialmente gli esiti di apprendimento conseguiti dall’allievo nella sua esperienza scolastica, con la prima si assume la valutazione come risorse formativa utile ad orientare e promuovere il processo di apprendimento.
P. Black e D. Wiliam intendono con valutazione per l’apprendimento: “ tutte quelle attività intraprese dagli insegnanti e/o dagli allievi che forniscono informazioni da utilizzare come feedback per modificare le attività di insegnamento/apprendimento in cui sono impegnati” (Valutazione per l’apprendimento: oltre la scatola nera, 1999). 
Le premesse su cui si fonda tale principio è in rapporto al processo di apprendimento che risulta più efficace se gli alunni:
  1. comprendono con chiarezza che cosa ci si aspetta da loro (condivisione dei criteri valutativi);
  2. ricevono un feedback sulla qualità del proprio lavoro (feedback costante);
  3. ricevono consigli su come procedere per raggiungere i traguardi condivisi(discutere la propria esperienza di apprendimento);
  4.  sono coinvolti nell’esperienza di apprendimento, in un clima di fiducia e di supporto (verifiche personalizzate anche con coinvolgimento dei genitori).
Il principio di fondo sotteso alla valutazione per l’apprendimento richiama il valore dei processi metacognitivi come strumenti di consapevolezza e controllo del proprio apprendimento; in tale prospettiva la valutazione divine un’opportunità considerevole per sollecitare e potenziare l’attività metacognitiva, per “apprendere ad apprendere”.
Si tratta di un vero e proprio ripensamento del ruolo e dei significati del momento valutativo, che inevitabilmente si riflette anche sui modi di pensare l’apprendimento e l’insegnamento, in quanto i tre momenti non possono essere separati e disgiunti; in particolare nel caso di allievi con disabilità o difficoltà di apprendimento, per i quali il momento della valutazione diviene ancora più problematico e potenzialmente fecondo. 
Per ulteriori informazioni non esitate a contattarmi al seguente indirizzo mail: m.boninelli@unive.it

Nuova Pubblicazione, Beyond Smarter

Beyond Smarter
Mediated Learning and the Brain's Capacity for Change

Reuven Feuerstein, Refael Feuerstein, and Louis H. Falik
Foreword by John Bransford
Originally developed to help students overcome learning obstacles created by emotional trauma or neurobiological learning disabilities, Reuven Feuerstein’s work is now used in major cities around the world to support improved thinking and learning by all students. This book is the most up-to-date summary of his thinking and includes accessible descriptions of his tools and methods for cognitive modifiability and mediated learning. With dramatic case studies throughout the text, Feuerstein and his co-authors define intelligence as a dynamic force that drives the human organism to change the structure of thinking in order to answer the needs it encounters. They describe in detail the specific skills of the three stages of thinking:
  • Input or observation and data-gathering stage,
  • Development or processing stage, and
  • Output stage, including analysis, synthesis, and communication.
They show how student thinking can stall in multiple ways at any of these stages and how intentional mediation can help students restructure their thinking and improve their ability to learn. Similar to cognitive mediated learning, the authors address mediation of the social and emotional skills that impact learning. This new book from an educational icon and his colleagues will inform the work of any educator seeking to improve student achievement in their school or district.
“Reuven Feuerstein is one of a handful of educational thinkers and practitioners who has made a significant, lasting contribution to our understanding of human learning.”Howard Gardner, Harvard Graduate School of Education
“A highly innovative and immensely hope-inspiring work. . . . This book provides both researchers and practitioners with a treasure map for exciting and vibrant teaching, as well as metrics for judging successful learning and research.”
—From the Foreword by John D. Bransford, University of Washington, College of Education

For ordering information please visit http://www.iriinc.us/store.html

venerdì 11 marzo 2011

Video Associazione Angeli, Fontaniva PD

 Carissimi lettori, 
condivido volentieri con tutti voi, il bellissimo video creato da Mattia Mandreuzzo dove sono state raccolte alcune delle esperienze più significative organizzate dall'Associazione Angeli molto sensibile alle tematiche dell'integrazione e dell'inclusione sociale. 
La Presidente dell'Associazione Martina Laccioli, madre di una bellissima bimba diversamente abile, lotta tutti i giorni affinchè alla propria figlia venga garantito il diritto delle buone prassi scolastiche e sociali. 





martedì 8 marzo 2011

ICF: Scopi ed utilizzi in ambito educativo-disciplinare

L’ICF, adottando approcci di tipo universale e multidisciplinare, può essere utilizzata in discipline e settori diversi.
I suoi scopi principali sono:

- fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute, delle condizioni, conseguenze e cause determinanti ad essa correlate;
- stabilire un linguaggio standard ed univoco per la descrizione della salute delle popolazioni allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utlizzatori, tra cui operatori sanitari, ricercatori, esponenti politici e la popolazione, incluse le persone con disabilità;
- rendere possibile il confronto fra i dati relativi allo stato di salute delle popolazioni raccolti in Paesi diversi in momenti differenti;
- fornire uno schema di codifica sistematico per i sistemi informativi sanitari.
L’utilizzazione dell’ICF non solo consente di reperire informazioni sulla mortalità delle popolazioni, sulla morbilità, sugli esiti non fatali delle malattie e di comparare dati sulle condizioni di salute di una popolazione in momenti diversi e tra differenti popolazioni, ma anche di favorire interventi in campo socio-sanitario in grado di migliorare la qualità della vita delle persone.
A tal proposito, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, tramite l’opera di diffusione dell’ICF portata avanti dal Disability Italian Network (DIN), si propone di coordinare i sistemi nazionali e regionali, al fine di sperimentare metodologie uniformi per avere un’analisi dettagliata della disabilità in Italia.

Per ulteriori informazioni riguardo corsi di formazione per poter utilizzare l'ICF in un ottica di tipo inclusivo creano un P.E.I. efficace potete inviarmi una mail al seguente indirizzo: m.boninelli@unive.it 

ICF: aspetti innovativi della classificazione

L’ICF si delinea come una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà che nel contesto socio-culturale di riferimento possono causare disabilità.
Tramite l’ICF si vuole quindi descrivere non le persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale e sottolineare l’individuo non solo come persona avente malattie o disabilità, ma soprattutto evidenziarne l’unicità e la globalità.
Lo strumento descrive tali situazioni adottando un linguaggio standard ed unificato, cercando di evitare fraintendimenti semantici e facilitando la comunicazione fra i vari utilizzatori in tutto il mondo.
Il primo aspetto innovativo della classificazione emerge chiaramente nel titolo della stessa. A differenza delle precedenti classificazioni (ICD e ICIDH), dove veniva dato ampio spazio alla descrizione delle malattie dell’individuo, ricorrendo a termini quali malattia, menomazione ed handicap (usati prevalentemente in accezione negativa, con riferimento a situazioni di deficit) nell’ultima classificazione l’OMS fa riferimento a termini che analizzano la salute dell’individuo in chiave positiva (funzionamento e salute).
L’ICF vuole fornire un’ampia analisi dello stato di salute degli individui ponendo la correlazione fra salute e ambiente, arrivando alla definizione di disabilità, intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole.
L’analisi delle varie dimensioni esistenziali dell’individuo porta a evidenziare non solo come le persone convivono con la loro patologia, ma anche cosa è possibile fare per migliorare la qualità della loro vita.
Il concetto di disabilità introduce ulteriori elementi che evidenziano la valenza innovativa della classificazione:
- universalismo;
- approccio integrato;
- modello multidimensionale del funzionamento e della disabilità.
L’applicazione universale dell’ICF emerge nella misura in cui la disabilità non viene considerata un problema di un gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono sperimentare. L’OMS, attraverso l’ICF, propone un modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi persona, normodotata o diversamente abile.
L’approccio integrato della classificazione si esprime tramite l’analisi dettagliata di tutte le dimensioni esistenziali dell’individuo, poste sullo stesso piano, senza distinzioni sulle possibili cause.
Il concetto di disabilità preso in considerazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole evidenziare non i deficit e gli handicap che rendono precarie le condizioni di vita delle persone, ma vuole essere un concetto inserito in un continuum multidimensionale. Ognuno di noi può trovarsi in un contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità. E’ in tale ambito che l’ICF si pone come classificatore della salute, prendendo in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: se, ad esempio, una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza se la causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o sensoriale. Ciò che importa è intervenire sul contesto sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità.
(tratto da: educare.it)
Per ulteriori informazioni riguardo corsi di formazione per poter utilizzare l'ICF in un ottica di tipo inclusivo creano un P.E.I. efficace potete inviarmi una mail al seguente indirizzo: m.boninelli@unive.it